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Ponte Morandi: ecco chi sono i 74 indagati

Ci sono anche tre nuove accuse di favoreggiamento. Coinvolte Spea, Autostrade, Anas e Ministero. Dagli amministratori delegati ai tecnici. Nomi, cariche e precedenti

Ponte Morandi: ecco chi sono i 74 indagati

La Procura di Genova ha reso pubblica la lista aggiornata degli indagati per il crollo del ponte Morandi, del 14 agosto scorso.

I nomi iscritti nel registro sono in tutto 74. Ad alcuni, già noti, vengono addebitate nuove ipotesi di reato. Nei confronti degli altri, finora non iscritti nel registro degli indagati, si legge nella nota della Procura, sono emersi indizi di responsabilità.

La novità, per tre di essi, è la contestazione del reato di favoreggiamento. Secondo alcune indiscrezioni che trapelano dal Palazzo di Giustizia genovese, potrebbero aver depistato i magistrati con versioni dei fatti ritenute non veritiere, nascondendo o modificando documenti utili alle indagini.

L’accusa di favoreggiamento

L’accusa è rivolta in particolare a Valentina Maresca, responsabile dell’ufficio legale di Spea Engineering, all’ingegnere strutturista Fabio Freddi e al geometra Antonino Valenti, anche loro di Spea.

Per quest’ultimo, l’accusa di favoreggiamento si aggiunge ai reati già contestati in precedenza.

Di seguito l’elenco degli indagati, per ciascuno dei quali abbiamo tentato di ricostruire cariche, mansioni ed eventuali coinvolgimenti in precedenti procedimenti giudiziari.

ponte morandi

Gli indagati per Spea

Il primo in ordine di importanza è Antonino Galatà, ad della società controllata da Autostrade. Il suo coinvolgimento nell’inchiesta era già stato annunciato dai giornali qualche giorno fa. È la prima volta che compare tra gli indagati per il crollo del 14 agosto.

Gli inquirenti, lo abbiamo detto più volte, sono andati parecchio a ritroso nel tempo. E allora ecco che tra gli indagati compare anche Franco Rapino, ex amministratore delegato (fu nominato nel 1996).

C’è poi Massimiliano Giacobbi, progettista. Fu lui a firmare il progetto di retrofitting del viadotto Polcevera insieme a Emanuele De Angelis, direttore tecnico Spea, anche lui tra gli indagati. Giacobbi fu ascoltato dagli inquirenti il 6 novembre scorso e fece scena muta.  Stesso silenzio aveva mantenuto, con i pm, il collega il giorno precedente.

Giacobbi figura anche tra gli indagati nell’inchiesta bis nata da quella sul crollo, relativa ai report edulcorati.

Ancora: Maurizio Ceneri, coordinatore dei tecnici aziendali adibiti ai controlli di ponti e gallerie. Anche lui, come Giacobbi, è sospettato di aver edulcorato i report e coinvolto, inoltre, nella terza inchiesta nata da quella del Morandi.

Insieme a lui Giampaolo Nebbia, Direttore Tecnico. Nel 2015 insieme firmarono le indagini diagnostiche sugli stralli delle pile 9 e 10 del Morandi.

Tra i nomi anche quelli di Roberto Acerbis, responsabile Monitoraggio Opere e Analisi Dati e Lucio Ferretti Torricelli, responsabile del Dipartimento Strutture. Entrambi furono interrogati dai pm il 3 ottobre scorso come persone informate dei fatti. In quella occasione, fu loro chiesto cosa sapessero del progetto di retrofitting programmato sul ponte Morandi, sulle modalità di elaborazione del documento e su chi avesse partecipato alla realizzazione degli studi. Tutti e due si chiamarono fuori da qualsiasi conoscenza specifica.

Ferretti Torricelli figura anche tra gli intercettati nell’inchiesta bis nata da quella relativa al Morandi (insieme ad Andrea Indovino).

Michele Santopolo, ingegnere, e Marco Vezil, responsabile genovese delle verifiche tecniche di transitabilità dei trasporti eccezionali. Quest’ultimo è coinvolto anche nell’inchiesta romana nata come costola di quella del Morandi.

Ci sono poi Luigi Pierboni, Direttore Lavori e Coordinatore Progetti, Alberto Ascenzi, responsabile dell’ufficio Supporto Tecnico alla Sorveglianza, Carlo Casini, direttore dei lavori.

Tra i nomi anche quello di Lanfranco Bernardini, coordinatore in materia di sicurezza. Già accusato di omicidio colposo plurimo per l’incidente avvenuto la notte dell’Epifania del 2007 nel tratto dell’A11 tra Altopascio e Chiesina Uzzanese, in cui persero la vita 4 persone. All’epoca fu condannato a un anno e 4 mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena.

Gli indagati di Autostrade

Anche per Autostrade si parte dai vertici, con Giovanni Castellucci, ex ad di Aspi. Il 28 novembre scorso annunciò le sue dimissioni motivando la scelta come conseguenza del maggiore impegno richiesto in Atlantia.

A succedergli, nella carica di amministratore delegato, è stato, a inizio di quest’anno, Roberto Tomasi.

Come per Spea, anche nel caso di Aspi si è andati indietro nel tempo. Così, tra gli indagati, compare anche

Pierluigi Ceseri, ad dal 1994 al 2000.

Finisce nell’indagine anche Alessandro Pirzio Biroli ex alto dirigente di Autostrade: ricopriva l’incarico di assistente dell’ad Vito Gamberale, con responsabilità del coordinamento delle operazioni autostradali.

Sette i direttori di tronco coinvolti nelle indagini.

Giorgio Fabriani, per anni direttore del primo tronco di Autostrade, successivamente addetto quasi esclusivamente alla costruzione della Gronda.

Agostino Chisari, ex direttore di tronco e ex ad di Tangenziale spa. Indagato nel 2017 per abuso di ufficio nell’indagine della Dda di Napoli che ha portato all’arresto di alcuni funzionari della società per turbativa d’asta.

Stefano Marigliani, direttore del tronco di Genova. In virtù dei suoi poteri, avrebbe potuto chiudere il Morandi al traffico in situazioni di pericolo o di urgenza. Autostrade ha provato a scaricare la colpa del mancato blocco della circolazione su di lui. Lui ha replicato dicendo che non c’erano né elementi di pericolo né di urgenza che potessero spingere in tal senso. A pochi mesi dal crollo è stato trasferito da Autostrade ad altro incarico.

Anche il suo predecessore alla direzione del tronco ligure, Riccardo Rigacci, figura tra i nomi coinvolti nelle indagini. Anche lui come tanti altri si è avvalso della facoltà di non rispondere quando convocato davanti agli inquirenti.

C’è anche Nicola Spadavecchia, storico manager di Autostrade, direttore del sesto tronco, oggi amministratore delegato di Albanian Highway Concession, già condannato a 6 anni per la strage di Acqualonga.

E persino Igino Lai, direttore generale di Esercizio dell’A24; anche lui ex direttore di tronco.

Giovanni Dionisi, membro esterno del comitato vigilanza di Atlantia, ex direttore del terzo tronco. Nel 2007 fu coinvolto nel processo per la morte del motociclista Giuseppe Giuliana, nella galleria Casarsa. Fu condannato e poi assolto in appello. Stessa sorte toccò all’ingegnere Claudio Bandini e Alessandro Melegari, direttore del quarto tronco di Firenze, anche loro indagati.

Fu Bandini ad approvare la famosa tabella St002, allegata al progetto esecutivo di retrofitting sulle pile 9 e 10 del Morandi.

L’ingegnere diede il benestare nonostante avesse in un primo momento rimandato al mittente tutto l’incartamento con 62 tra osservazioni e domande: della vicenda abbiamo lungamente scritto in passato.

Chi erano i mittenti a cui Bandini rinviò l’incartamento? Paolo Strazzullo, responsabile unico del procedimento per Autostrade e il progettista di Spea Massimiliano Giacobbi (di cui abbiamo già detto sopra), indagati entrambi per il crollo del viadotto Polcevera.

Il primo, ascoltato dai pm il 7 novembre scorso, fece scena muta. Nei mesi successivi alla tragedia è stato adibito a nuove mansioni dall’Azienda (è stato trasferito a Roma).

Mario Bergamo, ex direttore delle Manutenzioni (2015-2016), attualmente ad di Sat, Società autostrada tirrenica, controllata da Aspi. Fu lui ad avviare il progetto di retrofitting, nel 2015. È uno dei pochissimi, finora, ad aver parlato agli inquirenti quando interrogato (il 29 ottobre scorso) e ad aver rivelato particolari importanti e utili all’inchiesta, tanto che il verbale della sua audizione è stato secretato.

Paolo Berti, ex direttore centrale operativo, oggi passato ad Aeroporti di Roma spa, controllata da Atlantia. Interrogato il 13 novembre scorso dagli inquirenti si è rifiutato di rispondere alle loro domande. Berti è stato condannato a 5 anni e 6 mesi per la strage del viadotto di Acqualonga.

Tra gli indagati c’è anche Gabriele Camomilla, ex direttore della Ricerca e Manutenzione. Tra il 1992 e il 1993 fu tra i principali progettisti-coordinatori dell’unico intervento strutturale eseguito sul Morandi: il rinforzo del pilone 11.

In quella occasione emersero tracce di corrosione inquietanti ma non si ritenne di intervenire sugli altri piloni. Ad agosto, pochi giorni dopo il crollo, Camomilla accusò un fulmine di essere la causa della tragedia.

Il geometra Alessandro Severoni, responsabile operativo Manutenzione Ponti, è stato firmatario, con Gabriele Camomilla, Igino Lai e Nicola Spadavecchia (tutti indagati) e altri, della petizione per ricostruire il ponte senza distruggerlo interamente.

Fulvio Di Taddeo, responsabile del controllo viadotti. Interrogato dagli inquirenti ha fatto scena muta.

Michele Donferri Mitelli, responsabile nazionale manutenzioni, memoria storica e depositario di ogni informazione in materia di sicurezza. Trasferito dopo il crollo ad altre mansioni proprio dalla concessionaria. Anche lui, neanche a dirlo, interrogato dagli inquirenti a fine settembre, ha fatto scena muta.

Massimo Meliani, responsabile di Ponti e Viadotti. Interrogato il 14 novembre si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Luca Frazzica, responsabile della Progettazione e Coordinamento Opere Strutturali e già responsabile Esercizio Direzione del sesto tronco e poi del settimo.

Marita Giordano, manager nel campo della manutenzione e della sicurezza, coinvolta nella realizzazione della Gronda e responsabile del procedimento in alcuni appalti e lavori effettuati sulla Genova-Savona.

Donato Dino Giuseppe Maselli, responsabile Esercizio del secondo tronco.

Matteo De Santis, responsabile Progettazione e Coordinamento Piano Sicurezza Gallerie.

Galliano Di Marco, presidente Autorità Portuale di Ravenna, per oltre vent’anni in Atlantia con ruoli di apice e come ceo di diverse controllate, sia in Italia che all’estero.

Giorgio Peroni, Direzione Centrale Tecnica di Autostrade.

Michele Renzi, dirigente, già condannato a 5 anni per la strage di Acqualonga.

Mariano Romagnolo, della Gestione Tecnica Settore Ponti e Viadotti.

Massimo Ruggeri, ingegnere civile strutturale per Autostrade.

Ugo Sartini, ex capo Ufficio Manutenzioni.

Graziano Verzilli, responsabile Esercizio quarto tronco.

Federico Zanzarsi, dirigente primo tronco.

Riccardo Mollo, nominato direttore generale alla fine del 2014 e membro del cda di diverse controllate. Indagato, processato e assolto per la strage del viadotto di Acqualonga. Il suo nome spunta anche nell’inchiesta romana nata da quella del Morandi.

Ancora, per Autostrade, il geometra Paolo Agnese. Pochissime le notizie che lo riguardano, in rete. Un paio di gare di appalto bandite dalla concessionaria per i quali è nominato responsabile. Idem per Carlo Guagni e l’ingegnere Mauro Malgarini, anche loro responsabili di diversi bandi di gara di Autostrade.

Gli indagati per Anas e Ministero

Non si salvano – tutt’altro – le pubbliche amministrazioni.

Tra i nomi trasmessi dalla Procura c’è, tanto per iniziare, anche quello di Stefano Chini, ex responsabile dell’attività ispettiva per Anas.

Tanti gli indagati anche tra le fila dei funzionari ministeriali. Michele Franzese, direttore della Direzione vigilanza del Mit, ex membro della Commissione di Inchiesta dello stesso Ministero, ad esempio.

Il suo nome fu segnalato perché, dati gli incarichi ricoperti in precedenza, sulla sua scrivania non potevano non essere circolati documenti che raccontavano delle criticità del Morandi. Per questo motivo si dimise dall’incarico poche settimane dopo la costituzione della commissione.

Della Commissione di inchiesta faceva parte anche Antonio Brencich, anch’egli indagato. Aveva fatto parte, in precedenza, del Comitato tecnico del Provveditorato per le opere pubbliche della Liguria che aveva approvato il progetto di retrofitting sul Morandi il 1 febbraio 2017. Un bel conflitto di interessi da sbrogliare. E infatti rinunciò, sia a sbrogliare la matassa che all’incarico in Commissione, dimettendosi il 23 agosto, a pochi giorni dall’insediamento. Convocato in Procura, anche Brencich ha fatto scena muta.

Dello stesso Provveditorato faceva parte anche Salvatore Buonaccorso, indagato anche lui. Si occupava di certificazione di imprese. Eppure fu scelto da Roberto Ferrazza, presidente del Provveditorato, per far parte dell’organo che decise del retrofitting.

Accanto a lui, Ferrazza volle anche Giuseppe Sisca, un ingegnere della motorizzazione, che insegnava nelle scuole guida e Mario Servetto, ingegnere, ex assessore della provincia a Recco. Dopo il crollo del 14 agosto, Ferrazza divenne presidente della Commissione di inchiesta del Mit, poi vennero a galla i suoi compiti precedenti e fu rimosso. In qualità di Provveditore, proprio Ferrazza avrebbe potuto chiudere al traffico il ponte Morandi considerati i rischi emersi dai documenti transitati sulla sua scrivania.

Oggi, sono tutti indagati. Potevano e dovevano fare di più, dice la Procura. Era loro diritto e dovere sollecitare approfondimenti da parte di Autostrade sullo stato di salute del Ponte.

Vincenzo Cinelli, numero uno della Direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali (Dgvca), l’organo creato all’interno del Mit nel 2014, dopo il passaggio di consegne tra Anas e Ministero. Fu lui, due mesi prima del crollo del 14 agosto, ad approvare il progetto di consolidamento degli stralli delle pile 9 e 10. Anche lui, interrogato l’11 gennaio scorso, ha fatto scena muta.

Mauro Coletta, dirigente del Mit. Quando era direttore per la vigilanza delle concessioni autostradali, nel 2016, aveva denunciato lui, alla commissione parlamentare Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici la riduzione notevole dei controlli di sicurezza tra il 2011 e il 2015 . Interrogato dagli inquirenti il 30 novembre, non ha risposto alle domande.

Bruno Santoro, dirigente della prima Divisione alla Direzione generale della vigilanza sulle concessionarie autostradali ed ex membro della commissione di inchiesta del Mit. Molto interessante il suo verbale di interrogatorio in cui aveva ‘inguaiato’ un altro dirigente ministeriale, Giovanni Proietti.

E anche Proietti, dirigente della quarta divisione del Mit è tra gli indagati. Come Santoro, ha ammesso, quando interrogato,  che il Provveditorato ha sottovalutato le criticità del viadotto.

Carmine Testa, dirigente dell’ufficio ispettivo territoriale di Genova della Dgvca. Interrogato a gennaio si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Altri indagati

Tra gli indagati anche Serena Alemanni, Graziano Baldini, Vittorio Barbieri, Luigi Forti, Celso Gambera, Alessandro Natali, Giorgio Ruffini, Fabio Sanetti e Marco Trimboli, sui quali nulla è dato sapere, almeno basandosi sulle notizie trovate in rete, relativamente all’appartenenza e alle mansioni svolte.

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