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Ponte Morandi. Tra gli indagati l’ad di Spea Galatà e l’ingegnere di Autostrade Camomilla

Iscritti nel registro esponenti di Autostrade, di Spea Engineering e del Ministero

Ponte Morandi. Tra gli indagati l’ad di Spea Galatà e l’ingegnere di Autostrade Camomilla

Nell’elenco degli indagati per la strage del Morandi c’è anche Gabriele Camomilla, l’ingegnere di Autostrade che, tra il 1992 e il 1993 fu tra i principali progettisti-coordinatori dell’unico intervento strutturale  eseguito sul ponte: il rinforzo del pilone 11. Lo scrive Il Secolo XIX.

In quell’occasione emersero tracce di corrosione inquietanti ma non si ritenne di intervenire sugli altri piloni. Anzi, interrogato dagli inquirenti pochi giorni dopo il crollo, Camomilla aveva affermato che le ispezioni erano sempre state molto accurate.

Non solo, continua il quotidiano, il dossier dei periti dell’Empa, il laboratorio svizzero incaricato di analizzare i reperti del ponte, ha “segnalato che il rinforzo parziale del 1992/93 potrebbe aver avuto riflessi negativi sul resto dell’infrastruttura”.

Nelle settimane successive al crollo Camomilla sostenne che la via più breve per ricostruire il viadotto sarebbe stata quella di tenere in piedi ciò che ne restava e denunciò la presenza di amianto nella struttura.

Alcuni nomi

Tra i nuovi inquisiti già informati, scrive Il Secolo, figurano, per Autostrade, oltre a Camomilla: Alessandro Melegari, Marita Giordano (responsabile del procedimento in alcuni appalti e lavori sulla Genova-Savona), Giorgio Fabriani, Riccardo Mollo (ex direttore generale, già indagato, processato e assolto per la strage di Acqualonga), Nicola Spadavecchia, Agostino Chisari, Federico Zanzarsi, Igino Lai e Giorgio Ruffini.

Per Spea Engineering, invece, Lucio Ferretti Torricelli (responsabile del Dipartimento Strutture) e Andrea Indovino, entrambi tra gli intercettati nell’inchiesta bis nata da quella del Morandi), Maurizio Ceneri (coordinatore dei tecnici adibiti ai controlli di ponti e gallerie), Marco Vezil, Giampaolo Nebbia (l’ingegnere che, insieme a Ceneri, nel 2015, aveva firmato le indagini diagnostiche sugli stralli delle pile 9 e 10) e, soprattutto Antonino Galatà, amministratore delegato dell’azienda, risparmiato dal primo giro degli indagati.

L’ingegnere era stato interrogato a Genova il 12 settembre scorso come testimone, aveva fatto pressoché scena muta, o comunque le sue risposte non hanno convinto i pm, così la sua posizione da “persona informata sui fatti” entra nel fascicolo degli indagati.

Per il Mit, tra i nomi c’è quello di Michele Franzese, il direttore della Divisione Vigilanza del Ministero delle Infrastrutture. In un primo momento era stato scelto come membro della commissione ministeriale d’inchiesta sul crollo, poi fu subito sostituito, “quando si è saputo che il suo nome era tra quelli segnalati dalle Fiamme Gialle alla magistratura”, scrive Repubblica Genova, perché “dalla sua scrivania sarebbero transitati documenti sulle criticità del viadotto.

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