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Ponte Morandi: le accuse reciproche e gli scaricabarile dei dirigenti del Mit

Santoro e Proietti sono concordi su un solo punto: il Provveditorato ha sottovalutato le criticità del viadotto

Ponte Morandi: le accuse reciproche e gli scaricabarile dei dirigenti del Mit

L’unico quotidiano ad occuparsi del Ponte Morandi, oggi, è Il Secolo XIX, che torna sugli interrogatori ai superdirigenti del Mit, Bruno Santoro e Giovanni Proietti.

Gli interrogatori hanno confuso ancora di più le acque

“All’interno del ministero dei Trasporti ancora non è chiaro a chi spettasse eseguire i controlli” ribadiscono i pm. Addirittura gli ultimi due interrogatori, secondo una fonte investigativa riportata da Il Secolo XIX, “hanno confuso ancora di più le acque”, tanto da spingere il pubblico ministero “ad allegare al verbale d’interrogatorio dei due indagati anche le competenze specifiche ricavate dal decreto ministeriale del 2014 che, teoricamente avrebbe dovuto fare chiarezza proprio su questo aspetto”.

Santoro, nel suo interrogatorio, aveva giurato al pm che il progetto era stato trasmesso, esaminato e relazionato dalla divisione 4 (quella diretta da Giovanni Proietti) aggiungendo di “essere del tutto estraneo alla procedura che non gli competeva”.

Venerdì mattina, invece, Proietti, accompagnato dal legale Giovanni Rizzuti, ha negato tutto: “Non spettava a me fare queste valutazioni e non rientra neppure tra i compiti del mio ufficio”, ha detto.

I magistrati genovesi stanno adesso cercando di capire chi, all’interno del Mit, ha controllato il progetto di retrofitting e i suoi allarmanti (secondo Santoro) allegati.

Speravano nell’aiuto delle superfunzionarie Assunta Luisa Perotti, capo del dipartimento delle Infrastrutture e Maria Lucia Conti, capo della direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali, ma nessuna delle due ha fornito risposte chiare sulla competenza della vigilanza sui viadotti.

Un solo punto di incontro: il Provveditorato ha sottovalutato le criticità

Le dichiarazioni di Santoro e Proietti, però, sono concordi su un aspetto, scrive Il Secolo XIX: “che ci sarebbe stata una sottovalutazione delle criticità sulle condizioni del Morandi da parte di chi effettivamente ha dato un parere tecnico sul progetto di retrofitting. E cioè il comitato tecnico presieduto dal Provveditore alle opere pubbliche per la Liguria Roberto Ferrazza”, che avrebbe potuto trasmettere il progetto al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per avere un parere superiore. Era obbligato a farlo qualora rilevasse problemi o criticità, “problemi che erano stati evidenziati chiaramente nella relazione al progetto”.

Il decreto per Genova

Oggi la Commissione ambiente e trasporti si esprimerà sugli ultimi inserimenti nel decreto per Genova proposti dal governo e dai relatori e su una valanga di emendamenti agli articoli.

I punti non sono di poco conto: c’è la questione degli indennizzi per le imprese coinvolte nella zona rossa, la cassa integrazione in deroga per le imprese in difficoltà, i tetti ai risarcimenti per le imprese della zona franca. Oltre a questi, ci sono i nodi che con Genova non c’entrano, “ma hanno agitato non poco la maggioranza: la “sanatoria” per gli abusi edilizi di Ischia, sulla quale la Lega presenterà un emendamento e il limite innalzato per gli idrocarburi da smaltire nei fanghi di depurazione.

Per ciò che riguarda la ricostruzione, restano i dubbi legati alla scelta di fondo di escludere Autostrade ma di obbligare la società, per legge, al pagamento del nuovo ponte. “Il compromesso, se ci si arriverà – scrive Il Secolo – potrebbe essere quello del coinvolgimento di Aspi nella demolizione e nei lavori dell’area sotto il ponte, ma molto dipenderà dalla linea che deciderà di tenere il concessionario”.

E poi c’è il rilievo mosso dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone: “La deroga dalle norme nazionali rischia di lasciare al commissario un quadro di regole farraginoso” e “il paradosso dell’impossibilità di applicare la normativa antimafia”. Due punti su cui non sono previsti emendamenti e “sui quali Cantone dovrà cercare una quadra con il commissario Bucci. A partire da oggi”.

Il commissario Bucci preme per la demolizione

Il commissario ha presentato al ministero una lista di dieci nomi per la demolizione del Ponte “per avere un ok preventivo”. Bucci, scrive Il Secolo XIX, “vuole evitare nel suo team l’ombra di conflitti d’interesse, che potrebbero emergere nel tempo, con l’assegnazione dei lavori”. Un controllo scrupoloso su passate consulenze o rapporti di lavoro con i concessionari autostradali per evitare qualsiasi contestazione.

Un altro problema, per Bucci, “è che ai sensi del decreto lui potrebbe pescare soltanto tra i dipendenti della pubblica amministrazione. L’articolo sarà cambiato, ma intanto per ora Bucci incontrerà i suoi collaboratori (quelli trovati dal settore privato o pensionati), in maniera informale”.

La presentazione della “squadra” potrà avvenire solo dopo la conversione in legge del decreto, ma le riunioni partiranno prima.

Gli sfollati chiedono di entrare liberamente nelle case

Ieri è stato il quarto giorno di spedizioni all’interno dei palazzi: sono entrate in tutto 24 famiglie, che abitavano ai civici 5, 6 A, 7, 9, 14 e 11 di via Porro.

I rientri, coordinati dai vigili del fuoco, proseguiranno ancora per 9 giorni. Una volta terminato il primo ciclo – scrive Genova Today – verrà valutata la possibilità di effettuarne un secondo e, se necessario, un terzo: tutto dipende dai risultati dei monitoraggi dei sensori installati su quanto resta del Morandi, che sino a oggi hanno fornito dati incoraggianti dal punto di vista della stabilità.

Sono molti, però, i residenti di via Porro che chiedono di poter entrare liberamente nelle loro case senza dover dipendere dalle istituzioni, “reazioni dettate dall’ansia e dal nervosismo cui si mescolano rabbia, malinconia e tristezza dettate da un rientro solo temporaneo in un luogo che racchiude e rappresenta tutte le loro vite”.

 

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