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Diritti tv / Se il calcio vuole più ricavi, la strada è Internet. È così in tutta Europa

In Inghilterra e Spagna, le partite si vendono in esclusiva da anni, quindi esistono doppi e tripli abbonamenti. E la fruizione dello sport passa dalla rete.

Diritti tv / Se il calcio vuole più ricavi, la strada è Internet. È così in tutta Europa

Le parole di Bartoletti

Pochi minuti fa abbiamo ripreso sul Napolista lo sfogo di Marino Bartoletti, celebre giornalista e conduttore di programmi sportivi. Al centro di un suo post su Facebook, una polemica che riguarda tutti da vicino: la necessità, per chiunque volesse seguire il prossimo campionato di Serie A dal vivo e per intero, di sottoscrivere due abbonamenti, uno a Sky e uno a Dazn. In qualche modo, Bartoletti divideva la questione dei “nuovi” diritti tv: da una parte la spesa economica, dall’altra l’aggiornamento tecnologico necessario per accedere a Dazn (che trasmetterà solo in streaming su internet, quindi su pc fissi, device mobili o smart tv, e che quindi necessita di connessione alla rete).

Entrambe le posizioni critiche di Bartoletti sono molto comuni. Tra gli utenti e tra gli addetti ai lavori. Entrambe le questioni sono tuttavia frutto di scelte precise, e inevitabili, da parte di chi orienta la composita macchina del calcio televisivo in Italia. Da una parte la Lega Serie A, dall’altra i broadcaster. Vediamo perché.

L’obiettivo di aumentare i ricavi

L’Italia del calcio si è ritrovata a dover scegliere, all’inizio di questo nuovo ciclo triennale di licenze televisive, tra due strade: quella sicura di Sky + Perform (Dazn), che assicuravano un guadagno immediato e leggermente aumentato rispetto al passato; oppure quella di Mediapro che si basava su un introito ipotetico perché in qualche modo subordinato alla creazione di una nuova piattaforma gestita dal nuovo concessionario e dalla stessa Lega. Si è optato per la prima strada, a differenza di quanto fatto dalla Ligue 1: pur di non sottoporre i ricavi dei diritti tv a condizioni variabili, i club di Serie A hanno optato per “tutto e subito”. Quantomeno per “il più possibile e subito”. Questo pezzo di Repubblica spiega bene il passaggio – anche se è decisamente più critico con Mediapro rispetto alla Gazzetta dello Sport.

Ognuno può giudicare come vuole questa scelta, ma in ogni caso l’approdo finale è semplice: con Sky e Dazn, quindi con una vendita per esclusiva (e non più per piattaforma, come in passato), la Serie A ha aumentato i ricavi da 945 milioni a 973 milioni a stagione per i prossimi tre anni. Con 150 milioni di bonus, legati al numero degli abbonati e al fatturato.

Sky

Conseguenza: i broadcaster hanno aumentato gli investimenti per i diritti tv, quindi devono aumentare i prezzi per chi fruisce del servizio. Non è una difesa di Sky, ma è anche una questione di contenuti: con 49 euro di listino (calcolando le promozioni attive per i nuovi clienti), Sky offre la sua Serie A più la Champions League (e anche Premier e Liga). Aggiungendo 8 euro di Dazn, si arriva a 57 euro per l’intera offerta domestica ed estera (Dazn aggiunge la Liga e la Ligue 1 ai tre match di Serie A acquistati in esclusiva). Per dirla ancora più facile: Sky ha aumentato l’investimento, aggiungendo la Champions alla Serie A.

Qualcuno dovrà pur ripagare questa esposizione. E qualcuno dovrà, per estensione, ripagare la Serie A per l’aumento degli introiti tv (garantito anche da Dazn). Non stiamo giudicando, stiamo solo analizzando i fatti. Anche alla luce del prezzo finale: l’anno scorso, seguire Serie A più Champions League costava 54 euro al mese (abbonamento a Sky Calcio, quindi a tutta la Serie A, più quello a Premium Calcio, quindi a tutta la Champions). Ovviamente, al netto delle offerte promozionali. Quest’anno, come detto, si arriva a 57 euro per gli stessi identici prodotti.

La tecnologia

In tutta Europa le partite si vendono per esclusiva, e non per piattaforma. E qui arriviamo alla seconda parte del pensiero espresso da Bartoletti. La situazione rimanda sempre e comunque all’aumento dei ricavi. Aprire a nuove aziende vuol dire rivolgersi a realtà che battono altre strade, che utilizzano tecnologie diverse. Dazn ha garantito una crescita degli introiti perché trasmetterà su internet, e solo attraverso internet. Gli accordi trasversali con Sky e Mediaset non cambieranno la sua natura, il gruppo Perform ragiona in questo modo e utilizza questo tipo di strumenti. Altrimenti, non rientrerebbe delle spese (e infatti Dazn pratica prezzi bassi, 10 euro al mese per tre partite di Serie A più Liga e Ligue 1).

Comprendiamo perfettamente le perplessità di Bartoletti in merito all’aggiornamento tecnologico-culturale a cui alcuni non vogliono sottoporsi. Ma proprio ieri, per esempio, abbiamo pubblicato la notizia per cui l’emittente britannica Eleven Sports trasmetterà gratuitamente le partite di Serie A su Facebook (ovviamente, solo per gli utenti del Regno Unito). Come dire: la direzione dei diritti tv è questa, il digitale è il futuro, in Spagna e Inghilterra esistono da anni i doppi e i tripli abbonamenti. E il calcio, ormai, si fruisce attraverso internet. Il mezzo più rapido, più veloce, più accessibile e meno costoso (per chi produce gli eventi, per chi li guarda). Il solo modo per aumentare i ricavi (a sua volta l’unica strada perché il calcio italiano possa essere competitivo come movimento) è aprire il mercato. E il mercato, oggi, viaggia su internet. Piaccia o meno, la rivoluzione è iniziata. Anzi, noi siamo già in ritardo.

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