
Ventisett’anni dopo Superga, lo scudetto del Torino di Pulici e Graziani
di
- La squadra di Radice. Fu bella quell'onda granata. Il giaguaro Castellini in porta, Pecci piedone sapiente, Claudio Sala poeta del goldi
- La squadra di Radice. Fu bella quell'onda granata. Il giaguaro Castellini in porta, Pecci piedone sapiente, Claudio Sala poeta del goldi
- La monetina in semifinale, la ripetizione della finale. 100 lire lanciarono l’Italia contro una Jugoslavia superba e stanca nell’unico storico trionfodi
- Bernardini gli disse: "Sei troppo bello per diventare qualcuno nel calcio". Napoli lo creò, la Juve lo rapìdi
- RACCONTI DI UN ALTRO CALCIO - Era ancora un gioco con interpreti spesso rudi tra i quali fioriva qualche bel petalo di classe tra i più virtuosidi
- Ascoltava i dischi del jazz e fumava la pipa. «Ha ragione Liedholm: gli schemi sono belli, sono bellissimi in allenamento. Senza avversari riescono tutti"di
- Nulla vinsero, ma ne avevano le qualità, mancarono le occasioni. Scoglio e Galeone passarono anche per Napolidi
- Qui ve ne racconto qualcuno. Ulivieri e Lenin, Viciani troppo in anticipo sui tempo col suo gioco corto. Il vulcanico Fascettidi
- Si presentò e disse: “Il mio traguardo è liberare il gioco del calcio dalla schiavitù degli avversari”. E ordinò la costruzione della famosa gabbiadi
- I carri armati in Cecoslovacchia, Palermo, il Foggia dei miracoli, il calcio all'attacco, poi la guerra al doping, le frecciate con Moggi, la sua finedi
- Giocò fino a 39 anni. Insegnò calcio leggiadro. Faceva allenamenti duri, ma divertenti. Superstizioso, lo accompagnava il guaritore Maggidi
- Gli chiedemmo qual fosse il piacere del suo calcio e lui disse: “L’unico piacere del calcio sono i piedi buoni”. Aveva capito che non ci sono tattiche e vittorie senza calciatori che abbiano i piedi “educati”di
- La guida della nazionale dal 1966 al 1974 gli diede notorietà, vittorie, tonfi e supplizi. Per tutti fu zio Uccio.di
- Fiore offrì 450 milioni per lui. Pianelli prima gli disse di sì, poi cambiò idea. Infine quella maledetta serata a Torinodi
- Furono i cinque fratelli che giocarono. Disse no alla Juventus e un giorno, per segnargli, il Modena fece tirare suo fratello Lucidio anch'egli portieredi
- La fatica, la pena, la corsa, l’impegno costante. Correvano alla corte di supreme soubrette reggendone il gioco prezioso di pacate vedette. I militi ignoti del sacrificio assoluto, muscolare, immolati sull’altare dei divi.di
- I centravanti prepotenti. Riva aveva la faccia scolpita, squadrata, di un eroe d’Omero. Pascutti piaceva a Pasolinidi
- Ghiggia a fine carriera andò al casinò di Montevideo a fare il croupier. Lojacono era un cacciatore di gonne e un pokerista incallitodi
- Passava di moda il Trio Lescano, s’affermava il Duo Fasano. Dominava Milano. Schiaffino geniale inventore di giocate ammirevolidi
- In tempi di filosofi della tattica e inventori del nulla, mi piace ricordare gli allenatori dei miei tempi, i più semplici e genuinidi
- Diceva: “A Napoli non ti senti mai solo. Napoli è stata amore a prima vista. Bella da riempire il cuore. Non mi sento più argentino, sono napoletano”.