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Repubblica: Mediapro, il grande rischio della bolla per i diritti tv

Un’analisi dell’accordo Mediapro-Ligue 1 e del modello di business imposto dall’azienda spagnola: possibilità di grandi guadagni, ma zero garanzie.

Repubblica: Mediapro, il grande rischio della bolla per i diritti tv

Tra Serie A e Ligue 1

Nei giorni scorsi, una delle notizie più “calde” per quanto riguarda il calcio è stata l’acquisizione dei diritti tv della Ligue 1 da parte di Mediapro. 780 milioni per il canale tematico, base per un introito annuale superiore ai 1100 milioni e quindi all’incasso che la stessa Mediapro – poi bocciata dalla Lega – aveva garantito alla Serie A. Un “sorpasso” che viene smontato da Repubblica, che sull’edizione in edicola oggi scrive di una “bolla dei diritti televisivi”.

Leggiamo: «Per capire che qualcosa non va in questa lettura dei fatti, basterebbe dare un’occhiata al valore tecnico e al blasone delle squadre che giocano nei due campionati. È una follia paragonare l’appeal televisivo – e dunque il valore – di un match come Juventus-Inter con quello di un Psg-Nizza. E allora come si spiegano quei numeri? La prima cosa che va detta è che si tratta di due contratti di natura del tutto diversa. I soldi incassati dalla Serie A (945 per l’ultimo triennio, ora vedremo per il prossimo) sono soldi veri, garantiti dai broadcaster attraverso costose fideiussioni bancarie che coprono l’intera cifra e immediatamente scontabili in banca».

«Con quei soldi – spiega Repubblica – i club possono dunque pagare da subito gli stipendi ai calciatori, le fatture dei fornitori, le commesse di calciomercato. Insomma, cash: in cambio del quale i broadcaster (nel caso Mediaset e Sky) ottengono il diritto di trasmettere ai propri abbonati le partite e di ricavarne quanto più riescono».

Il contratto di Mediapro

L’accordo siglato per la Ligue 1 ha invece caratteristiche molto diverse, più “a rischio”: «Senza versare garanzie, gli spagnoli di Mediapro si sono impegnati a costruire nei prossimi due anni un canale tematico a fronte del quale, pagheranno 1153 milioni. Solo una volta realizzata la struttura e avviata la commercializzazione. Cioè nel 2020. Fino ad allora, alla Ligue 1 e dunque alle squadre francesi non arriverà un solo euro. Non è tutto. Perché se qualcosa dovesse andar male nella fase di distribuzione del canale agli utenti, non è detto che gli spagnoli si trovino nelle condizioni di riuscire a onorare gli impegni presi».

Come lavorano gli spagnoli

Repubblica spiega che il modello Mediapro non è sbagliato in senso assoluto? Ma resta una scommessa, in quanto si basa su un acquisto a cifre altissime senza certezza del rientro. Un rischio che finora ha pagato, ma che comincia a far intravedere qualche scricchiolio. Perché si inizia a prlare di “bolla per i diritti tv”. E perché i conti di Mediapro non sono così solidi da poter immaginare una reale “possibilità di fuga” in caso di investimento negativo.

Repubblica chiarisce questi due punti: «L’ipotesi di un’esposizione eccessiva, a giudicare da qualche primo segnale del mercato, potrebbe essere meno astratta del previsto: la Premier League, senza discussioni la prima della classe a livello europeo sul tema dei diritti tv, quest’anno ha siglato un accordo al ribasso (-250 milioni) per il mercato domestico. E la stessa Mediapro sta facendo molta più fatica del previsto a “piazzare” la Champions in Spagna. L’obiettivo è venderli a 1,3 miliardi, 200 milioni in più di quello che hanno pagato assieme a beIn. Ma la prima asta riservata alle tlc è stata un flop».

Infine, ecco i dubbi sulla solidità aziendale: «La struttura patrimoniale resta però molto gracile: il patrimonio della controllante Immagina non supera i 400 milioni di euro in totale. Poco per un’azienda che si è impegnata a pagare oltre 7 miliardi l’anno per i prossimi “cicli televisivi” in giro per l’Europa, tra Italia, Francia e Spagna. Per ridurre il “rischio calcio”, la galassia Mediapro ha diversificato in altri business, tra cinema e parchi divertimenti. Ma resta il problema: quando il “boom” dei diritti del calcio arriverà al capolinea, Mediapro rischia di scoprirsi con i piedi di argilla».

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