
Orietta Berti: «A scuola mi addormentavo: mia nonna mi metteva il vino nel caffè contro la tosse»
A La Verità. «Tra poco esce il mio libro di ricette afrodisiache. Ci sono i cibi che fanno venire il risolino un po’ stupido che fa sentire giovani».

A La Verità. «Tra poco esce il mio libro di ricette afrodisiache. Ci sono i cibi che fanno venire il risolino un po’ stupido che fa sentire giovani».

Al CorSera: «Con mia moglie dormiamo in camere diverse e viaggiamo in auto separate, così lei ascolta la sua musica e io la mia. Lei fa le sue telefonate, io le mie».

Il Fatto pubblica alcuni stralci dell'autobiografia della cantante. «Una volta, a dicembre, abbinò la mia pelliccia fucsia con dei sandali»

A La Repubblica: «Per il collo allungato e la silhouette del corpo prese spunto dal dipinto di alcune figure femminili ferraresi. In E.T. c’è molto di lui».

Al Corsera: «Ferrero mi ha chiesto di tagliare una domanda. Ho detto no. È diventato una furia, se n'è scappato con la liberatoria. Devo tanto a Santoro»

«Prima di arrivare al supermercato ho pensato anche di farla finita, sono andato su un balcone e ho avuto pensieri di suicidio».

Al CorMez: «Per le mie canzoni mi sono ispirato a una cugina tamarra di mia mamma. Le mie canzoni le piacevano: i tamarri non sanno di essere tamarri»

di - Il quartiere è ben diverso da quello senza speranze di “Nostalgia”. Una domenica mattina per scoprire che la realtà è di gran lunga migliore della fiction

A Il Giornale: «Il Napoli finora ha fatto un campionato straordinario. Sono felice per i napoletani. Il mio primo mito calcistico è stato Maradona».

Al Messaggero: «Ho fatto un sacco di soldi: un po' li ho conservati, il resto li ho spesi. Non avete idea di quanti me ne abbiano fregati».

A La Repubblica: «Mi sentivo come se avessi subìto una condanna ingiusta, ma le difficoltà rendono forti, anche quel periodo è servito».

Al Corsera: «Andai a casa di Mina che mi disse: “ce la fai a passare, cicciona?” La normalità non esiste. Drusilla è brava ma ricalca uno stereotipo»

A Sette: «Il denaro mi serve per vivere bene, ma non lo spreco. Con i primi guadagni ho comprato una Porsche. Non arrivavo ai pedali. Dal 1976 non guido più»

A Sette: «Vorrei spendere, ma non ci riesco. I miei mi hanno insegnato a essere misurato. Mi sono confezionato da solo pure le tende di casa».

Il figlio Alessandro al Venerdì: «Un giorno mi disse: 'M’ha rutto ‘o cazz ‘stu Pino Daniele'. Aveva bisogno di normalità. Troisi lo faceva ridere fino alle lacrime».

Al Corsera: «Capii che non era un ladro quando andai al Raphael, la sua stanza era la tana di un animale ferito. Ho fondato io Retequattro»

Al CorSera: «Eravamo al festival di Saint Vincent. Poi mi presero nella nazionale cantanti. Nei ritiri mi mettevano a palleggiare contro il muro».

Al CorSera: «Girammo Mediterraneo nell'anno di Italia 90. Non c'era il televisore. Con Abatantuono e Salvatores facemmo una colletta per mandare a comprarne uno a Rodi».

A La Stampa: «Ogni mattina a Roma si muove un milione e mezzo di persone. Stiamo tutti lì in macchina, ore e ore sul lungo Tevere a bestemmiare».

A La Repubblica: «Da bambino invitavo i compagni a studiare sul pianerottolo per evitare confronti con le case di chi se la cavavano meglio di me».