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Favino: «Non lavoro mai nei giorni dei compleanni delle mie figlie»

A Sette: «Quando lavoro non penso di essere io, ma se in un film muoio, mia madre sta male, se nel film ho bisogno di soldi, lo zio chiama per offrire aiuto…».

Favino: «Non lavoro mai nei giorni dei compleanni delle mie figlie»
Roma 17/10/2021 - Festa del Cinema di Roma / foto Insidefoto/Image nella foto: Pierfrancesco Favino

Sette, il settimanale del Corriere della Sera, intervista Pierfrancesco Favino. Il 14 ottobre uscirà nelle sale “Il colibrì”, film di Francesca Archibugi tratto dal romanzo di Sandro Veronesi. Favino interpreta il ruolo del protagonista, un uomo che attraversa perdite terribili e amori assoluti. Parla di sé, dice di essere resiliente.

«Mi piace lo sforzo di mantenersi saldi e solidi su ciò in cui crediamo; io sono paziente, resiliente riguardo le cose che non voglio barattare: le persone cui voglio bene e i miei valori, che sono piccolo borghesi. Cose banali, ma ci sono dettagli che poi possono ripercuotersi nel tempo. Ad esempio non lavoro mai nei giorni dei compleanni delle mie figlie».

Per Silvio Soldini, in “Cosa voglio di più”, ha girato scene in cui è nudo.

«Mi sono trovato più nudo quando ero vestito che non nelle scene di nudo. Quando lavoro non penso di essere io. Dopo, sì, mi rendo conto che attorno mi percepiscono come me. Se in un film muoio, mia madre sta male, se nel film ho bisogno di soldi, lo zio chiama per offrire aiuto…».

A Favino viene chiesto se c’è un evento che più di tutti lo ha segnato, nella sua vita.

«Non ho mai veramente elaborato ciò che la morte di mio padre ha generato in me. Fu un evento molto forte, stavo lavorando a El Alamein, nel deserto. Avevo 33 anni. Quasi 33 anni, non ancora 33. Da giovane uomo mi trovai all’improvviso uomo a tutti gli effetti. Ma non mi sono reso conto subito, né poi l’ho ammesso facilmente, che alcune scelte successive potessero derivare da quello. Il piglio, il senso di urgenza con cui ho agito dopo, vengono da lì. Ora se tornassi indietro non farei così».

La sua compagna è l’attrice Anna Ferzetti. Racconta come l’ha conosciuta.

«Ballando una salsa, a una festa romana di amici comuni, uno stava lasciando casa. Era il 2 febbraio 2004. Le ho pestato un piede per sbaglio. Ero di spalle mi sono girato e ho detto “scusa”, lei pure “scusa”, e abbiamo preso a ballare. Per noi ballare è un canale di dialogo».

Crede nelle coincidenze?

«Sì, penso che ci sia un elemento molto magico nella vita. Le riconosco, ci credo, ma non le inseguo».

 

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