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«Napoli ha un’identità debole. I napoletani si guardano attraverso lo schermo dei cliché»

Il CorMez intervista il critico e saggista Filippo La Porta: «Dovrebbero comprarsi un paio di occhiali e rimettere a fuoco le cose intorno».

«Napoli ha un’identità debole. I napoletani si guardano attraverso lo schermo dei cliché»

Il Corriere del Mezzogiorno intervista il critico e saggista Filippo La Porta, curatore del volume “Gli occhi di Napoli”, un’antologia presentata ieri nell’ambito del Campania libri festival. Nel libro parla dell’identità napoletana, che definisce debole, condizionata dagli stereotipi. Spiega il concetto al quotidiano campano. E’ come se i napoletani si guardassero attraverso lo schermo dei cliché. Napoli ha un’identità preconfezionata, esportabile, diventa quasi rassicurante. Come se fosse esposta negli aeroporti, in vendita accanto al rhum cubano o alla coperta peruviana tipica. I napoletani dovrebbero piuttosto comprarsi un paio di occhiali e rimettere a fuoco la realtà, come la protagonista del celebre racconto della Ortese.

Queste le parole di La Porta al Corriere del Mezzogiorno.

«Si tratta di una identità bell’e pronta, esportabile, di un cliché colorato e rassicurante, disponibile negli shopping mall degli aeroporti: accanto al rhum cubano autentico, alla coperta peruviana tipica, all’hummus medioorientale doc ecco anche la napoletanità! Una ipotesi è che tale cliché serva proprio a colmare un vuoto di identità consapevole. Mi chiedo: i napoletani sanno bene chi sono? O invece guardano se stessi attraverso lo schermo di quel
cliché? Ad esempio: siccome sono napoletani, allora “devono” essere simpatici, come osservava La Capria… Così come accade che una italiana di seconda generazione, di origine somala, scrive in un romanzo che siccome sa di essere africana allora “deve” sentire di più la natura nel parco della sua città. Siamo quello che ci si aspetta che siamo. Abitiamo tutti l’immaginario più della realtà. I napoletani dispongono di una identità preconfezionata, irriflessa, non sufficientemente elaborata, fatta di battute, proverbi, sketches reiterati, leggende metropolitane….
Come la protagonista del famoso racconto della Ortese dovrebbero comprarsi un paio di occhiali e rimettere a fuoco le cose intorno».

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