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Sciarelli: «Le mogli degli inquirenti seguono Chi l’ha visto e chiedono ai mariti di indagare»

A La Verità: «Siamo un Paese di mostri. Di minacce ne ho avute tante. Mi misero anche la scorta vigilata, che però io non ho mai usato»

Sciarelli: «Le mogli degli inquirenti seguono Chi l’ha visto e chiedono ai mariti di indagare»

La Verità intervista Federica Sciarelli, dal 2004 conduttrice di Chi l’ha visto?, programma in onda il mercoledì su Rai 3 che si occupa di persone scomparse ma anche di casi di cronaca non risolti.

«In redazione abbiamo persone che si danno i turni, anche il sabato e la domenica, compresi Natale e Ferragosto. Cerchiamo di garantire un servizio pubblico continuo, in modo che, se scompare qualcuno, possiamo subito mettere la fotografia sul sito».

Il merito della trasmissione, dice la Sciarelli, è di aver aumentato l’attenzione verso i casi di scomparsa.

«La dimensione del fenomeno è la stessa, ma l’attenzione, dopo il lavoro fatto da Chi l’ha visto? è diversa. Prima c’eravamo solo noi, poi è venuta l’associazione Penelope, poi il commissario straordinario per gli scomparsi».

Si cercano solo le persone che non hanno dichiarato di essere andate via volontariamente, spiega, alle famiglie lo si chiarisce subito, al massimo viene concesso loro di fare comunque un appello. E che ci sono anche casi in cui chi viene ritrovato decide poi di andarsene nuovamente.

Le forze dell’ordine e i magistrati

Spesso il lavoro della trasmissione è seguito da forze dell’ordine e magistrati. Racconta:

«Una volta un generale dei carabinieri ci fece ridere… La moglie guardava Chi l’ha visto ?, e poi lo svegliava, dicendogli: “Senti! Perché non stanno facendo niente per quello? Avverti i tuoi nella caserma!” e così lui telefonava alle 11 di sera».

Ci sono casi in cui è la stessa Sciarelli ad avvertire gli inquirenti.

«Il nostro lavoro può diventare decisivo. Per Elisa Claps, la ragazza trovata nella chiesa della Santissima Trinità (a Potenza, scomparsa nel 1993, uccisa, corpo ritrovato il 17 marzo 2010, ndr.) tutte le testimonianze da noi raccolte sono andate a processo».

Siamo in un Paese di mostri? Sì, risponde la Sciarelli senza esitare.

«Siamo un Paese di mostri, anche quando vedo cose che succedono nelle famiglie».

Le viene chiesto se le è accaduto di ricevere minacce.

«Di minacce ne ho avute tante. A un certo punto mi misero quella che si chiama scorta vigilata, che però io non ho mai usato. Quando facciamo le inchieste, gli inquirenti sentono dire: “Ahò, a quella stronza gliela dobbiamo far paga’”, o cose del genere. Ma io lo metto in conto, nel senso che immagino se qualcuno va poi a finire in carcere per colpa nostra, certo mica mi manda i fiori…».

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