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A testa alta? No, a testa normale

Ridefiniamo la frase consolatoria che si tende a usare nel calcio. Il Napoli è diventata una squadra da Champions, ha giocato per vincere

A testa alta? No, a testa normale
Ci Napoli 03/10/2023 - Champions League / Napoli-Real Madrid / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Giovanni Di Lorenzo-Matteo Politano

A testa normale

A quanto pare bisogna ridefinire il concetto di A testa alta. Risistemare la frase consolatoria che si tende a usare nel calcio (e non solo), quando una buona, anche ottima squadra, perde con un avversario più forte, eccezionale, di blasone e così via. Siamo usciti ma a testa alta; Abbiamo perso ma a testa alta; Abbiamo giocato alla pari, usciamo da questa partita più convinti, a testa alta. Sono solo alcuni esempi, queste frasi si usano così spesso da perdere – come succede – il loro reale significato, e quindi vengono retrocesse al grado di modo di dire, successivamente di battuta, e il passo successivo è di venire rubricate nella categoria del ridicolo. Ieri sera un amico mi ha scritto che il Napoli con il Real Madrid perde sempre, gli ho risposto che è comunque meglio che perdere con la Sambenedettese (con tutto il rispetto, ho usato questa squadra perché mi piace il suono del nome così lungo, pare un verso intero di una poesia). Ha ragione, il Napoli con il Real perde sempre (che poi sempre che vuol dire? Quante volte abbiamo giocato con il Real?), però c’è perdere e perdere, e torniamo all’a testa alta.

Con il Napoli di Sarri quando venimmo eliminati dal Real si usò così tanto A testa alta che scivolammo presto nel ridicolo, al punto che oggi – riferendosi al Napoli – quando si parla di a testa alta si pensa in automatico a quella doppia sfida, al gol meraviglioso di Insigne (che ancora ringraziamo per averci fatto almeno capire quanto fosse scarso Navas), alle due buone prestazioni degli azzurri eccetera, fatto sta che il Real era molto più forte e ogni volta che decise di spingere (più o meno) fece male. Ieri sera è successo qualcosa di diverso, scrivo per cercare di spiegarlo prima a me stesso. Si scrive, del resto, principalmente di cosa non si conosce, si scrive per capire, a volte per ricordare, molto spesso per dimenticare. Vediamo di capire.

Nell’ultimo slot di partita il Real Madrid ha segnato il terzo gol, fortunato quanto vogliamo, ma arrivato dopo un tiro eccezionale di Valverde – che calcia molto spesso così – che ha potuto controllare agevolmente al limite dell’area. Perciò fortuna indirizzata da una leggerezza della difesa azzurra e dalle eccezionali capacità balistiche del centrocampista uruguaiano. Poi buona sorte. [Meret viene inquadrato dopo il gol e dice qualcosa del tipo: bisogna uscire.] Già. Quando il Real ha segnato quel gol ho pensato (con dispiacere) che fosse finita, che con ogni probabilità il Napoli non avrebbe ritrovato l’energia per pareggiare, anche se poi ci ha provato. Poi la partita è finita davvero e mi sono arrabbiato per qualche minuto, perché ho pensato che il Napoli avesse giocato ad armi pari (pur non avendo proprio le stesse armi). E mi è venuta questa frase: Abbiamo perso ma a testa normale ovvero uguale. Una partita che lascia l’amaro in bocca per il risultato e per qualche ingenuità (ne ha commesse pure il Real) ma non per il gioco, né soprattutto per la convinzione. Il Napoli voleva vincere, ha giocato per vincere. Se Di Lorenzo non avesse commesso il suo primo errore – ma commetterlo ieri sera dà l’idea dell’importanza della partita – in due anni, forse il primo tempo sarebbe andato diversamente e di conseguenza la partita. Diciamo la verità, i primi due gol del Real li fanno due fuoriclasse, ma gli abbiamo dato una mano. Troppo facile per Bellingham arrivare fino in area, pare che abbia seminato tutti, ha dovuto dribblare invece solo una volta.

Il Napoli però non ha mollato, si è riorganizzato, poteva chiudere il primo tempo già sul pari, bella parata di Kepa sul colpo di testa di Osimhen. Nel secondo tempo, gli azzurri hanno fatto una ventina di minuti di altissimo livello e in quei venti minuti, prima e dopo che arrivasse il pareggio, ho pensato che si potesse vincere. E se pensi che la si può vincere, se non hai (da tifoso) paura ogni volta che il tuo avversario prende palla, allora vuol dire che la squadra sta giocando a testa uguale.

Insomma, dall’anno passato in poi il Napoli è diventata una squadra da Champions, che ha meno timore del palcoscenico, che forse si emoziona ancora quando si comincia a giocare. L’emozione però è bella, basta saperla convogliare in un dribbling, una finta, un tiro.

Stamattina un amico tifoso del Milan mi ha scritto: Gianni, che bella partita, il Napoli ha perso ma ne esce bene, a testa alta. Gli ho risposto: No, ne esce a testa normale.

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