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Chelsea, c’è uno sospetta predilezione dell’Arabia Saudita per i giocatori Blues (L’Equipe)

Koulibaly, Kantè e forse Ziyech, tutti in Arabia Saudita nei club che presto saranno posseduti al 75% dal fondo Pif, il quale ha stretti legami con Boehly

Chelsea, c’è uno sospetta predilezione dell’Arabia Saudita per i giocatori Blues (L’Equipe)
UEFA president Aleksander Ceferin (L) and Chelsea's US owner Todd Boehly (R) attend the UEFA Champions League Group E football match between Dinamo Zagreb (CRO) and Chelsea (ENG) at The Maksimir Stadium in Zagreb on September 6, 2022. (Photo by DENIS LOVROVIC / AFP)

Dopo le spese folli compiute dal Chelsea nell’ultimo anno per reclutare giocatori dal potenziale straordinario, adesso il club ha compreso la necessità di fare cassa e rientrare di alcuni investimenti fatti. Soprattutto ora che i Blues non giocheranno le coppe europee. L’Equipe nota uno strano e insistente interessamento dall’Arabia Saudita per i giocatori in maglia blu.

Kantè andrà all’Al-Ittihad, Ziyech continua le trattative con l’Al-Nassr, Koulibaly giocherà per l’Al-Hilal.

I giocatori del Chelsea sembrano di moda in Arabia Saudita, soprattutto all’interno dei quattro club che presto saranno posseduti al 75% dal Public Investment Fund (Pif), il fondo sovrano del Regno saudita. Un fondo che ha acquistato il club inglese Newcastle nel 2021. Un fondo che avrebbe stretti legami anche con il club londinese. Non solo perché Todd Boehly, uno dei suoi proprietari, è stato recentemente visto in Arabia Saudita con il presidente dell’Al-Hilal“.

Ecco spiegato in breve i solidi legami che portano i giocatori del Chelsea in Arabia. Boehly è azionista di minoranza del fondo americano Clearlake Capital. Questo stesso fondo gestisce “beni multimiliardari” di proprietà di Pif.

Il responsabile degli studi economici e delle partnership presso il Center for Sports Law and Economics di Limoges (Cdes), Christophe Lepetit, si chiede se ci sia un certo potere di influenza fra i soggetti in questione:

«Perché se così fosse, significherebbe che Chelsea e Newcastle hanno lo stesso azionista principale, che sarebbe difficile da giustificare per ovvie ragioni etiche».

Più banalmente, il rischio concreto è che il Fair play finanziario vada a farsi benedire. Il fondatore dell’Osservatorio del business sportivo, Vincent Chaudel, tira in ballo la questione della “multiproprietà”:

«La Uefa sta legittimando queste operazioni. Se accettiamo la multiproprietà per ogni confederazione (1 club in Uefa, 1 in Concacaf…), non è un problema. Tuttavia, in competizioni comuni come la Coppa dei Campioni e in questo caso la Premier League, può essere imbarazzante».

Tornando al caso concreto del Chelsea e dell’Arabia Saudita, il rischio è che ci siano offerte per i giocatori “fuori mercato”, eludendo così i regolamenti attuali. È ancora Christophe Lepetit ad aggiungere un ulteriore rischio alla politica finanziaria del Chelsea:

«Ultimo aspetto su cui il Chelsea potrebbe trarre vantaggio grazie a queste molteplici cessioni in Arabia Saudita: la riduzione del monte ingaggi. Ciò potrebbe porre alcuni problemi in futuro con l’attuazione delle nuove regole del fair play finanziario Uefa: il monte salari non può superare il 90% del reddito nel 2023-2024, quindi l’80% la stagione successiva e infine il 70% dal 2025-2026».

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