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Il Mondiale ridimensiona gli osannati della Serie A: da Lukaku a Lautaro, da Leao a Dybala

Passando per Paredes e Di Maria. È il Mondiale di Dumfries e Szczesny, bene anche i francesi e Amrabat. Anonimi i napoletani

Il Mondiale ridimensiona gli osannati della Serie A: da Lukaku a Lautaro, da Leao a Dybala
Belgium's forward #09 Romelu Lukaku react after missing an opportunity during the Qatar 2022 World Cup Group F football match between Croatia and Belgium at the Ahmad Bin Ali Stadium in Al-Rayyan, west of Doha on December 1, 2022. (Photo by Chandan KHANNA / AFP)

La Serie A è mediocre anche al Mondiale

Anche i Mondiali hanno confermato l’amara verità con cui il calcio italiano si ritrova a convivere da anni: la mediocrità complessiva della Serie A. Una mediocrità che è innanzitutto di sistema, come sta confermando (ma lo sapevano tutti) l’inchiesta della Procura della Repubblica di Torino. Ma non solo: le imbarazzanti dichiarazioni dei rappresentanti istituzionali, da Gravina ad Abodi. E ovviamente il comportamento dei presidenti di club impegnati pressoché esclusivamente nella battaglia per non pagare le tasse. Con queste premesse, sarebbe impossibile ottenere un campionato appetibile anche dal punto di vista tecnico. L’unica eccezione è proprio il Napoli realtà europea sia in campo sia nella gestione societaria.

Da noi i media pompano in maniera esagerata calciatori che invece – alla prova dei fatti – si rivelano spesso incapaci di fare la differenza. E i Mondiali lo stanno confermando. Lukaku, celebratissimo dalla stampa milanese, è stato il Calloni dei Mondiali, l’artefice principale dell’eliminazione del Belgio, un vero e proprio killer: si è divorato l’impossibile contro la Croazia e ha condannato i suoi a tornare a casa. La Gazzetta ieri era tutta contenta e lo ha sbattuto in prima pagina: dopo il flop Mondiale, il Chelsea non lo vuole nemmeno col cannocchiale. E vai!

L’Argentina ha cambiato passo e lo ha fatto da quando ha pregato Lautaro Martinez di accomodarsi in panchina. Con tutto il rispetto per Scaloni – che ha il pregio non indifferente di imparare in corso d’opera – preferire lui ad Alvarez è una sorta di attentato alla concezione del calcio. Con Lautaro Martinez in panchina, l’Argentina è arrivata ai quarti di finale e adesso è una delle favorite. Ma non è solo Lautaro. A guardare la partita dalla panchina, ieri sera, c’erano anche Paredes, Di Maria e Dybala. I primi due ovviamente hanno goduto del bonus Juventus. Chiunque giochi nella Juventus, viene considerato dai media italiani due categorie superiore al suo reale valore. Di Maria è trattato ancora come il fuoriclasse di qualche anno fa e non come il pensionando che è. Paredes viene avanzato a centrocampista di caratura internazionale, mentre invece – a dispetto del curriculum – è un onesto mestierante della mediana che quest’anno vale la metà di Fagioli.

E infine Dybala trattato in Italia come se fosse realmente un calciatore di fare la differenza, che si sarebbe risparmiato in attesa della vetrina dei Mondiali. E se li sta guardando tutti dal banquillo: può prendere serenamente appunti, Scaloni ha fatto capire che potrebbe decidere di giocare in dieci anziché in undici con lui. Il condizionamento juventino vale anche per il passato. Anche De Ligt si sta guardando il Mondiale dalla panchina, Van Gaal lo ha messo a sedere e gli Orange sono nei quarti di finale. L’unica eccezione è Morata che in Italia veniva maltrattato pur essendo juventino e invece è uno che segna spesso e volentieri.

Ma il lungo elenco dei sopravvalutati non finisce qua. I milanisti – quelli stupidi – si risentono ma la realtà dice che Leao è panchinaro fisso nel Portogallo. Si sono esaltati per l’inutile gol del 3-1 nella partita d’esordio. Il ct Santos non lo ha fatto giocare nemmeno nell’inutile match contro la Corea. Nelle sue graduatorie è l’ultimo attaccante. Poi sarà anche forte, non lo neghiamo, ma se uno non gioca nella propria Nazionale vuol dire che così irresistibile non deve essere. Tra dieci giorni tornerà a essere considerato un tropp player dai media nazionali.

Decisamente meglio Rabiot che sta confermando l’ottima stagione bianconera. Come sempre da 7 e mezzo il comportamento di Giroud campione costantemente sottovalutato: grande attaccante, grande professionista, uno che a pallone sa giocare e sa come ci si comporta in campo. Un esempio. Ottimo il Mondiale di Amrabat, col Marocco, ma lui non viene osannato dai media nostrani: è periferia. Una menzione la meritano anche De Roon titolare dell’Olanda e Theo Hernandez, altro francese, che potrebbe dire la sua nel prosieguo di questo Mondiale. Anche se i calciatori del nostro campionato che si sono messi più in luce sono stati senza dubbio: Szczesny che ha parato due rigori e ha confermato di essere un signor portiere; e Dumfries ieri autore di una prestazione superlativa nella sua Olanda contro gli Stati Uniti: per lui due assist e un gol.

Tornando alle note negative, va a casa la Serbia di Milinkovic Savic e di Vlahovic che in Italia è considerato Drogba. Sarebbe il caso di ricordarsene quando si tornerà – molto presto – nella provincialissima esaltazione dei giocatori del nostro campionato.

Per quel che riguarda il Napoli, nessun giocatore è stato protagonista. Fin qui nemmeno Kim (dalla sua Corea ci saremmo attesi di più, c’è il Brasile per invertire la rotta). Militano tutti in Nazionali poco competitive. Lo stesso Zielinski, che pure ha segnato un gol, non si è messo particolarmente in luce. Se Nigeria e Georgia si fossero qualificate, siamo certi che racconteremmo altro. Ma questo vale anche per la Norvegia di Haaland.

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