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Giuntoli: «Considero De Laurentiis un fuoriclasse, lungimirante come pochi»

Al CorSport: «Il mio rimpianto? Haaland. Avevamo già firmato col Salisburgo, ma preferì il Borussia, così dirottammo su Osimhen» 

Giuntoli: «Considero De Laurentiis un fuoriclasse, lungimirante come pochi»
As Roma 31/03/2019 - campionato di calcio serie A / Roma-Napoli / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Cristiano Giuntoli

Sul Corriere dello Sport una lunga intervista al direttore sportivo del Napoli, Cristiano Giuntoli. È l’artefice, insieme al presidente, dello straordinario mercato estivo del club di De Laurentiis. Spiega come nasce un capolavoro come il suo.

«Con l’impegno, credo anche con la competenza, con il coraggio di una proprietà che nei suoi diciotto anni ha dato dimostrazione di sé».

Ma, attenzione, non si tratta di un miracolo.

«Saprebbe di intervento divino o, se vogliamo restare tra gli umani, anche di improvvisazione. Qui invece, e lo dico senza volerci dare un tono, c’è un progetto che è stato sviluppato».

Giuntoli parla del Covid, che ha imposto la necessità di aprire un nuovo ciclo, della lunga trattativa per Kvara e risponde anche ad una domanda sul possibile adeguamento del contratto del georgiano.

«Con il management di Kvara ci sono rapporti consolidati, avremo modo di parlare e di aggiornarci. C’è simpatia e stima tra noi e abbiamo quattro anni e mezzo ancora davanti a noi. Certo, nessuno è insensibile alle risposte ricevute dal campo, ma non ne farei un caso».

Giuntoli parla anche di Kim, sul quale c’è una clausola valida solo per l’estero.

«Variabile, crescente, legata al fatturato dell’eventuale acquirente. E soprattutto ci si può accedere solo in una finestra fissata per il prossimo luglio e aperta per quindici giorni. Ma questo è teoria, perché in pratica noi siamo già proiettati alla ridiscussione di quei termini».

Il direttore sportivo racconta come si scovano talenti.

«Anche con suggerimenti di amici, come è successo per Kim e Kvara. O comunque secondo ricerca. Guardiamo le partite del mondo, poi andiamo sui campi. Io, nella buona e nella cattiva sorte, mi assumo le mie responsabilità e do l’ok. Le conseguenze mi appartengono».

Giuntoli è a Napoli da 8 anni. Nel gennaio 2021 è sembrato che la sua avventura fosse al capolinea. Racconta:

«Non nego le incomprensioni con De Laurentiis ma ditemi voi se dentro un rapporto decennale non possa esserci una fase critica. A lui forse non piacque qualche mio atteggiamento e, visto come andavano le cose allora, magari pensò anche di qualche scelta tecnica sbagliata».

Erano vicini alla rottura.

«Io considero De Laurentiis un fuoriclasse, un manager fuori dal tempo, con una visione straordinaria del futuro. Lungimirante come pochi. Le frizioni sono sparite in fretta, abbiamo ricominciato a dialogare scegliendo questa nuova strada e abbiamo creato un rapporto familiare».

Sul ruolo di Spalletti.

«Partecipa, ovviamente e in maniera attiva alla costruzione della squadra. Lui guarda, dà l’assenso oppure no, lascia che Simone Beccaccioli assieme a tutti gli altri dello staff osservino e studino. C’è una sintonia totale. Non si è mai soli in queste scelte».

Sul contratto dell’allenatore:

«Scade a giugno 2023, ma c’è un’opzione per il rinnovo per un altro anno fissato a favore della società».

Giuntoli, invece, scade nel 2024.

«Non ho fretta, venti mesi sono un’eternità. Se ci voltiamo, dov’eravamo venti mesi fa?».

Gli chiedono se abbia un rimpianto:

«Haaland. Contratto già fatto con il Salisburgo, riconoscendo loro il pagamento della clausola a venticinque milioni di euro. Ma Haaland preferì il Borussia Dortmund e noi che avevamo messo lui e Osimhen nelle nostre preferenze, ci dirottammo su Victor. Per noi erano alla pari».

Pensavate di arrivare così in alto?

«Se dicessi di sì sarei uno sbruffone. Ma abbiamo un allenatore bravissimo, credevamo nei nostri acquisti e sapevamo che qualcosa di bello, magari in prospettiva, avremmo fatto. Siamo ancora a novembre, a gennaio si entrerà nel vivo, si giocherà ogni tre giorni. Lotteremo per rimanere lassù, per non far sentire il tonfo, come dice Luciano».

A Giuntoli viene chiesto qual è l’errore più grosso che ha fatto. Risponde:

«Magari ne avessi fatto solo uno… Non si fanno nomi, non sarebbe elegante. Ma è chiaro che ho sbagliato. Però ci ho sempre messo la faccia. Non mi sono mai nascosto. E non mi monterò la testa ora. Però siamo fieri di questo lavoro, tutti: da Adl in giù».

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