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Maradona oggi potrebbe sniffare e giocare, le droghe pesanti a “scopo ricreativo” non sono più doping

Audisio su Repubblica: “La Wada vuole lo sportivo pulito anche se nel privato è guasto”. Ottavio Bianchi: “Come può un atleta esserlo part-time?”

Maradona oggi potrebbe sniffare e giocare, le droghe pesanti a “scopo ricreativo” non sono più doping

Dal 2021 gli sportivi beccati a far uso di droghe come cocaina, eroina, ecstasy e cannabis, non saranno più squalificati per i canonici due anni, ma solo per un mese. Gli basterà dimostrare di aver assunto le sostanze a scopo “ricreativo”, e non per migliorare le proprie prestazioni. In base alle nuove regole dell’Agenzia mondiale antidoping, le squalifiche saranno ridotte a un mese se si riesce a dimostrare che la droga è stata assunta prima della mezzanotte del giorno precedente la competizione, e che quindi questa non gli ha dato nessun vantaggio sportivo.

Si sapeva, ne scrivemmo più di un mese fa: paradossalmente con le regole attuali la storia di Maradona avrebbe preso un’altra svolta, non sarebbe stato squalificato per due anni, e chissà cosa sarebbe cambiato. Oggi torna sulla notizia Emanuela Audisio su Repubblica, commentandone gli aspetti morali.

“Lo sport potrà drogarsi nel tempo libero, per uso «ricreazionale», senza sentirsi troppo peccatore. Anzi, nessuno gli chiederà conto dei suoi vizi, delle sue serate eccitanti, né delle sue notti rilassanti. Sei atleta nel momento in cui gareggi, a casa tua sei solo una persona, molto libera, e senza obblighi. Puoi far festa, a modo tuo, lontano dalle competizioni. Vuoi sniffare? Prego, non possiamo impedirtelo. Vuoi farti canne e cannoni? E perché no?”.

Audisio ricorda gli esempi eccellenti di atleti poco “composti”: Michael Phelps, per esempio, che nel 2009 fu fotografato mentre fumava erba da un bong ad una festa presso l’università della South Carolina e solo per questo fu squalificato per tre mesi dalla federazione. E poi Mike Tyson, Andre Agassi, Travis Henry, Tim Montgomery. Gino Coutinho, portiere della squadra olandese dell’Ado Den Haag, nel 2011 fu condannato a 6 mesi con la condizionale e 240 ore di servizi alla comunità gestiva una fabbrica della cannabis. Era andato leggermente oltre.

Viviamo in una società contaminata, sembra dire la Wada, dove lo sportivo è roba nostra solo nel momento in cui esercita, quando invece è una persona che vive la sua vita esce dai nostri radar. La si può leggere in due modi questa nuova implementazione: come una resa ad un uso (e abuso) di droghe e di farmaci o come una strategia realistica a concentrarsi meglio e di più su chi bara in gara. Gli esami anti-doping costano, meglio cercare sostanze illecite che alterano la prestazione, piuttosto che buttare via soldi a condannare usi e costumi privati. La Wada già da tempo non persegue gli stimolanti, ora conferma che la sua mission è ricercare l’atleta pulito, se l’uomo (o la donna) sono guasti o alterati, pazienza”.

E siamo a Maradona. Cosa ne pensa – chiede Audisio – Ottavio Bianchi, allenatore di quel Napoli, dove Maradona venne fermato per 15 mesi per uso di cocaina, che certamente non gli serviva per giocare meglio e che anzi glielo impediva?

«Io allora ero totalmente ignorante degli effetti della droga sui giocatori tanto che chiesi un incontro con medici e specialisti per capirne di più. Come può un atleta esserlo part-time? Mi sembra un arrendersi a una certa idea dello sport che deve produrre risultati, senza guardare anche all’equilibrio. Gli sportivi fanno sforzi incredibili, chi mi assicura che con certi abusi il loro fisico non va fuori giri e riporta danni irreversibili? Non capisco questa divisione, questo scindere l’atleta dalla persona».

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