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Dzeko ci ricorda il centravanti classico che non sappiamo più apprezzare

Nell’epoca del falso nueve e dei finti centravanti, il bosniaco si fa ancora ammirare per i suoi colpi da prima punta vecchio stile. Ma spesso sembra passare in secondo piano

Dzeko ci ricorda il centravanti classico che non sappiamo più apprezzare

Abile nel gioco aereo, dal fisico importante e dal tiro potente, in più ha una tecnica sopraffina: è questo l’identikit del centravanti classico, della prima punta a cui affidare tutto il peso di un reparto offensivo. Edin Dzeko è proprio quel tipo di attaccante, ma più forte in tutti i fondamentali. Specialmente nella conclusione, perché sa essere concreto (e anche spettacolare) con entrambi i piedi. Una dote poco comune, per chi ricopre quel ruolo con quelle prerogative. Ieri l’ennesimo saggio delle sue qualità: ha segnato due gol con due tiri al volo, col pallone che arriva da dietro, lui lascia che scenda, si coordina e lo scaraventa in porta: prima di sinistro e poi di destro. Movimenti perfetti, finalizzazioni efficaci. Il primo colpo è un gol che si vede sempre meno sui campi di calcio è che invece fa parte da sempre del suo repertorio.

Antonio Conte l’avrebbe voluto con sé all’Inter, avrebbe composto il tandem con Lukaku. La Roma ha fatto carte false per trattenerlo ed è riuscito a convincerlo nonostante la carriera del bosniaco abbia sempre seguito un andamento ciclico con un trasferimento ogni quattro anni.

Vederlo giocare ci ricorda che il centravanti classico non è finito e talvolta sembra come se non si fosse nemmeno mai evoluto concettualmente. In un periodo storico del calcio in cui la prima punta è stata quasi esorcizzata, in cui la Spagna ha giocato e vinto una finale europea (2012) senza schierare un attaccante di ruolo, Dzeko è uno dei pochi esponenti rimasti saldi al suo posto. Alla faccia del falso nueve. D’altronde, chi ce l’ha non se ne priva. Il Bayern Monaco ha incatenato Lewandowski, il Real Madrid può contare da oltre dieci anni sull’apporto di Benzema, il Paris Saint-Germain ha subito acquistato Icardi che l’Inter ha prontamente sostituito con Lukaku.

Il futuro sembra appartenere ai Griezmann, ai Firmino, agli esterni d’attacco, allo stesso Mertens. Giocatori che si sono evoluti così tanto da un punto di vista tecnico da riuscire a sopperire alle mancanze strutturali per ricoprire quel ruolo. Proprio Firmino è uno che ha contribuito in maniera determinante a cambiare l’idea del centravanti. Che oggi, secondo tanti allenatori, deve fare più pressing sulla difesa avversaria che essere in grado di segnare gol come quelli di ieri di Dzeko. E il bosniaco è lì a difendere la bandiera del centravanti classico.

Quando Fonseca si è esposto con decisione affinché rimanesse, ha anche accettato l’introduzione di nuove varianti offensive. Su tutte, quella del lancio lungo a scavalcare la difesa avversaria. Una soluzione inusuale per chi predica il gioco di posizione e che invece il bosniaco rende un’opzione più che valida, specialmente se poi la finalizzazione è pirotecnica come ieri o come a Stamford Bridge dove ha segnato uno dei gol più belli della Champions League. Dzeko è l’uomo perfetto per favorire la profondità della squadra, in due modi: creando gli spazi giusti sia tra le linee avversarie che tra gli stessi difensori, permettendo i frequenti inserimenti delle ali o del trequartista; oppure sfruttando il movimento dei compagni a ridosso dell’area di rigore per buttarsi nello spazio vuoto.

Al quinto anno di Serie A, l’impressione è che non sia stato valorizzato a dovere in senso assoluto. La Roma in cui approda nel 2015 è una squadra che punta su di lui per vincere lo scudetto, dopo il secondo posto della stagione precedente. Solo che le cose non vanno come dovrebbero. Il ridimensionamento che ha vissuto il club nelle gerarchie del campionato, oltre a tutte le vicissitudini extracampo che hanno condizionato la stabilità del progetto tecnico, hanno finito per oscurare anche la qualità di Dzeko, che non ha vissuto e non vive la stessa esaltazione mediatica che si dedica ad altri calciatori che regalano gesti tecnici considerevoli con una frequenza notevole. Ma per chi sa apprezzarlo, specialmente se legato alle figure del passato, è un piacere per gli occhi.

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