Lazio-Napoli, la partita non guardata: porteremo Sarri nella memoria, ma il nuovo tecnico sta già migliorando la squadra. Che segna solo gol belli.
Ne Il diavolo sulle colline di Cesare Pavese (Einaudi), leggiamo – tra le altre – queste due frasi:
Dicevi che la vita è seccante, – disse Oreste.
La vita è quel che siamo noi, – disse Pieretto.
Tutto molto semplice, come tutte le cose, anche quello che ci è apparso fino a quel momento incomprensibile, diventa di colpo chiarissimo, e da quell’istante siamo pronti a spacciarlo come verità inequivocabile; faccenda che non potrebbe essere diversa da quella che contestavamo fino a cinque minuti prima. Siamo Oreste e siamo Pieretto, lo siamo da sempre e lo saremo per tutta la vita. Lo sapeva bene Pavese, a cui “quel che siamo noi” molto presto non è piaciuto più. La letteratura ci viene sempre in soccorso quando parliamo di calcio, perché quando parliamo di calcio diciamo di noi. La letteratura somiglia alla vita, solo che è scritta meglio.
Un’estate seccante
Ho trovato questa estate seccante, fastidiosa, addirittura inutile. Chi legge questa rubrica sa quanto poco mi interessi il calcio non giocato, eppure anche quello che accade fuori dal campo finisce per riguardarmi, che mi piaccia o meno. Se l’estate è stata seccante, è perché noi siamo seccanti. L’estate è quel che siamo noi.
Tutti o quasi hanno calcisticamente delirato quest’estate. I tifosi delusi, i tifosi arrabbiati, i tifosi che hanno atteso invano Cavani. Bastava ragionare, fare due più due, per capire che non sarebbe tornato. Si dice che i tifosi debbano sognare, non discuto questo, nessuno è più sognatore di me. Ma si può sognare in silenzio, di notte, senza una tastiera tra le mani; e si può ragionare di giorno. Di giorno il Napoli ha più o meno gli stessi giocatori dell’anno scorso, è partito Jorginho (da me molto amato) per un prezzo più che ragionevole.
Sapevamo che Reina sarebbe andato via, ebbene Meret è il futuro e il futuro è adesso, o vogliamo aspettare che un portiere abbia cinquant’anni? Sarri è andato via, lo sapevamo tutti, è inutile girarci attorno, tre anni è il numero massimo (fin qui) di permanenza di un allenatore a Napoli; niente mi ha entusiasmato come il gioco di Sarri, eppure ho gioito quando è arrivato Ancelotti. Come feci con Benitez, ho fatto gli in bocca al lupo a Sarri e dopo non ne ho parlato più. Chi ha parlato e parla bene di Sarri, più di tutti, è Ancelotti, che di pallone ne capisce e ha voluto che la macchina non fosse smontata. Sono certo che la migliorerà, lo sta già facendo. Il Napoli di Sarri lo porteremo nel cuore e nella memoria, ma ora esiste soltanto il Napoli di Carlo Ancelotti.
Basta ragionare
Il calcio è quel che siamo noi. Se il tifoso ragiona con il cuore, il giornalista dovrebbe essere in grado di ragionare con i dati sotto mano, e dall’alto della sua competenza. I giornalisti sportivi italiani hanno dato, riferendosi al Napoli, ancora una volta il peggio di sé. Non capisco come gente del calibro di Garlando, Garanzini e del da me amatissimo Gianni Mura, Sconcerti non lo prendo nemmeno in considerazione, possano inserire logicamente il Napoli dopo l’Inter, il Milan, la Roma, alla pari con la Lazio. Come? Pur stimando Ancelotti si sono fatti prendere dall’abbaglio delle campagne acquisti degli altri e dall’addio di Sarri.
Sono esterrefatto, avrei condiviso il loro ragionamento se il Napoli avesse preso Giampaolo (con tutto il rispetto) e avesse ceduto 3 o 4 calciatori forti senza acquistare i dovuti ricambi. Si poteva fare meglio, certo che sì, come sempre. Così è già molto bene, e il Napoli parte da quei 91 punti, e parte da secondo dietro solo alla Juventus. Basta ragionare, poi parlerà il campo, e il campo parla dopo.
Milik torna a sorridere
La partita di ieri sera dà ragione a me e ad Ancelotti. Il Napoli non ha quasi mai rischiato, l’unico errore serio della difesa è stato quello del gol di Immobile, dopo la partita non ha avuto quasi storia. Il gol di Milik, cos’è se non un gol che abbiamo visto e rivisto negli ultimi anni? Il taglio Calle funziona sempre e funzionerà nei secoli dei secoli. Ancelotti lo sa e lo sa anche Milik, che finalmente sta bene ed è tornato a sorridere. Vedremo, credo, anche più spettacolo. Intanto abbiamo vinto con due gol stupendi, continuando la tradizione che vuol il Napoli non fare quasi mai gol brutti. Come diceva Bergkamp, a cui non interessava fare gol che non fossero belli.
Il calcio è quel che siamo noi, e noi siamo curiosi di vedere come sarà questo Napoli, e saremo pronti a difenderlo e ad applaudirlo quando sarà il caso, e saremo pronti a criticarlo quando sarà il tempo. Ora il tempo non è.
I due gol di ieri sera sono Il soffio di qualcosa che verrà come scriveva Sandro Penna in una poesia che abbiamo già usato negli anni passati.
Il calcio è quel che siamo noi. E noi siamo un continuo divenire, anche quando stiamo fermi ci stiamo muovendo.
Note a margine:
- Curiosissimo del prosieguo dell’esperimento di Hamsik in regia.
- Mi aspetto molto da Fabián e da Meret.
- Vorrei che fosse l’anno di Zielinski.
- Nominerò il presidente il meno possibile, si nomina fin troppo da solo.
- La maglia è brutta come sempre, ma è la maglia del Napoli.
- Siamo stati con Sarri, stiamo e staremo con Ancelotti.