ilNapolista

Marek Hamsik e l’inutile psicosi (degli altri) per il record di Maradona

Oltre la suggestione del sorpasso a un totem come Maradona, il primato (che sarà) di Hamsik è una cosa assolutamente normale, matematica.

Marek Hamsik e l’inutile psicosi (degli altri) per il record di Maradona
Photo Matteo Ciambelli

La risposta

Ieri ha parlato Marek Hamsik. Gli hanno chiesto del record di gol che appartiene a Maradona, lo hanno fatto ancora. Hamsik ha risposto nel miglior modo possibile. La verità è sempre (o quasi) il miglior modo possibile per rispondere alle domande degli altri.

Non ci penso, sembra che gli altri ci pensino più di me

In questo caso, gli altri siete voi. Siamo noi. La domanda è ricorrente, ciclica, praticamente una certezza. Ed Hamsik risponde ogni volta allo stesso modo o quasi, perché non c’è niente da dire. Non c’è niente da dire ora, ci sarà qualcosa da dire quando sarà. Ma in realtà anche allora: cosa vuoi dire?

La storia

Siamo seri: a meno di cataclismi clamorosi, il record di Maradona è già stato eguagliato. E pure superato. Da Marek Hamsik, che si appresta a diventare il secondo/terzo calciatore più rappresentativo della storia del Napoli. Dopo Maradona, al massimo dopo Juliano. Insomma, Marek sta scrivendo la storia. L’ha già scritta, l’ha già fatto. Quando segnerà il primo e poi il secondo gol, perché è solo una questione di quando, l’unica cosa davvero strana è che supererà Maradona – inteso come totem, per noi e per il mondo calcistico.

Per il resto, è tutto profondamente normale. Se un calciatore gioca undici stagioni in un club (l’unica anomalia è proprio questa) ed ha la media di 9/10 gol a stagione, è destinato a battere un record da 115 gol. Maradona li ha messi insieme in sette stagioni, da “mezzapunta” o comunque non da centravanti. Hamsik, da interno o comunque da centrocampista offensivo, ce ne ha messi tre in più. Nel senso: non era un record imbattibile, e quello di Hamsik non è uno score sorprendente per chi ne conosce le doti. Basti pensare che Cavani, in tre stagioni in azzurro, di gol ne ha segnati 104. Questo è un dato importante, anche se è pienamente calato nella realtà statistica degli anni Duemiladieci.

Il dibattito e la crescita

Noi, più che altro, vorremmo sottolineare la sostanziale vacuità del dibattito. Soprattutto quando il tutto viene accessoriato alle solite storie sul sortilegio, sulla pressione, sulla psicosi del record. Che, tra l’altro, non appartiene assolutamente allo stesso Hamsik. Insomma, ci pare una cosa davvero laterale rispetto a quello che il Napoli sta facendo. A quello che il Napoli rappresenta oggi, non solo a livello interno (il primo posto in classifica mantenuto per 12 giornate è un evento abbastanza raro, e importante) ma anche a livello di percezione nel mondo. Migliaia di articoli e di riferimento, la squadra di Sarri è perfino consigliata ai gamer di tutto il mondo (per Football Manager o Fifa, edizioni 2018).

Che poi dobbiamo sperare che Hamsik ce la faccia, anzi auspichiamoci che anche Mertens continui così. Il Napoli è in crescita, è una squadra di alto livello che quindi partorisce numeri di alto livello. Anche più di Maradona, che cosa c’è di strano? Trent’anni fa era un altro calcio, oggi il (neo)centravanti belga mette insieme 46 gol in 54 partite ed è già a quota 80. È tutto normale. Un’altra stagione così e anche lui supererà Maradona.

Ecco, noi auspicheremmo che ci sia una ricezione normale a una situazione del genere. Anche questa è crescita. L’eccezionalità del Napoli non sta nel record di Hamsik, piuttosto sta(rà) in un eventuale scudetto a fine campionato. In un’altra stagione a certi ritmi, di punti e di estetica. I primati sono solo una conseguenza numerica di un upgrade continuo, sostanziale, consistente. Dovranno essere celebrati, certo. Ma con assoluta naturalezza. Senza pressioni.

ilnapolista © riproduzione riservata