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Verdone: «Mamma è stata la donna della mia vita. Soffriva di attacchi di panico come me»

Al Corsera: «Mamma mi stimolava a osservare, da lì sono nati i miei personaggi. Andavamo al cimitero, lei sapeva le storie delle famiglie con le tombe vicino a quella dei suoi genitori».

Verdone: «Mamma è stata la donna della mia vita. Soffriva di attacchi di panico come me»
Mc Roma 14/09/2022 - presentazione palinsesti Canale Tv ‘Paramount Plus’ / foto Mario Cartelli/Image nella foto: Carlo Verdone

Carlo Verdone racconta al Corriere della Sera una parte abbastanza inedita della sua vita, quella relativa a sua mamma Rossana Schiavina, sposata in Verdone, figlia del direttore dei Monopoli dei tabacchi, famiglia socialista. «Era tosta ma con delle fragilità. Soffrì di attacchi di panico, che ereditai. Cominciarono nel 1978, dopo il debutto in tv con No Stop, e la gente mi riconosceva per strada. Facevo ridere ma non mi ritenevo adeguato per il mondo dello spettacolo».

I ricordi di Verdone

Verdone deve a lei il suo debutto in teatro

«Nel 1977 debuttai con Tali e quali. All’epoca andava il teatro off, Carmelo Bene, Memè Perlini. Mi venne un attacco di panico, volevo far saltare lo spettacolo. Mamma prese la borsa con gli oggetti dei miei personaggi, e me la mise in mano, mi diede le chiavi della macchina, mi spinse verso la porta e disse: vai fregnone, che un giorno mi ringrazierai. Mi prese per un orecchio come si fa con i bambini che non vogliono andare a scuola. Fu un grande successo»

Carlo descrive la mamma come una santa «Bombardavo la casa di dischi rock. Mamma diceva: ma come fai a sentire questa musica? Una volta alla settimana la accompagnavo a saldare le spese, ricordo un negoziante ebreo pieno di tic. Mamma mi stimolava a osservare, da lì sono nati i miei personaggi. Andavamo al cimitero, lei sapeva le storie delle famiglie con le tombe vicino a quella dei suoi genitori».

Lo scherzo

L’avrà fatta arrabbiare quella santa…

«Feci uno scherzo terribile. Annacquai la conserva come fosse sangue, aprii i cassetti, rovesciai il tavolino. Misi la casa sottosopra simulando un furto. Quando i miei tornando dall’Opera aprirono la porta ebbero quasi un mancamento. Ci fu un silenzio catatonico. Uscii fuori e urlai: “È uno scherzo”. Papà mi rincorse agitando la cinta dei pantaloni».

Una vita serena e felice con una mamma che si prendeva cura di tutti i suoi figli

«Forse io. Da piccolo se papà era fuori mi infilavo nel loro lettone, a mamma facevo un sacco di domande sulla guerra. Per un periodo si trasferì da noi suo fratello, zio Gastone, un playboy, una specie di guappo napoletano. Quando se ne andò papà fece festa. Poi c’era zia Lina, che zia non era; un’elegante signora di Vicenza circondata da un grande mistero. Mamma mi diceva che era stata dama di compagnia di nonna Fernanda. Ma la leggenda diceva che fosse più amica di suo marito, nonno Aldo…».

Fellini amava i suoi risotti

«Un salotto dove passò tutta l’intellighenzia. Fellini andava pazzo per il risotto, Leonard Bernstein di cui ho la foto mentre Gianna, la mia ex moglie, lo imbocca e lui, come sempre, ha il whiskey in una mano e la sigaretta nell’altra. Ricordo Zeffirelli, Ettore Scola, Bussotti, il direttore Urbini, il violinista Milstein, quel genio di Benedetti Michelangeli che quasi viveva con l’accordatore di pianoforte e interruppe i suoi silenzi per dirci di accordare il nostro. Vittorio De Sica a fine pasto era solito masticare una foglia di pianta cedrina dal terrazzo. Poi c’erano i migliori chirurghi italiani, era il mestiere del fratello di mamma».

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