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La mamma di Rabiot: «il calcio non è maschilista, sono i media a non concepire una donna manager»

A Sportweek: «non concepiscono che una donna, in più madre, gestisca la carriera del figlio. Adrien non è affatto mio succube»

La mamma di Rabiot: «il calcio non è maschilista, sono i media a non concepire una donna manager»
Veronique Rabiot, mother of Paris Saint-Germain's French midfielder Adrien Rabiot is pictured during the French L1 football match between Paris Saint-Germain (PSG) vs Guingamp on May 8, 2015 at the Parc des Princes stadium in Paris. AFP PHOTO / FRANCK FIFE (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

La mamma di Rabiot, Véronique, intervistata da Sportweek il settimanale della Gazzetta dello Sport.

«Personalmente non ho mai avuto la percezione di un mondo del calcio maschilista nei miei confronti. Sono sempre stata trattata con rispetto dai miei interlocutori, a cominciare dal presidente del Psg, Nasser Al Khelaifi e da Carlo Ancelotti che incontrai tre volte quando Adrien era minorenne al Psg. Non posso dire la stessa cosa di certi media e personaggi che non concepiscono che una donna, in più mamma, sia come un padre che gestisce la carriera del figlio. A volte però dipende da come ci si pone e dal carattere. Oggi per fortuna ci sono molte più donne nel calcio, in tv, come agenti, come arbitri».

Lei ha la reputazione di essere una negoziatrice temibile.

“Lo sono, ma fare trattative mi viene naturale e mi piace. Forse chi ha avuto a che fare con me all’inizio non si aspettava potessi essere dura. Non rientro negli schemi. Sono una persona diretta, quando dico una cosa è quella e posso troncare tutto se non sento la stessa chiarezza davanti. In genere, però, è più facile trattare per un giocatore di talento come Adrien. È più meritevole chi deve trovare un club a giocatori medi. Ma è un mestiere che mi appassiona e mi ha permesso di vivere grandi emozioni negli stadi, di incontrare personaggi interessanti come Adriano Galliani, che voleva Adrien al Milan nel 2014”.

Come si impara a gestire un giocatore di livello internazionale senza che si monti la testa?

“Una volta mi dissero che un giocatore è come una Formula 1, va regolata al millimetro perché non si inceppi. Ne fui scioccata perché si compara un uomo a un’auto, ma è una metafora pertinente. Come me, Adrien comunque ha la testa sulle spalle e i piedi per terra. Media e tifosi dovrebbero però capire che per arrivare e restare a questi livelli servono tanti sacrifici e lavorare duro”.

A Parigi le rinfacciavano di essere presente a tutti gli allenamenti.

“Non penso che il papà di Messi sia mai stato criticato per essersi occupato del figlio. Né quello di Neymar in Brasile. È un problema dei media francesi. Accompagno Adrien agli allenamenti da quando aveva 6 anni. Lo facevo al Psg perché a 17 anni non aveva la patente ed era autorizzato dal club: c’erano altri familiari o agenti, così per esempio conobbi subito Stefano, il fratello di Verratti.

Si sente ferita quando sui media si insinua che sia una madre soffocante?

La mamma di Rabiot (Véronique): “No. Quando sono a Torino è normale che viva in casa con lui e i suoi due fratelli. Siamo una famiglia unita, la casa è grande, ben distribuita e ciascuno ha il suo spazio. Chi pensa che Adrien sia un ragazzino succube della madre non ha capito nulla. Ha sempre avuto idee chiare e forte personalità: chiedete ai suoi compagni di squadra. In ogni caso non avrei mai delegato l’educazione di mio figlio a sconosciuti di un Centro di formazione. Ho sempre avuto un’idea molto chiara di come crescere i miei figli, dei valori da trasmettere, dell’importanza degli studi”.

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