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Il caso scommesse è il festival dell’ipocrisia tra il blitz a Coverciano, Abodi e Buffon accompagnatore

Il falò giustizialista, Corona detta i tempi. Il ministro parlò di diritto alla scommessa, sono anni che i club rivogliono gli sponsor del betting

Il caso scommesse è il festival dell’ipocrisia tra il blitz a Coverciano, Abodi e Buffon accompagnatore

Blitz. Li chiamano sempre così. I blitz a Coverciano, nel ritiro della Nazionale, fanno sempre un po’ letteratura di gomma: quella è quasi un sede diplomatica, è la casa del pallone, se arrivano le forze dell’ordine è come una piccola invasione d’un territorio altrimenti dorato. Il contesto diventa immediatamente barocco: telecamere, titoloni, scandali. A seguire – fa parte del rituale – i commenti, di tutti. Appena saputo del ritorno a casa di Tonali a Zaniolo, il ministro dello Sport e dei Giovani (in questo caso c’azzeccano entrambi) Andrea Abodi ha detto:

“La ludopatia è un problema sociale, su cui non bisogna voltarsi dall’altra parte”

Il Ministro Abodi è lo stesso che un minuto dopo aver giurato al Quirinale cominciava una battaglia per – parole sue – “il diritto alla scommessa”. Perché, lo disse nientemeno in Commissione Cultura della Camera, era “ipocrita” il divieto di pubblicità del gioco introdotto con l’articolo 9 del Decreto Dignità, quello firmato da Conte nel 2018. Abodi parlava a supporto, si badi, della “grande industria del calcio italiano” che aveva un disperato bisogno di essere sponsorizzata dalle varie società di betting. Che qualcuno salvi “l’indotto”, signora mia.

Le stesse che oggi aggirano il suddetto divieto facendo bella mostra di tutte le possibili quote scommettibili su cartelloni a bordo campo, negli inserti in tv tra primo e secondo tempo, sui giornali che pur di rosicchiare qualche euro si dotano di piattaforme autonome di scommesse sportive.

“Ipocrita” è il vero soggetto contundente della questione. Sollevata  – e non è un dettaglio  – dagli spifferi di Fabrizio Corona. È lui il vero dominatore della scena: gestisce i tempi dei leak da consumato gossipparo, annuncia l’annuncio del nome implicato successivo (“oggi alle 14 ve ne do un altro”), ha lanciato da una settimana il suo sito che ha già sbancato l’audiweb. Le procure pendono dalle sue labbra. A cascata vien giù tutto, compresa la credibilità d’uno Stato che manda le forze dell’ordine a Coverciano per notificare avvisi di garanzia per un presunto reato penale che per il Codice si estingue col pagamento di un’oblazione minima di euro 516.

Qui Fagioli, Zaniolo e Tonali sono solo una miccia. Vanno processati dalla giustizia ordinaria e da quella sportiva. Si prenderanno le loro eventuali colpe. Ma non impariamo mai. Non ha insegnato niente il trauma profondo del Totonero degli anni 80, quello dell’umiliazione in pubblica piazza di Paolo Rossi. E nemmeno i precedenti più recenti: Domenico Criscito fuori dalla lista dei convocati per gli Europei 2012 accusato di associazione a delinquere finalizzata alla frode e alla truffa sportiva. Anche allora si presentò la Finanza a Coverciano, anche allora ci si nascose dietro i “motivi di opportunità” quando lo rispedirono a casa. Criscito fu assolto.

E di più: il capodelegazione che ieri ha accompagnato le forze dell’ordine a far visita a Zaniolo e Tonali è Gianluigi Buffon, un altro reo confesso di scommesse sportive al limite del patologico. Com’era la storia del “non voltarsi dall’altra parte”? Chi scommette è brutto e cattivo o no?

Nel frattempo, mentre un intero Paese risponde istintivamente al prurito giustizialista puntando dita ovunque, possiamo fare la rassegna del moralismo agonistico. Un campionario di plastica, farcito di frasi fatte, disappunti, pulpiti affollatissimi. Estrapoliamo random dagli editoriali di stamattina e leggiamo di “calamita infernale”, di “freudiano istinto di morte”, di “ricchi ragazzi del pallone” che si gettano “giù dalle spalle la gloria che non sentono di meritare”. Di questi “giovinastri milionari”, “che hanno potenzialmente tutto dalla vita, a partire dai soldi e dalla fama che regala il mestiere più bello del mondo” e che invece “possono rovinare tutto, buttandosi via”.  Di “ragazzi malati”, appunto, perché “la ludopatia è un dramma prima ancora che un vizio”.  Di “senso di impunità, una condizione patologica, l’incoscienza, la noia”. Di “amicizie sbagliate”, e di noi adulti che non abbiamo saputo “proteggere i nostri giovani e insegnargli i giusti stili di vita”.

Stamattina lì fuori è tutta una “caduta in tentazione”, e nessuno che ci liberi mai dal male: l’ipocrisia senza vergogna, spalmata su tutto alla prima buona occasione.

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