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Giroud ha 37 anni, gioca sempre e non segna da otto partite (Gazzetta)

Se non dovesse segnare a Napoli, eguaglierebbe la striscia negativa di nove gare senza reti di Higuain, Lapadula e Balotelli

Giroud ha 37 anni, gioca sempre e non segna da otto partite (Gazzetta)
AC Milan's French forward #09 Olivier Giroud (R) and Juventus' Brazilian defender #03 Bremer jump for the ball during the Italian Serie A football match between Milan and Juventus at San Siro Stadium, in Milan on October 22, 2023. (Photo by Marco BERTORELLO / AFP)

Giroud, Leao e i dolori del Milan in attacco. Ne scrive la Gazzetta.

Il grande assente, specialmente nelle sfide che contano, resta Leao. L’ultimo gol risale a un mese fa, con la fascia da capitano: Rafa era stato bersagliato dalle critiche dopo il maldestro tacco tentato col Newcastle, Pioli lo aveva eletto leader e lui aveva risposto. Poi la luce si è spenta: giocate in fotocopia, cattiveria al minimo. Pioli l’altra sera lo ha difeso («A me è piaciuto»), ma ha anche messo a fuoco le caselle vuote da riempire: «Dovrebbe concludere meglio, e alzare la testa appena prima di crossare: col Psg abbiamo riempito tante volte l’area». Più chiaro di così…

E arriviamo al solito nodo: in questo Milan, Giroud non ha supplenti. Gioca sempre, a 37 anni ha sulle gambe 753 minuti e la fatica si fa sentire: Giroud non segna da 8 partite, mai così tanto da quando è al Milan.

Olivier Giroud non segna da 8 partite consecutive tra Serie A e Champions: da quando è al Milan è il suo digiuno più lungo. Se non dovesse segnare nemmeno domenica a Napoli, il francese eguaglierebbe la striscia negativa di Higuain (9 gare senza gol tra ottobre e dicembre 2018), Lapadula (9 gare tra dicembre 2016 e febbraio 2017) e Balotelli (9 gare tra marzo e maggio 2016).

SACCHI BOCCIA LEAO

Leao ha fatto un bel gol, ma oggi il Milan esiste soprattutto per il portoghese e questo è un limite. Leao, con il suo modo di stare in campo, con i suoi mancati rientri, con la mancata partecipazione al lavoro del gruppo, è quello che non ti permette di diventare un collettivo. Se si vuole fare un salto di qualità, in direzione di un calcio più europeo, è fondamentale che tutti siano funzionali al progetto e che tutti si sappiano sacrificare in nome della squadra.

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