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Con Conte è De Laurentiis l’anello debole della trattativa, ricorda Bersani col M5S

Sui contratti Conte è feroce come in panchina. È l’osso più duro che poteva capitare al presidente del Napoli

Con Conte è De Laurentiis l’anello debole della trattativa, ricorda Bersani col M5S
Gc Napoli 01/03/2013 - campionato di calcio serie A / Napoli-Juventus / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis

Se a nessuno è venuto in mente di farne un reality, una docuserie, una qualsiasi produzione voyeuristica, ci penserà De Laurentiis stesso. Al 32esimo giorno di trattativa contrattuale con Antonio Conte, verrà sottratto dalla trance agonistica che lo coglie in tali frangenti: riprendiamo tutto perdinci, monetizziamo. Perché non c’è verso che quei due, e le loro flotte di avvocati, messi l’uno di fronte all’altro al tavolo non scatenino la più bradisismica negoziazione del calcio moderno.

Mentre a Napoli i tifosi – “la piazza” – hanno già predisposto il business plan al presidente e la rivoluzione tattica di Conte (con tanto di cambi già effettuati partita per partita, e speech motivazionali abbozzati), altrove fanno i cinici. Gianluca Di Marzio, che qualcosa di calciomercato mastica, l’ha detto chiaramente:

Conte costa dieci undici milioni netti, almeno tre anni di contratto, non accetterebbe tutte quelle penali. Tutte quelle situazioni formali e contrattuali andrebbero risolte in altra maniera, forse anche per questo si sta prendendo tempo.

Ma è chiaro che la suggestione, visto il contesto, ha già preso la meglio: tra i disoccupati è il numero uno, Conte. Però è anche un campione del mondo della clausola, del contratto capestro. Non fa una mossa che non sia ampiamente coperta finanziariamente calcolando ogni possibile scenario. Basterebbe ricordare che nel passaggio dall’Inter alla Premier è riuscito a incassare una buonuscita al posto dell’esonero, pagato per trovarsi un nuovo ricco contratto al Tottenham. Raddoppiando le entrate, mentre arrotondava con una collaborazione con Sky.

Se vi siete appassionati alla telenovela estiva del rinnovo di Osimhen, con 362 incontri tra De Laurentiis e il procuratore del nigeriano, e culminata con un coitus interruptus lacerante – era tutto fatto, no? – l’eventuale trattativa Conte sarebbe un porno per feticisti del negoziato.

De Laurentiis, peraltro, ci arriverebbe in un’inedita posizione di svantaggio. Per la prima volta forse la controparte è più forte, meglio organizzata, può dettare le regole d’ingaggio. De Laurentiis ha già di fatto sfiduciato Garcia, ha ricordato a tutti che in estate aveva fatto il giro delle sette chiese prima di mettere il francese al centro del villaggio. Il Napoli è in crisi di risultati, l’ambiente chiede in forma di plebiscito un gran nome. Conte è per tutti questi motivi, il mostro finale. Tutta la narrativa della contrattistica cinematografica del Napoli rischia di crollare sotto i colpi dei desiderata del nuovo eventuale tecnico. Saremmo di fronte ad un ribaltamento di paradigma: non è tanto Conte che potrebbe non accettare le solite penali di De Laurentiis, ma è il presidente che dovrebbe ridimensionare pretese e burocrazia. Scusate l’immagine cruenta: rischia di fare la fine di Bersani a colloquio con Vito Crimi nel 2013.

Conte potrebbe bastarci anche solo nell’intenzione, a patto che ci facciano vedere tutto, senza filtri o censure. Il vero calcio-spettacolo.

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