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Di Lorenzo sa sempre dove mettersi

Ormai è riduttivo considerarlo un semplice terzino. Ed è emblematico per comprendere il lavoro che Garcia sta facendo sui giocatori

Di Lorenzo sa sempre dove mettersi
Ci Napoli 27/08/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Sassuolo / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: esultanza gol Giovanni Di Lorenzo

Gli esperimenti di Garcia

Quando in questo spazio abbiamo parlato di Rudi Garcia, del perché De Laurentiis avesse scelto proprio lui come erede di Spalletti, abbiamo detto che i giocatori del Napoli – quelli che c’erano già allora, intendevamo – sarebbero stati messi al centro del progetto. Al centro del villaggio, per riutilizzare una frase storica del tecnico francese. Il tempo e gli eventi, soprattutto quelli relativi al mercato, stanno confermando questa previsione. Basta riguardare Napoli-Sassuolo 2-0: Di Lorenzo, Politano, Osimhen e poi Kvaratskhelia hanno letteralmente trascinato gli azzurri a un successo reso più facile, questo va detto, dal comportamento ingenuo – eufemismo – di Maxime Lopez. La partita di ieri, però, ci ha mostrato anche un Rudi Garcia leggermente diverso da quello che ci aspettavamo: più smanioso, più sperimentatore dal punto di vista tattico. Ed è una questione di giocatori, cioè di scelte di formazione, ma anche di cosa viene chiesto a questi giocatori.

L’undici titolare per affrontare il Sassuolo, rispetto al Napoli canonico dello scorso anno, ha presentato Raspadori e Olivera come novità. Ed è da qui che bisogna partire. Perché Raspadori ha interpretato il ruolo di Kvaratskhelia in modo completamente diverso rispetto al georgiano. E perché Olivera, anche per caratteristiche, ha offerto un contributo molto diverso rispetto a Mário Rui. E il fatto che il terzino portoghese non abbia giocato da titolare – esattamente come a Frosinone – e non sia neanche subentrato nella ripresa rappresenta un segnale forte. Un segnale di discontinuità. Vediamo perché.

Le posizioni medie del Napoli e del Sassuolo, riferite al primo tempo e alla fase di possesso: il 4-3-3 del Napoli è decisamente asimmetrico. Soprattutto se confrontiamo dove giocano le due coppie di esterni, ovvero Di Lorenzo/Politano e Olivera/Raspadori.

Come si vede chiaramente nei campetti appena sopra, il 4-3-3 di Garcia è un modulo soltanto teorico. Contro il Sassuolo, infatti, la posizione di Raspadori è stata estremamente fluida. In fase di prima costruzione, l’attaccante del Napoli veniva molto spesso in mezzo al campo, occupando la posizione di sottopunta se non addirittura quella di mezzala; in pratica avveniva una sorta di sovrapposizione tra lui e Zielinski, in modo da avere maggiori soluzioni per l’imbucata tra le linee avversarie. I dati del primo tempo, in questo senso, sono piuttosto eloquenti: su 29 palloni toccati, Raspadori ne ha toccati 15 nella sua metà campo. Più della metà.

Questa densità sulla sinistra, però, ha determinato anche un’altra conseguenza: maggior spazio per impostare sulla destra, sulla direttrice Politano-Di Lorenzo. Anche in questo caso le statistiche non mentono: il Napoli ha costruito il 40% delle sue azioni da quella parte, mentre ha sfruttato la fascia centrale e quella sinistra al 30%.

In entrambi gli screenshot, Raspadori è nel cerchio azzurro. E si muove in zone di campo molto diverse rispetto a quelle di un esterno offensivo classico.

Torniamo per un attimo al paragrafo precedente. Ricordate che abbiamo parlato anche dell’utilizzo di Olivera, come cambiamento tattico di un certo rilievo? Ecco, si può dire che tutto combaci in maniera armonica. Il Napoli visto contro il Sassuolo ha evidentemente preparato la partita in modo da costruire dal basso – tra poco vedremo bene come – e poi rifinire soprattutto dalla/sulla destra, laddove c’erano i calciatori più creativi nell’ultimo passaggio. Parliamo di Politano, ma anche di un Di Lorenzo sempre più a suo agio nei panni della mezzala pura, del tuttocampista, altro che terzino di spinta – tra poco parleremo anche di questo.

Sull’altra fascia, c’era e c’è stato bisogno di un terzino di movimento e non di possesso. Di Olivera e non di Mário Rui. Anche perché, come detto, il pallone è stato su direttrici diverse: costruzione dal basso e poi apertura sulla fascia destra. Nel frattempo Raspadori andava a offrirsi come scarico tra la difesa e centrocampo del Sassuolo, poi in un secondo momento andava a riempire o ad attaccare l’area. Se non vi fidate dei dati e delle sensazioni, basta vedere cosa è successo durante il primo minuto di gioco:

La palla arriva a destra in modo casuale, ok, ma subito dopo i meccanismi sono quelli classici: scambio Politano-Di Lorenzo e cross a centro area per Raspadori

La difesa a tre (e la salida lavolpiana)

Un altro meccanismo che si è visto contro il Sassuolo è la difesa a tre in fase di costruzione. Per il Napoli non si tratta di una novità assoluta, già in passato – da Jorginho in poi, fino ad arrivare a Lobotka – abbiamo analizzato questa soluzione tattica. Solo che ora, con Garcia, la cosa sembra  essere diventata sistematica. Ma con delle possibili variazioni sul tema.

Tutto comincia ovviamente con Lobotka, che ieri sera ha attuato spesso una vera e propria salida lavolpiana: si tratta di un movimento inventato da un allenatore messicano (Ricardo Lavolpe, da qui il nome) e che prevede lo scivolamento del regista di centrocampo in mezzo ai due centrali di una difesa a quattro, per facilitare la prima impostazione. In realtà Lobotka non è stato l’unico giocatore del Napoli ad allinearsi con Rrahmani e Juan Jesus: in alcuni momenti della partita, infatti, anche Anguissa ha effettuato una rotazione con lo slovacco per mettersi sulla stessa linea dei due difensori centrali. Quindi si può parlare di salida lavolpiana alternativa. Il concetto di fondo, però, rimane lo stesso:

In alto Lobotka, sopra Anguissa

Come si vede chiaramente in questi screen, la conseguenza più immediata di questo atteggiamento è che il Napoli finisce per disporsi in modo sempre diverso per ogni azione. O meglio: davanti ai tre giocatori che impostano il gioco– non sempre gli stessi, come abbiamo detto – si determina uno schieramento variabile, che può andare dal 3-4-3 fino al 3-2-5. In questo modo, con scaglionamenti sempre differenti, qualsiasi sistema di pressing coordinato può andare in tilt. Anche perché poi, come successo ieri sera, gli azzurri ci mettono qualità. Non solo con Zielinski, Anguissa e Raspadori (e poi con Kvaratskhelia, nella ripresa). Ma anche con Giovanni Di Lorenzo.

Giovanni Di Lorenzo

Per parlare della prestazione di Di Lorenzo, è necessario partire dalle statistiche personali: un gol segnato; 4 passaggi chiave, come solo Zielinski e Kvaratskhelia; un dribbling riuscito; 3 cross completati su 5 tentati; e poi, come se non bastasse, 4 contrasti vinti (record condiviso con Giacomo Raspadori), una palla spazzata e 75 tocchi complessivi. Quest’ultimo dato, se snocciolato così, non ha molto significato. E allora è meglio andare a vedere dove ha giocato questi 75 palloni, forse è l’unico modo per capire quanto sia stato importante il suo contributo:

In questo campetto, il Napoli attacca da sinistra verso destra

Insomma, è il caso di cambiare le definizioni. Di Lorenzo, a oggi, non può più essere considerato un semplice terzino. E non è soltanto un terzino di spinta, così come non è soltanto un terzino che sa sovrapporsi internamente e sa offrire giocate da mezzala. Giovanni Di Lorenzo è (diventato) molto di più: è un calciatore completo e dinamico, è un esterno che gioca sul piede forte ma che può anche accentrarsi e venire dentro il campo. È un laterale che legge benissimo lo sviluppo del gioco e lo fa in ogni azione, per ogni azione. E che, grazie a questa spiccata intelligenza tattica e situazionale, sa sempre dove mettersi – o dove inserirsi, o dove dare il pallone – per creare scompensi nel sistema difensivo avversario. Che sia con una corsa palla al piede, con un taglio, con un cross teso o con un servizio in profondità, questo non ha alcuna importanza.

L’intelligenza di cui stiamo parlando si è manifestata compiutamente in occasione del gol. Dal punto di vista dell’analisi tattica di Napoli-Sassuolo, questa azione risulta viziata dal contesto di totale squilibrio determinatosi dopo l’espulsione di Lopez, a pensarci bene la gara non ha avuto più niente da dire dopo quell’episodio. Ma vanno sottolineati alcuni aspetti di cui abbiamo già parlato, in qualche modo, e anche altri:

Pura qualità

In ordine: Anguissa che si affianca a Juan Jesus e Rrahmani, e che quindi determina la difesa a tre in fase di costruzione; Lobotka che apre il campo servendo Zielinski tra le linee; la rotazione delle posizioni degli attaccanti, con Kvara che viene a giocare da sottopunta, Osimhen, Raspadori e Di Lorenzo che si dividono la zona da presidiare/attaccare fronte porta. Il tocco filtrante di Kvara è una delizia, ma i tempi e i movimenti di Di Lorenzo sono assolutamente perfetti. Sono quelli di una mezzala pura. Così come il tocco in diagonale, che rende inutile l’uscita bassa di Consigli, è quello di un grande attaccante.

A questo punto, è necessario fare una piccola digressione su Khvicha Kvaratskhelia. E sulla possibilità che il georgiano venga schierato con Raspadori e ovviamente Osimhen, tutti contemporaneamente. Ecco, questa azione – al netto di tutto quello che abbiamo detto: l’espulsione, la partita tattica già finita, ecc. – ci dice che un Napoli disposto in questo modo avrebbe un potenziale incredibile. Per un semplice motivo: le rotazioni continue dei centrocampisti, ovvero ciò che ha reso e rende inafferrabile il trio Lobotka-Anguissa-Zielinski, potrebbero ripetersi anche in attacco. E quindi il Napoli potrebbe guadagnare qualità e imprevedibilità anche nelle azioni di accerchiamento, nelle lunghe fasi di possesso contro le avversarie che fanno muro a ridosso della propria area di rigore.

La difesa

Una squadra che si dispone e che pensa e che sposta il pallone in modo così ambizioso deve necessariamente concedere qualcosa in fase passiva. O di transizione. In fondo il grande problema della Roma di Garcia, più o meno dieci anni fa, fu proprio questo. Contro il Sassuolo, invece, il Napoli ha retto. L’ha fatto grazie a un 4-4-2 difensivo più elastico rispetto a quello visto a Frosinone: spesso Zielinski non andava a braccare il secondo centrale, forse per non determinare inferiorità numerica con il centrocampo del Sassuolo. Questo, però, non ha inficiato l’intensità del pressing: soprattutto nella primissima parte di gara, la squadra di Garcia è stata aggressiva su ogni azione costruita dagli avversari.

Tre frame di pressing del Napoli: non solo 4-4-2, ma anche 4-5-1/4-3-2-1 con Zielinski e Anguissa leggermente più avanzati rispetto a Lobotka, Politano e Raspadori.

Questa reattività è venuta un po’ meno nella seconda metà del primo tempo, e a quel punto lo strumento difensivo più utilizzato è stato il possesso palla – all’intervallo il dato di possesso grezzo diceva 60% Napoli e 40% Sassuolo. Era ed è inevitabile: il Napoli di Garcia, rispetto a quello di Spalletti, è una squadra che gioca e che giocherà più a folate. Che accentuerà la tendenza a ritrarsi in alcuni momenti della gara. Saranno i momenti in cui deciderà di gestire le energie, ovviamente guardando al risultato parziale, alla condizione fisica, alla forza e alle caratteristiche degli avversari.

Non a caso, viene da dire, i 3 tiri scagliati dal Sassuolo verso la porta di Meret sono arrivati tutti tra il 18esimo e il 42esimo del primo tempo. Solo una di queste conclusioni, su calcio d’angolo, è stata realmente pericolosa. Certo, questo atteggiamento misto e questo utilizzo del possesso palla andrà testato contro squadre con maggior qualità rispetto a quella di Dionisi. E anche con maggior forza fisica, visto che al 90esimo il dato dei duelli aerei è risultato nettamente a favore del Napoli (13-4). Ma le premesse sono davvero incoraggianti.

Conclusioni

Il punto è che il Napoli visto contro il Sassuolo è sembrato autoritario e consapevole. Ha aggredito la partita, poi ha abbassato i ritmi ma non ha patito questo calo di intensità, è ripartito fortissimo nella ripresa – il secondo tempo si è aperto con un gol letteralmente divorato da Osimhen, di testa – e infine ha messo al sicuro il risultato nonostante un rigore sbagliato. Certo, l’inferiorità numerica del Sassuolo ha agevolato la gestione della gara e quindi delle energie da parte degli azzurri. Ma va anche detto che il primo tempo si è giocato tutto in parità numerica, e che il computo totale dei tiri è stato nettamente a favore della squadra di Garcia: 8-3.

Di questi 8 tiri, solo quello di Osimhen – parliamo del rigore, ovviamente – è finito nello specchio. È per questo che il tecnico francese, nel postgara, ha detto che «il Napoli ha inquadrato troppo poco la porta». Ha perfettamente ragione: una squadra che vuole andare a folate, e che va effettivamente a folate, deve concretizzare di più i momenti buoni. Insomma, deve essere (almeno) sul 2-0 dopo un avvio come quello contro il Sassuolo. In questo senso, il ritorno di Kvaratskhelia potrebbe essere un boost importante. Qualcosa potrebbe arrivare anche dal mercato, stando alle indiscrezioni delle ultime ore. Quando la base è così buona, quando anche i nuovi esperimenti sono così promettenti, aspirare a migliorarsi ancora di più diventa un dovere. E il Napoli lo sta facendo.

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