A L’Equipe: «Le accuse di razzismo una vendetta. Ho capito che con Mbappé, Messi e Neymar, ogni cosa assume proporzioni internazionali e globali»

Christophe Galtier, ex allenatore del Psg, dall’aprile al dicembre 2023 si è trovato nel mezzo di una tempesta mediatica in seguito alle gravi accuse mosse contro di lui da Julien Fournier, allora suo direttore sportivo al Nizza. Il 21 dicembre il Tribunale penale di Nizza ha stabilito che Galtier non ha commesso nessun reato. Galtier adesso decide di riparlare di quel processo e non solo per la prima volta all’Equipe.
«Il razzismo e la discriminazione non fanno parte del mio bagaglio culturale perché sono cresciuto in un ambiente a Marsiglia. È stato uno shock andare in tribunale con queste accuse. Mi sono rifugiato nello sport. Non mi sono isolato. Non volevo. Ho continuato a interagire con giocatori e allenatori».
Galtier: «Le accuse di razzismo una vendetta»
L’ex allenatore del Psg ringrazia tutta la dirigenza del club parigini, fino all’emiro Al-Thani. «Sono stati di grande conforto per la mia famiglia e il loro costante sostegno mi ha rassicurato sul fatto che ero vittima di una vendetta».
Il tribunale ha creduto alla tesi della vendetta. «Risulta dalla sentenza. Le accuse contro di me non avevano senso. Il mio percorso di vita, da giocatore e da allenatore lo testimonia».
Galtier ha la sensazione che sia stato fin da subito un processo mediatico con un verdetto già scritto?
«C’è stata molta visibilità mediatica. Siamo nel calcio, uno sport molto popolare in Francia, allora ero allenatore del Psg e si trattava di un tema sociale. Tutti gli ingredienti hanno reso la cosa molto, molto media-friendly».
Hai temuto per la tua vita?
«Per me no. Per i miei cari, sì. Perché si tratta di un argomento molto delicato. Quando la storia venne fuori, mi fu chiesto di stare attento. Vorrei ringraziare nuovamente Psg per aver garantito la mia sicurezza. La mia vita è cambiata. Nei luoghi pubblici non potevo più andare, non potevo godermi Parigi».
Il ricordo del Psg:
«Abbiamo vinto la coppa nazionale e il campionato. È stato un vero piacere allenare questo gruppo e confrontarsi quotidianamente con il presidente Nasser. Ovviamente da metà aprile le cose sono diventate molto meno piacevoli».
In Champions l’uscita agli ottavi:
«Non discuto il giudizio sulla stagione, ma le analisi. La gente ha dimenticato cosa è successo nei primi mesi. Ok, non eravamo in un girone molto forte in Champions e siamo finiti secondi nel girone. Nel doppio confronto degli ottavi contro il Bayern Monaco, non avevo la rosa al completo».
Come se la spiega Galtier? «Il problema era la freschezza. Come ottenerlo? Grazie alle famose rotazioni. Inoltre, alcuni giocatori non hanno avuto le prestazioni di oggi». Come Vitinha? «Ha avuto un ottimo inizio di stagione e ha sofferto dopo il Mondiale. Fabian Ruiz ha avuto problemi. Oggi sono molto più efficienti, più equilibrati».
Quindi non si trattava di uno spogliatoio spaccato tra Messi, Mbappé e Neymar?
«Dovevano giocare insieme tutti e tre. Era la mia ossessione. Purtroppo abbiamo perso Neymar a febbraio. Anche questo lo hanno dimenticato tutti».
Com’è allenare questi giocatori?
«La gestione è diversa. Le discussioni si svolgono in un ufficio, faccia a faccia. Sono molto individuali. Con loro la minima reazione, il minimo sguardo, un sorriso inappropriato, un occhiolino o un gesto assume proporzioni internazionali e globali. Un esempio: alla prima partita di Champions League contro la Juve (2-1, 6 settembre 2022), vinciamo e sento che dobbiamo eliminare Léo Messi a fine partita, non per migliorare chi o cosa ma per proteggerlo a livello fisico. Questa scelta mi è sembrata coerente. Dopo la partita tutti mi informarono che era la prima volta che Messi usciva in una partita di Champions. È qui che ti accorgi che hai a che fare giocatori che sono molto più che giocatori».
Il Qatar quindi una specie di esilio?
«Non è affatto così. Non ho firmato ad Al-Duhail per andare lontano e per via del processo. Anche se è vero che aver preparato la mia difesa in un ambiente tranquillo, sereno e senza esposizione mediatica è stato meglio».
C’erano altre proposte? Tipo il Napoli?
«Sì. Ho ricevuto delle proposte molto interessanti. Ero ancora sotto contratto con il Paris-SG e non c’è stato nessun contatto diretto con il Napoli».
Cosa si aspetta Galtier da questa stagione?
«Posso lavorare con il mio staff in un ambiente completamente diverso, più calmo e sereno, con una minore esposizione mediatica. Qui non c’è alcuna pressione e questo è ciò che è davvero speciale».