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Jacobs: «Sento il mio corpo cambiato. Lunedì torno dalla mia famiglia, poi non li vedrò fino a fine estate»

Alla Gazzetta: «Il tempo per Parigi arriverà presto e magari più volte, l’uomo da battere è Lyles. Tamberi porta bandiera? È meritato, è il campione di tutto»

Jacobs: «Sento il mio corpo cambiato. Lunedì torno dalla mia famiglia, poi non li vedrò fino a fine estate»
Italy's Lamont Marcell Jacobs crosses the finish line in the men's 100m heats during the World Athletics Championships at the National Athletics Centre in Budapest on August 19, 2023. (Photo by Jewel SAMAD / AFP)

Oggi iniziano le World Relays di Nassau, il trofeo iridato delle staffette che quest’anno avrà il sapore di un vero e proprio torneo preolimpico. All’Atlantis Resort di Nassau che ospita la delegazione azzurra, la Gazzetta ha intervistato Marcell Jacobs, il velocista italiano.

Jacobs: «Tamberi portabandiera? So quanto ci tenesse: sono felice per lui»

La cura Stati Uniti funziona anche in pista?

«Sono molto soddisfatto: tanto, da un punto di vista tecnico, in poco tempo è cambiato».

Cosa, per esempio?

«Qui si lavora molto sulla potenza, il giorno prima di una gara non si riposa, il riscaldamento non dura più di mezzora. I ritmi sono più intensi. Sento il mio corpo cambiato: sono fiducioso».

A distanza di una settimana, come valuta il debutto sui 100 di sabato scorso in 10”11?

«Positivamente: è stato solo un allenamento. Ho deciso di gareggiare pochi giorni prima, ero carico di lavoro. E ho fatto una partenza disastrosa».

La spiegazione di Jacobs:

«Ho dato per scontato che l’uscita dai blocchi non mi avrebbe creato problemi. Ero molto più concentrato sulla seconda parte di gara: in passato, in allenamento, facevo prove cronometrate sui 120 e avevo un’idea precisa di quanto avrei potuto valere sui 100. Con coach Reider, invece, eseguo solo accelerazioni e non ho riferimenti precisi».

«Il giorno prima, proprio allo start, ero rimasto a fianco di Bromell e di Sani Brown, ottimi partenti. Per cui non sono preoccupato. Anzi. Anche a livello di sensazioni è stato un ottimo esordio».

Il “nuovo” Jacobs interpreta la seconda frazione della 4×100 in modo diverso:

«Ho un po’ modificato l’assetto di partenza a tre appoggi in uscita di curva. Mi alzavo quasi subito, ora col busto resto più basso per stare il più “filato” possibile. Farlo in rettilineo, però, è diverso».

I rivali più pericolosi?

«Stati Uniti, Giamaica, Gran Bretagna, Sudafrica, Brasile, Giappone e Cina vorranno tutte dire la loro. I ragazzi di quest’ultima si allenano a Jacksonville, hanno già corso in 38”20, non vanno sottovalutati».

Il tempo per la a qualificazione diretta alle Olimpiadi è un obiettivo?

«Lo è in quanto tale: arriverà presto e magari più volte. A Parigi l’uomo da battere sarà Lyles, ma io sarò lì per confermarmi, anche con la staffetta».

Cosa prevede il suo calendario?

«Lunedì tornerò da Nicole e dai bimbi, che poi non vedrò fino a fine estate. È stata una scelta, anche legata al fatto che sono in attesa della green card e quindi non conviene lasciare il Paese. Io mercoledì sarò in Italia e da giovedì sera a Desenzano: Jeremy, mio figlio più grande, domenica ha la Prima Comunione. Il 18 correrò i 100 allo Sprint Festival ai Marmi, a Roma. A quel punto, con Reider, deciderò se andare qualche giorno a Rieti, base del nostro camp. Il 28 gareggerò a Ostrava e il 30, ora posso dirlo visto che Stoccolma ha annunciato il proprio cast, a Oslo. Poi, gli Europei».

Tamberi portabandiera?

«È meritato, è il campione di tutto. So quanto ci tenesse: sono felice per lui».

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