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“A Napoli i più illuminati detestano la cartolina ma puoi dirlo solo se sei un napoletano vero” (Dotto)

Sulla Gazzetta: “Sono le avanguardie del pensiero”. È un’ammissione intellettualmente onesta, fuori Napoli è la napoletaneria che cercano

“A Napoli i più illuminati detestano la cartolina ma puoi dirlo solo se sei un napoletano vero” (Dotto)
A mural of late Argentinian football legend Diego Maradona is pictured in the Quartieri Spagnoli district of Naples on March 16, 2023. - An incredible 18 points clear at the top of Serie A, it's surely only a matter of time until southern Italy's biggest club win the Scudetto for the first time since 1990, when Diego Maradona was still strutting his stuff in sight of Mount Vesuvius. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Nel suo articolo di oggi per la Gazzetta, Giancarlo Dotto dedica un ampio periodo a un tema che sentiamo particolarmente vicino. L’articolo dell’altro giorno, “L’unico mare che bagna Napoli è quello dell’ipocrisia”, ha colto un tema che tutti sentono ma che quasi tutti fanno finta di non vedere.

Dotto non lo bypassa. Anzi, scrive:

“Alcuni di loro sono gli stessi che, solo un anno fa, rubavano la Panda a Spalletti («Te la restituiamo, basta ca te ne
vaje»), davano del pezzente a De Laurentiis («Paga i debiti e sparisci») e ironizzavano sull’acquisto del coreano («Kim, Merit, Marlboro, 3 pacchetti 10 euro»). Ma non importa, la festa è di tutti, belli, sporchi e brutti, a Napoli tutto si confonde”.

Per poi aggiungere che la festa è di tutti.

Dopo aver descritto la solita eccezionalità partenopea, firma il passaggio che sentiamo riguardarci di più.

I più illuminati arricciano il naso. Sono le avanguardie del pensiero. I giovani che detestano la cartolina e schifano la cartapesta. Ma davvero puoi stare dalla parte di chi vuole abolire il presepe con tutti i suoi santi, ciucci e bambinelli, madonne e maradone? Solo se sei un napoletano vero. Sfinito più che ammaliato da una città dove tutto è sempre in saldo, al di là dei saldi. Anime, scarpe, giacche e gonnelle. (…) 

Intellettualmente onesto, è la conferma di quel che scriveva Raffaele La Capria: fuori Napoli richiedono la napoletaneria, è quella l’unica rappresentazione che interessa loro. Lo sapevamo. L’unica cosa che che secondo noi è cambiata, tantissimo, rispetto al 1987 e che allora c’era una distanza abissale tra la napoletaneria e le élite culturali (appunto La Capria ma anche Compagnone, Rea, Pino Daniele, Troisi, e anche altri), oggi invece c’è una sovrapposizione culturale che ai nostri occhi è tra il grottesco e l’inquietante. Forse allora non imperava la cultura del consenso.

Ma oggi a segnare la differenza è lo stesso Napoli. È De Laurentiis. Questo scudetto, il modo in cui il Napoli lo sta stravincendo, è quanto di più lontano dalla Napoli da cartolina. Le basi del successo sono state poste con Napoli in aperta guerra al presidente. Perciò il Napoli ha vinto. Per dirla molto ok breve, non c’è più bisogno della disintermediazione delle élite culturali, a segnare la differenza con la città ci ha pensato direttamente De Laurentiis.

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