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Luis Enrique, l’allenatore che non conosce la parola autocritica (Marca)

Dopo l’eliminazione si è dichiarato soddisfatto perché i suoi hanno seguito le sue indicazioni. Non ha un Piano B, non ha coraggio, giocano solo i suoi

Luis Enrique, l’allenatore che non conosce la parola autocritica (Marca)

A Marca non va proprio giù l’eliminazione della Spagna, o almeno come questa sia arrivata. Il quotidiano ha passato ai raggi X l’allenatore della selezione che sembrerebbe destinato alle dimissioni.

Secondo Marca sono 5 i peccati capitali imputabili a Luis Enrique che ha costruito una squadra a sua immagine e somiglianza non rendendosi conto dei propri punti deboli.

Sembra passato un secolo quando tutti i media elogiavano la strategia messa in campo dall’allenatore per togliere i riflettori sui giocatori e la trovata di Twitch sembrava aver colpito nel segno.

Invece, 24 ore dopo, ecco la lista dei difetti. Primo fra tutti l’assenza di coraggio. «Non moriremo di paura», aveva detto ai giornalisti e invece, scrive Marca, “Luis Enrique non ha avuto il coraggio di cambiare per sganciarsi da quel pareggio inamovibile, i suoi giocatori hanno scelto di non rischiare al punto da accumulare possessi palla infiniti (83% contro il Giappone e 77% contro il Marocco) senza occasioni da rete“.

Altra colpa? Non avere un piano di riserva. Secondo il quotidiano spagnolo, Luis Enrique sarebbe fissato con il 4-3-3, ma quando le cose non girano non c’è un piano B. “Se fallisce il piano A come accaduto contro Giappone e Marocco, non c’è il piano B. Solo un ‘9’ in rosa (Morata), un centrocampo inamovibile (Busquets, Pedri e Gavi) lontanissimo dall’area avversaria ed esterni che non sfondano e nessun gol. Ha puntato fino alla fine sui suoi giocatori di fiducia nonostante il loro rendimento sia stato discutibile, soprattutto nei casi di Pedri, Busquets e Ferran Torres”.

Inoltre è un allenatore del tutto privo di autocritica e la frase dell’allenatore che per Marca rende al massimo questa pecca è la seguente: «Sono più che soddisfatto della mia squadra, hanno realizzato perfettamente la mia idea», parole rilasciate dopo l’eliminazione.

Gli viene imputata anche una scarsa capacità di lettura della partita, i campi che Luis Enrique ha effettuato durante tutto il Mondiale non hanno portato a nessun beneficio.

E infine, l’ultima colpa, ma non per ordine di importanza, è quella di non aver inserito nella sua nazionale alcuna stella in grado di cambiare le partite. Secondo Marca, l’allenatore si sarebbe affidato ai soliti intoccabili che però non hanno reso. “La mancanza di fiducia in giocatori come Sarabia contrasta con la fiducia cieca in calciatori che non hanno reso ma che sono stati insostituibili per Luis Enrique come Busquets, Pedri, Ferran, Dani Olmo…”.

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