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Lorenzo Lucca: «Non leggo i giornali. Leggerli può intaccare le prestazioni di un calciatore»

A Sportweek: «Ho zero tatuaggi. Non ne sento la necessità. Mi piace essere pulito. Nel centro sportivo dell’Ajax le mie foto sono ovunque» 

Lorenzo Lucca: «Non leggo i giornali. Leggerli può intaccare le prestazioni di un calciatore»
Db Monza 12/10/2021 - qualificazioni Europeo U21 / Italia-Svezia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Lorenzo Lucca

Sportweek intervista Lorenzo Lucca. Classe 2000, dopo i primi calci nel Torino, si trasferisce al Chieri, poi all’Atletico Torino, finché a luglio 2017 viene acquistato dal Vicenza ed esordisce in C. A gennaio 2020 passa al Palermo, in D, a luglio dell’anno seguente fa il salto in B, al Pisa. Il 4 agosto di quest’anno viene acquistato dall’Ajax in prestito oneroso con diritto di riscatto fissato a 10 milioni, diventando il primo italiano a giocare per i Lancieri.

«Per indole sono un tipo che cerca di fare innanzitutto grande autocritica. Un aspetto che mi ha aiutato a
raggiungere i miei traguardi, restando fedele a me stesso».

In che modo?

«Cercando di fare al meglio le cose semplici ma soprattutto continuando a essere il Lorenzo di sempre. Penso di non essere cambiato e di aver ancora oggi lo stesso atteggiamento di quando ero in D. Sono partito dal basso e quando guardo dove sono ora cerco sempre di ricordarmi dove ho iniziato. Sono la stessa persona, anche se adesso vesto una maglia importante e ho molta più visibilità».

Una casacca storica e leggendaria, indossata prima di lui da fuoriclasse quali Cruijff, Rijkaard e Van Basten… Lucca dice:

«Quella dell’Ajax è una maglia unica, con un peso specifico enorme, che merita rispetto e dedizione, vestita da grandissimi campioni, tra cui anche il mio idolo Ibrahimovic. Quando ero piccolo guardavo e riguardavo i suoi video e anche adesso, a volte, mi capita di farlo prima delle partite. È il mio modello, la mia più grande fonte d’ispirazione».

Cosa fa Lorenzo Lucca lontano dal campo?

«Sono un tipo tranquillo, non amo uscire. Gioco alla Play Station oppure guardo le serie tv».

Vive da solo e ha un brutto rapporto con i media.

«Non leggo i giornali, perché quando fai il calciatore leggerli può intaccare le tue prestazioni. Ripeto, sono uno tranquillo e tale voglio restare»

Sul suo look, in particolare sulla sua acconciatura, semplice, elegante, con tanto di riga:

«Nasce dai tempi di Palermo. Fu il consiglio di un barbiere. Ho provato, mi è piaciuta. E ho zero tatuaggi. Non ne sento la necessità. Mi piace essere pulito».

Ordinato e pulito come Amsterdam, confermi?

«È uno degli aspetti che amo di più. Con tutto il rispetto per l’Italia, che resta splendida, qui è tutto organizzato in maniera impeccabile».

Qual è stato il primo impatto con la nuova realtà? Lucca risponde:

«Sono rimasto a bocca aperta. Fa un certo effetto vedere le proprie foto ovunque, nel centro sportivo. Sui muri, nelle stanze, nei corridoi. E poi ci alleniamo accanto al settore giovanile. Capita spesso che qualche ragazzino mi fermi per chiedere un autografo. In Italia è quasi impossibile una cosa del genere».

Come va nello spogliatoio?

«Mi sono ambientato bene. Parliamo principalmente in inglese e per migliorarlo prendo lezioni private. Ho legato
soprattutto con gli argentini Ocampos e Magallan e i messicani Alvarez e Sanchez, con lo spagnolo è più facile».

Vi frequentate anche fuori?

«Ogni tanto facciamo un giro in centro. Anche perché gli olandesi, a differenza degli italiani, se ti riconoscono per strada ti lasciano in pace».

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