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L’esplosione di Raspadori certifica la fine dell’adolescenza del Napoli

Tutto cambierà. Le attenzioni sulla sua collocazione in campo come il trattamento mediatico. La favola della squadra giovane e inesperta non regge più

L’esplosione di Raspadori certifica la fine dell’adolescenza del Napoli
Mg Budapest (Ungheria) 26/09/2022 - Nations League / Ungheria-italia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: esultanza gol Giacomo Raspadori

Ci sono molte angolazioni da cui osservare l’esplosione del fenomeno Raspadori oggi da tutti celebrato come il nuovo centravanti della Nazionale. Sconcerti lo accosta a Del Piero, il termine di paragone classico resta Paolo Rossi. Di Immobile non parla praticamente più nessuno. Dal punto di vista napoletano, la novità assoluta è che il centravanti della Nazionale è un calciatore del Napoli. Se l’Italia fosse andata ai Mondiali, molto probabilmente sarebbe stato lui a guidare il nostro attacco: Schillaci trent’anni dopo. È l’ennesima conferma del calciomercato da urlo firmato De Laurentiis e Giuntoli. Una sessione di cui si parlerà a lungo. E che sarà oggetto di molte tesine sulla gestione delle imprese calcistiche.

Ma passando ad aspetti più strettamente tecnici, la crescita mediatica di Raspadori è avvolta in una confezione con su scritto “maneggiare con cura”. Fatta salva la genuinità del calciatore di 22 anni che aveva gli occhi scintillanti già alle visite mediche a Villa Stuart. Quell’espressione sognante come se non gli sembrasse vero di essere lì. Ma gli equilibri cambiano in fretta, anche per i cosiddetti bravi ragazzi. A Glasgow si è giocato appena due settimane fa. Davanti alle telecamere Spalletti se l’è coccolato come se fosse una sua creatura. Ed è anche vero, lui lo ha fortemente voluto a Napoli, fino a convincere De Laurentiis a firmare un contratto di 32 milioni di euro. Ha potuto scegliere con apparente disinvoltura se schierarlo o meno dal primo minuto. E Raspa col Napoli ha giocato tre partite dall’inizio: con il Lecce (venne sostituito a fine primo tempo), con lo Spezia (che fu la gara della svolta, col gol nel finale e Spalletti che lo tenne in campo nonostante una prestazione fin lì poco convincente) e a Milano. In Champions ha giocato solo i 13 minuti di Glasgow, in cui realizzò la splendida rete del 2-0.

Ovviamente Spalletti continuerà a fare le sue scelte. Ha a disposizione una rosa profonda e forte allo stesso tempo. Il Napoli può contare su tre centravanti che sarebbero titolari in tante formazioni di Serie A, anche di vertice. Quel che cambierà, adesso, saranno le reazioni. Dell’entorno, l’ambiente, e soprattutto dei media. Fin qui opinionisti e giornalisti hanno accreditato la narrazione sposata anche da Spalletti e cioè che il Napoli fosse la squadra giovane allestita dopo la tumultuosa estate segnata da partenze che avrebbero lasciato un incolmabile vuoto affettivo e soprattutto tecnico. Adesso questo storytelling comincia a mostrare i segni dell’obsolescenza, è stato superato dall’evidenza. Per quel che riguarda Kvaratskhelia e Kim (rimanendo ai soli nuovi arrivi). E ora anche Raspadori. Che non sarà trattato più da giovane di provincia che è andato a farsi le ossa in città ma come il predestinato.

Parliamo di eccessi, lo sappiamo. Il giornalismo, l’universo mediatico – soprattutto calcistico – vive di eccessi. C’è uno smodato bisogno di uomini copertina, figuriamoci dopo la delusione dei Mondiali. E ora quel calciatore copertina è Raspadori. Che la nazione calcistica vive come l’uomo in grado di risolvere l’annoso problema del gol, dopo anni trascorsi tra Immobile (fortissimo in campionato ma sterile in Nazionale) e Belotti. Anche e soprattutto la sua collocazione tattica nel Napoli sarà oggetto di discussioni. Eccessive, strampalate, fuori luogo, ma ci saranno. Perché oggi parliamo di colui il quale è stato incoronato nuovo 9 dell’Italia (anche se ha giocato col 10). E nel Napoli lui centravanti non è, almeno non sempre. Così come non sempre è titolare.

Raspadori emblema di un cambio di attenzione nei confronti del Napoli. Metamorfosi obbligata per quella che è a tutti gli effetti una grande squadra del calcio italiano. Che ha stracciato il Liverpool. Che ha vinto in casa della Lazio e del Milan. Che è prima in classifica. Che ha superato senza difficoltà l’assenza di colui il quale è considerato il suo uomo di punta: Osimhen. Che ha pescato sul mercato un autentico gioiello come Kvaratskhelia e una colonna difensiva come Kim.

Il Napoli non sarà più trattato da squadra giovane, alle prime armi. È una favoletta che non si beve più nessuno. Diciamo che avuto una adolescenza breve ma intensa. Ora la squadra di Spalletti sarà trattata e giudicata da formazione matura, solida, con calciatori di grande qualità, un allenatore molto preparato che è allo stesso tempo esperto e innovatore, e un club che in Italia non ha seguito la strada dei parametri zero ma ha saputo pescare molto bene in mercati poco conosciuti. Le panchine di Raspadori ora saranno viste e giudicate diversamente. È il prezzo del successo.

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