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“C’era una volta il crimine”, un film che non fa ridere e che fa rimpiangere l’ultimo Siani

Se il cinema italiano di genere vuole salvarsi non deve più mandare in sala prodotti del genere che squalificano autori di buon livello come Bruno ed attori con una loro storia anche notevole

“C’era una volta il crimine”, un film che non fa ridere e che fa rimpiangere l’ultimo Siani

Terza –  e ultima puntata? – della saga dedicata alla banda di Renatino (Edoardo Leo) in “C’era una volta il crimine” la creatura di Massimiliano Bruno.

Siamo entrati in sala – sempre più vuote; soprattutto al primo spettacolo – per farci due risate di gusto e per alleggerire l’angoscia della guerra, ma ne siamo usciti svuotati di senso: e non sappiamo il perché.

I nostri simpatici lestofanti, ora, sono alle prese con il furto della Gioconda nel 1943 dal castello di Chambord ed arruolano anche il professore precario di storia Claudio Ranieri (Gianpaolo Morelli). Partono dai nostri giorni – approfittando di un’entrata spazio-temporale – e, con il supplente napoletano, c’è Moreno (Marco Giallini) e Giuseppe (Gian Marco Tognazzi). E dopo il ratto della Gioconda nella Francia prima dell’armistizio sono costretti ad inseguire altre uscite per rientrare nel 2022. Nella loro fuga però chiedono aiuto ad Adele (Carolina Crescentini) che nel paradosso spazio-temporale è una giovane nonna di Moreno, ma nel tentativo di nascondersi ai tedeschi che li braccano si perdono la futura mamma del ladro romano.

Il film è tutta una serie di inseguimenti e di passaggi di casacca storici – dai partigiani ai fascisti – per inseguire una faglia di uscita con un finale a sorpresa. Ci sarebbe tutto: l’idea, gli autori, i consumati interpreti, per farne una commedia all’italiana dove il becerume italiota sfuggendo ai gangli della storia con la ‘A’ maiuscola trionfa nella logica dell’umanità che salva dal pagnottismo. Ma – incredibilmente – non si ricorda una risata e qualcuno dalla platea dice che la cosa migliore del film sono i costumi. Se il cinema italiano di genere vuole salvarsi non deve più mandare in sala prodotti del genere che squalificano autori di buon livello come Bruno ed attori con una loro storia anche notevole. Siamo usciti dalla sala rimpiangendo l’ultimo Siani…

 

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