A Sportweek: «Ho sempre odiato le regole, c’è gente più scaltra di me e a volte casco in tentazione. La mia ancora è Florenzi: da quando mi sono rotto il crociato mi chiama ogni giorno».
Sportweek intervista Nicolò Zaniolo. Il giocatore della Roma viene da un brutto infortunio. È in fase di recupero. SI racconta come «estroverso, generoso e molto testardo».
Ammette di dover crescere ancora.
«Devo crescere sotto tanti punti di vista, ho 21 anni e molti se lo scordano. E tre obiettivi: prendere la patente, affermarmi come calciatore e come persona».
Sul suo rapporto con i libri e la scuola.
«Ne ho aperti pochi, alle volte non toglievo neanche il cellophane… Sono sempre stato veloce. Mi bastava stare attento 10 minuti in classe, per ripetere in qualche modo la lezione il giorno dopo. Giocavo a Firenze ma facevo avanti indietro da La Spezia, il tempo era poco».
L’ultimo libro che ha letto è stato «Geronimo Stilton».
Racconta la sua ammirazione per Ibrahimovic.
«E’ un dio, un mito. Mi piacerebbe parlargli, vedere come si approccia alla partita, e giocarci, perché l’ho fatto solo alla play, dal vero mai».
Racconta il secondo infortunio, la rottura del crociato. L’ultima volta che ha pianto, dice.
«Quando mi sono rotto il crociato la seconda volta, ho pianto veramente tanto. Chiuso in casa per una settimana, ho spento il telefono, non riuscivo più a parlare, né a sorridere, ho pensato di mollare. Vedevo i ragazzi camminare, volevo essere come loro. Io per tre mesi mi tiravo su con le stampelle. Poi grazie ai miei e agli amici, sono arrivato a oggi con più voglia di prima».
La sua ancora di salvezza è stato Florenzi.
«La mia ancora. Mi chiama ogni giorno, da quel giorno e mi chiede come sto. Ha vissuto il mio stesso doppio infortunio, con la stessa tempistica. Mi ha spiegato che non è finita. Mi ha detto di non abbattermi, di non pensarci, di fare più cose possibile (nelle norme). Che ho talento e devo preservarlo»
Il suo avversario più ostico è Skriniar.
«Ho incontrato i difensori centrali più forti del mondo: Van Dijk, Chiellini, Sergio Ramos e Skriniar. Che è il più fastidioso, uno di quelli che soffro: tosto, arcigno, non molla niente».
Su Mourinho.
«Siamo gasati, Mourinho è un grande allenatore, ha vinto tanto, ha grande personalità. Non vedo l’ora di cominciare. Anche se bisogna dar merito a Fonseca, è stato un professionista».
Indica il suo concetto di felicità:
«Casa, a tavola con la mia famiglia, gli amici e un bicchiere di vino. O una birra. Ridere, scherzare. Andare a ballare, quando si potrà. La felicità dura poco, esser felici non è facile».
A fargli paura invece è «la morte».
Sul suo rapporto con le regole:
«Bella domanda: io ho sempre odiato le regole. Se sono costretto a fare qualcosa, fatico a farla. È un mio grosso limite. Devo migliorare. Ho avuto il covid per 21 giorni e stavo impazzendo».
E aggiunge:
«Sono ancora un ragazzo e c’è gente più scaltra di me e delle volte casco in tentazione. Per arrivare ad essere una persona matura, bisogna sbagliare. Ma proverò a migliorare».