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Il procuratore Cozzi sull’inchiesta Ponte Morandi: «Lo dovevo ai familiari delle vittime»

Al Corriere: «Mi sento come Kennedy quando diceva di aver fatto tutto il possibile per adempiere al suo dovere. Di più non potevamo fare. Testa bassa e nessuna sosta per oltre due anni e mezzo».

Il procuratore Cozzi sull’inchiesta Ponte Morandi: «Lo dovevo ai familiari delle vittime»

Il Corriere della Sera intervista il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi. Ieri si è chiusa l’indagine sul Ponte Morandi: 71 avvisi di garanzia (69 a persone fisiche e due a Autostrade e Spea).

«Lo dovevo ai familiari delle vittime, alla città, alla tutela degli interessi pubblici e privati».

Il procuratore racconta come si sente.

«Mi sento come Kennedy quando diceva di aver fatto tutto il possibile per adempiere al suo dovere. Sia chiaro che non mi paragono a lui ma la sensazione è quella: di più non potevamo fare. Noi magistrati, soprattutto chi ha indagato, la polizia giudiziaria, il personale amministrativo, testa bassa e nessuna sosta per oltre due anni e mezzo».

I momenti più difficili dell’inchiesta? Gli viene chiesto. Risponde:

«Nel corso dell’incidente probatorio, i nostri consulenti hanno vissuto momenti di fortissimo contrasto con quelli delle difese, una dialettica accesissima che ha dilazionato un po’ i tempi ma non vorrei entrare in questa discussione. Al di là dell’indagine, ricordo con grande sofferenza il giorno dei funerali delle vittime, in quell’hangar, un’atmosfera plumbea. E poi le commemorazioni dell’evento con i familiari e la gente che ha perso casa, il lavoro… Un momento molto forte è stato l’abbattimento della struttura, il 27 giugno del 2019, io ero in ospedale a Torino per un intervento, e dopo essermi svegliato dall’anestesia, ho acceso la tv e ho visto quel filmato pazzesco. Non pensavo che si riuscisse ad arrivare in così breve tempo alla polverizzazione della struttura. Così com’era rimasta, con quei monconi, mi dava delle preoccupazioni perché temevo che potesse crollare qualcos’altro».

Se fra tre mesi Autostrade le offrisse un posto?

«Ma vada a quel paese».

 

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