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“I predatori”, esordio alla regia di Pietro Castellitto

Su Netflix l’opera prima del figlio di Sergio Castellitto, premiata come migliore sceneggiatura nella sezione “Orizzonti” a Venezia 77

“I predatori”, esordio alla regia di Pietro Castellitto

Su Netflix c’è una novità che solo a Venezia 77 non era passata sotto silenzio con un premio alla migliore sceneggiatura nella sezione “Orizzonti”: parliamo de “I predatori” un film di Pietro Castellitto, il 29enne figlio di Sergio e di Margaret Mazzantini, che aveva già all’attivo nel mondo del cinema delle partecipazioni attoriali a film.

Ebbene in questa sua prima pellicola da regista e sceneggiatore – fa anche parte del cast dei protagonisti – Castellitto si annuncia come un possibile autore del cinema italiano dei prossimi decenni. In una Roma odierna dove vige la regola dell’individualismo più sfrenato si alternano personaggi di varia estrazione – borghese e proletaria – che sembra facciano vite diverse ma che per un incidente stradale vengono ad avere un accidentale punto di contatto. Da un lato la c’è la famiglia dell’oncologo Pierpaolo Pavone (Massimo Popolizio) che ha una moglie regista Ludovica Pensa (Manuela Mandracchia) ed un figlio Federico (Pietro Castellitto) che è uno studente di antropologia che ha la fissa per Nietzsche, che vorrebbe fare riesumare per spiegare le stranezze umane che costituivano il suo carattere (da notare, in quest’intermezzo, lo splendido cammeo di Nando Paone che interpreta il prof. Fiorillo di Antropologia culturale).

I Pavone frequentano l’ortopedico Bruno Parise (Dario Cassini) e la moglie Gaia (Anita Caprioli). Dall’altra parte ci sono i Vismara una congerie di burini-fascisti del nuovo millennio che ha nello zio Flavio (Antonio Gerardi) un mezzo boss di Anzio che ha donato al nipote Claudio (Giorgio Montanini) un’armeria che gestisce con il fratello. La prima parte del film è la summa di tutte le azioni dei singoli che vagano come monadi nel loro particolare angolo visuale come scollegati dal contesto: il fatto che Pierpaolo Pavone salvi la madre di Claudio con il massaggio cardiaco genera una sorta di avvicinamento di questi mondi che però rimangono distanti. Solo apparentemente: Castellitto sembra dirci che sono due facce della stessa medagli di un post-postmoderno che ci lascia soli e predatori degli altri, che poi ci predano dei legami, dei sentimenti, dei sogni più o meno confessabili.

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