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Preziosi e l’irritazione di Gravina confermano che il calcio italiano non vuole capire

L’arroganza non accenna a diminuire. Occorrerebbe invece prendere atto della realtà ed essere pronti a modificare la formula del campionato

Preziosi e l’irritazione di Gravina confermano che il calcio italiano non vuole capire

Il calcio italiano non ha capito. Né accenna minimamente a capire. Oggi il presidente del Genoa Preziosi è tornato su Juventus-Napoli e al Corriere dello sport ha ripetuto le sue dichiarazioni eversive: «Mai mi sognerei di far intervenire l’Asl». E infatti il suo Genoa è protagonista di un cluster calcistico che non ha precedenti. In tutto il mondo quello sotto accusa sarebbe stato lui; in Italia è sotto accusa l’Asl che ha osato far rispettare una legge dello Stato. Come del resto ha fatto ieri l’Islanda che col protocollo Uefa ha giocato a palle di carta.

La dissociazione mentale del calcio però non frena quel che sta avvenendo nel mondo e anche in Italia dove la seconda ondata del Covid-19 sta preoccupando sempre più i governi e le autorità sanitarie. Si parla in maniera sempre più insistente di lockdown, anche in Germania la preoccupazione è forte. In Spagna c’è uno scontro tra potere esecutivo e potere giudiziario sulle presunte libertà personali. In Italia ci sono cinque regioni considerate a rischio.

Il calcio aveva due strade davanti a sé. Comportarsi nello stesso modo di qualche mese fa, ossia non comprendere quel che stava avvenendo, contribuire alla diffusione del virus (Atalanta-Valencia, Liverpool-Atletico Madrid); oppure mostrare di aver compreso e assumere un atteggiamento responsabile. Il calcio italiano – e non solo quello italiano – ha prevedibilmente scelto la prima via. Addirittura leggiamo di un’irritazione del presidente della Figc Gravina perché l’opinione pubblica considera il calcio un ostacolo alla salute pubblica. Che strano. Ssiamo ben oltre la decenza.

Detto questo, la difesa a spada tratta del protocollo o, peggio ancora, il tentativo di sottrarre potere alle Asl, porterà il calcio ancor più in un vicolo cieco. L’unico consiglio che possiamo dar loro è di cominciare a studiare formule alternative al campionato. Quei play-off e play-out che peraltro non dispiacciono affatto alla Figc.

È di oggi la notizia di tre positivi nel Monza e un sospetto nel Brescia. Andrà sempre peggio, purtroppo. Urge momento di riflessione che porti alla ragionevolezza. Urge ripensare il sistema. Ma per ripensare il sistema, a questo punto, servirebbero dirigenti nuovi. Oppure qualcuno in grado di far ragionare quelli che ci sono adesso.

 

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