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«Martina sfuggiva a uno stupro, non si è suicidata. Quei due hanno mentito per tutto il processo»

A Repubblica il papà della ragazza che si buttò dalla finestra a Palma de Mallorca. I due assolti in appello. «Per i giudici, è volata da sola in mutande»

«Martina sfuggiva a uno stupro, non si è suicidata. Quei due hanno mentito per tutto il processo»

La storia di Martina Rossi è una storia terribile. Da ieri lo è ancora di più.

Il 3 agosto del 2011, mentre era in vacanza a Palma di Maiorca con le amiche, Martina muore cadendo dal sesto piano dell’hotel in cui alloggiava. Di notte. Ha 20 anni soltanto. Stava tentando di fuggire ad un tentativo di violenza sessuale. Questa la conclusione a cui si arriva nel 2018, al processo, nell’ambito del quale per la morte della ragazza vengono condannati i due imputati individuati, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, di 29 anni, a 6 anni di carcere.

Ieri, però, con una sentenza a sorpresa, la Corte d’Appello del Tribunale di Firenze ha assolto entrambi  “perché il fatto non sussiste”. Eppure la morte di Martina sì. Ma per i giudici è stata la ragazza a buttarsi dal sesto piano dell’hotel.

Repubblica intervista il papà di Martina, Bruno Rossi. Un’intervista straziante.

«Questi giudici si sono divertiti a cancellare tutto quanto eravamo riusciti a fare finora. Hanno detto che Martina si è buttata da sola da una finestra dopo una delle più belle serate delle sua vita. Hanno detto che quei due, quelle rumente (spazzatura in genovese, ndr) che hanno mentito fino all’ultima udienza, non c’entrano niente. È sconvolgente, è la fine del mondo. Ma io e Franca siamo forti, denunceremo ovunque questa enorme ingiustizia».

I genitori di Martina sono devastati dal dolore. Una volta in più, dopo ieri, se fosse possibile. La Corte deve spiegare perché Martina si sarebbe suicidata.

«Ora la corte ci dice che il fatto non sussiste, quindi che si è buttata da sola. Ci dimostrino, allora, che Martina era drogata, o ubriaca, tutte cose orribili che abbiamo sentito durante il processo. Perché un gesto del genere altrimenti è inspiegabile».

Il signor Rossi annuncia ricorso in Cassazione.

«E noi oggi prendiamo un treno e andiamo in tutte le più importanti trasmissioni a raccontare chi era Martina. In questi nove anni in aula hanno detto che era una ragazza triste e malata, invece era solare, allegra, piena di vita. Lo deve sapere il mondo intero, anche se lei era il contrario di tutto questo, avrebbe solo voluto vivere la sua vita in pace, senza riflettori».

E sui due imputati assolti.

«Anche in queste udienze di appello si sono contraddetti, hanno detto un sacco di bugie su Martina e su quella notte. Ma come, se davvero una ragazzina vuole buttarsi giù dal sesto piano non provi neanche a fermarla? E poi le telecamere della questura di Genova che li avevano ripresi mentre sbirciavano il fascicolo di indagine, e su Facebook avevano scritto “Abbiamo lasciato il segno”».

Il papà di Martina parla dello Stato, della sua fiducia nella giustizia.

«Non sono un ingenuo, non è che mi aspettassi tutta questa giustizia. In cuor mio però contavo sul fatto che almeno una qualche responsabilità venisse riconosciuta. Che non si dicesse mai più che Martina si era suicidata. Così, invece, lo Stato non ha saputo trovare il responsabile per la morte di mia figlia, e ha pure gettato fango su di lei. Così è troppo, è un carro armato che ci passa sopra, che ci travolge. Ora non c’è niente, Martina non c’è più e anche la giustizia non c’è più».

E ricostruisce quanto emerso dalla sentenza di primo grado. Ricostruisce la terribile serata in cui sua figlia è stata uccisa.

«Dicono che quella notte a Maiorca qualcuno deve aver tolto i pantaloncini a Martina con violenza. Dicono che nella camera con lei c’erano soltanto Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, che lei provò a reagire e che dopo aver graffiato Albertoni ha provato a fuggire dal balcone ed è caduta. Ora arrivano dei giudici e raccontano che tutto questo non è mai esistito, che Martina era in una camera con due fatti e strafatti ed è volata giù da sola in mutande. No, Martina era felice, aveva ballato in discoteca e aveva conosciuto un ragazzo, Mattia, che le piaceva. Il suicidio non esiste, sconvolge la logica, è solo fango».

 

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