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L’Istat dà i numeri della strage: nord devastato, a Bergamo mortalità a +568%

Il dato nazionale sul coronavirus dice 25.000 morti in più rispetto alla media degli ultimi 5 anni. Sud salvo: addirittura il tasso diminuisce in molte province “grazie” al lockdown

L’Istat dà i numeri della strage: nord devastato, a Bergamo mortalità a +568%

Il nord falcidiato dal coronavirus comincia a prendere una forma statistica. La forma di un’ecatombe. L’Istat certifica che dal 20 febbraio, data del primo decesso per Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata, fino al 31 marzo i decessi passano da 65.592 (media del periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. 25.354 morti in più. Di questi il 54% è costituito dai decessi con diagnosi Covid-19 (13.710). Ma proprio l’Istat precisa che a causa della forte concentrazione del fenomeno in alcune aree del Paese, i dati riferiti a livello medio nazionale ‘appiattiscono’ la dimensione dell’impatto della epidemia di Covid-19 sulla mortalità totale.

Si tratta della prima volta che l’Istat diffonde questa informazione, riferita a un numero molto consistente di comuni: 6.866, l’87% dei 7.904 complessivi. L’ampia base dei dati, relativa all’86% della popolazione residente in Italia, consente di valutare gli effetti dell’impatto della diffusione della malattia da coronavirus sulla mortalità totale, per genere ed età nel periodo iniziale e di più rapida diffusione del contagio: marzo 2020.

A livello medio nazionale si osserva una crescita del 49,4% dei decessi, in generale. Il 91% dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale si concentra nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia: 3.271 comuni, 37 province del Nord più Pesaro e Urbino. Nell’insieme di queste province, i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019. Se si considera il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, i decessi sono passati da 26.218 a 49.351 (+23.133); poco più della meta’ di questo aumento (52%) è costituita dai morti riportati al Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 (12.156).

Ma all’interno di questa “zona nera” le province più colpite dall’epidemia hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane, con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020, rispetto al marzo dei precedenti quattro anni, a tre cifre: Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%).

Al sud i decessi del mese di marzo 2020 sono addirittura inferiori dell’1,8% alla media del quinquennio precedente. Il motivo, probabilmente, è che la lieve incidenza statistica della Covid-19 è stata controbilanciata dagli effetti dell’immobilità.

L’eccesso di mortalità più consistente si riscontra per gli uomini di 70-79 anni: i decessi aumentano di circa 2,3 volte tra il 20 febbraio e il 31 marzo; segue la classe di età 80-89 (quasi 2,2 volte di aumento). L’incremento della mortalità nelle donne è invece più contenuto per tutte le classi di età.

L’analisi combinata dei dati di mortalità giornaliera Istat con i dati della Sorveglianza integrata dell’Iss ha evidenziato che la mortalità “diretta” attribuibile alla Covid-19 (in individui con diagnosi confermata), nel primo trimestre 2020 è stata di circa 13.700 decessi.

Ma ce ne sono altri 11.600 circa per la quale possiamo, con i dati oggi a disposizione, solo ipotizzare una mortalità associata alla malattia (quindi decessi in cui non è stato eseguito il tampone).

Il dato impressionante è che confrontando i decessi, totali e per Covid-19, del 2020 con i decessi del marzo 2017 si nota che, fin dall’inizio di marzo, nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia, il numero di morti da Covid-19 è superiore a quello registrato nel 2017 per altre malattie come il diabete, le demenze e la malattia di Alzheimer. A metà dello stesso mese il numero di morti Covid-19 supera i decessi causati dall’insieme delle malattie respiratorie e dei tumori. In poco più di venti giorni i decessi quotidiani riportati alla Sorveglianza integrata Covid-19 arrivano a superare il numero giornaliero di morti complessivi del marzo 2017.

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