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Giacomo: «Ho fatto gli aperitivi di #Milanononsiferma, poi mi sono ammalato. Ho avuto paura»

Giacomo Poretti al CorSera: «Avevo l’angoscia di dover andare in ospedale. Ho fatto l’infermiere, lo so cos’è una terapia intensiva. Mi sono guardato Italia-Francia credo 27 volte e ho vinto con l’Inter almeno 53 Champions» 

Giacomo: «Ho fatto gli aperitivi di #Milanononsiferma, poi mi sono ammalato. Ho avuto paura»

Il Corriere della Sera intervista Giacomo Poretti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Anche lui si è ammalato di coronavirus. Adesso sta bene, da cinque settimane non ha più sintomi, ma la paura provata è stata forte.

«Andavo a letto alla sera con la febbre e l’angoscia di dover andare in ospedale. Perché io che ho fatto l’infermiere lo so bene cos’è una terapia intensiva…».

Racconta che, a rassicurarlo, è stata la presenza nel suo palazzo di alcuni medici.

«Mi hanno fatto sentire protetto. Anche se tutti ripetevano: “L’importante è che tu non abbia problemi a respirare”. E così avevo quest’angoscia del respiro che mi assaliva soprattutto alla sera».

Da ex infermiere dice di essere stato colpito soprattutto dal cambiamento di percezione degli ospedali da parte delle persone.

«Mi ha colpito come questa vicenda ha fatto cambiare anche la nostra percezione dell’ospedale: di solito vai all’ospedale e lo vedi comunque come un posto sicuro. Invece in quei giorni l’ospedale pareva diventato l’anticamera di una cosa orribile e dovevi sperare di non arrivarci».

Insieme a lui si sono ammalati anche la moglie, in forma lieve, e il figlio, asintomatico.

«Io mi sono chiuso nel mio studio, dopo la fase acuta ho cominciato ad uscire ogni tanto stando molto lontano da loro ma ero così fiacco che non riuscivo a svitare la moka».

Le giornate passavano dormendo e guardando la tv.

«Mi sono guardato Italia-Francia credo 27 volte e ho vinto con l’Inter almeno 53 Champions…».

Parla dei progetti futuri, del canale Youtube aperto con Aldo e Giovanni per tenersi compagnia e del futuro di Milano.

«Difficile dire come ne usciremo e nessuna delle scuole di pensiero diffuse mi convince fino in fondo. Di certo il Covid ha minato le nostre certezze e la superbia di chi pensava di poter controllare tutto. Milano non è una città superba. E una città fatta di persone operose, innovative e generose e si è meritata tutto quello che ha avuto. Certo, all’inizio anche io facevo gli aperitivi di #Milanononsiferma. Ma abbiamo dovuto fermarci e troveremo una strada per ricominciare».

 

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