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Gol e saluto militare, così Dybala “scherza” con Demiral sulla tragedia umanitaria in Siria

“Era solo uno scherzo”, così il campione della Juve svilisce le implicazioni politiche di un gesto d’appoggio all’attacco militare all’etnia curda. Dimostrando di essere solo un ragazzino che gioca a pallone

Gol e saluto militare, così Dybala “scherza” con Demiral sulla tragedia umanitaria in Siria

Paulo Dybala è argentino. E ieri dopo il gol all’Atletico ha accennato un saluto militare a Demiral, in panchina. Demiral quel gesto lo aveva orgogliosamente mostrato al mondo, come tutti i suoi compagni di nazionale turca, in segno di “solidarietà” ai propri militari impegnati dallo scorso 9 ottobre nell’invasione della Siria del NordEst, il Rojava, una zona occupata dall’etnia curda. Al netto dell’indignazione internazionale, consumatasi in poche ore, non passò inosservato: l’Uefa il 15 ottobre scorso aprì un’inchiesta disciplinare sulla federcalcio turca, scatenando la reazione di Erdogan che parlò di iniziativa “discriminatoria e ingiusta, perché è un diritto naturale dei nostri sportivi salutare i soldati dopo una vittoria. Gli sportivi che rappresentano il nostro Paese all’estero sono soggetti a una campagna di linciaggio”.

Tutto ciò Dybala l’ha ridotto ad “uno scherzo”:

“Con Demiral ci scherziamo sopra. Niente. Non voleva trattarsi di nessun messaggio”.

Dimostrando una superficialità persino peggiore di una eventuale consapevolezza politica. Buttato così in pasto alle telecamere della Champions, quell’accenno di saluto militare al difensore turco, orgogliosamente nazionalista, ha preso subito le sembianze di una “solidarietà alla solidarietà” alla guerra turca in Siria. Un modo per dire al compagno – al centro delle polemiche – “sono con te”. E invece… “era solo uno scherzo”.

Dybala è un nazionale argentino. Gioca nella Juventus, non nel Borgorosso. Fa gol in Champions contro l’Atletico Madrid, non il lunedì al calcetto con i colleghi d’ufficio. E non si pone alcun problema di impegno civile, di visibilità pubblica, anche fosse solo per un tornaconto personale, per evitare un eventuale danno d’immagine. No. Lui scherza con l’amico. Svilendo un gesto che, a questi livelli di notorietà e sovraesposizione mediatica, ha implicazioni fortissime.

Scherza sull’attacco militare ad un’etnia, in un territorio martoriato da oltre un decennio di guerra civile. Dimostrando una volta di più che i calciatori, anche i più famosi – soprattutto i più famosi – sono solo dei ragazzini che giocano a pallone, spesso con un’istruzione sotto il livello della decenza. Quando lo fanno benissimo, gli si attribuiscono ruoli e importanza sociale che non gli competono, e che in moltissimi casi dimostrano di non saper gestire.

I nazionali turchi, anche e soprattutto quelli “italiani”, da Calhanoglu a Under, hanno usato quel gesto, il saluto militare ostentato in campo come sui social, per veicolare un messaggio politico molto ben definito e pesante. Demiral, l’amicone con cui scherza sorridente Dybala, è uno che, pubblicando una foto in cui un soldato di Ankara assiste una bambina, aveva scritto:

“La Turchia ha 911 chilometri di confine con la Siria. Questo è un corridoio di terroristi. Il Pkk e l’Ypg sono stati responsabili della morte di circa 40mila persone, incluse donne, bambini, neonati. La missione della Turchia è quella di prevenire la creazione di un corridoio del terrore sui nostri confini meridionali e di riportare due milioni di siriani in territori sicuri”.

I club di appartenenza, Juventus in testa, hanno imboccato la via dell’ignavia, lasciando liberi i propri tesserati di contravvenire persino alle regole dell’Uefa (che esplicitamente proibiscono provocazioni politiche), senza – figurarsi – entrare nel merito delle questioni sollevate. Nel caso di Demiral l’unico intervento pubblico al riguardo fu firmato da un ex giocatore, Claudio Marchisio, che aveva ritwittato un post del giornalista Corrado Formigli:

“I curdi erano gli eroi che hanno sconfitto l’Isis. Ora Erdogan occupa la loro terra. Possiamo voltarci dall’altra parte?”.

Ecco su cosa ha “scherzato” Dybala. Ecco a cosa ha ridotto inconsapevolmente il campione argentino della Juventus una tragedia umanitaria internazionale: un trenino simulato, un balletto vicino la bandierina, una mano all’orecchio o un violino mimato… La nuova frontiera dell’inconsistenza morale: festeggiare un gol col saluto militare. Per scherzo.

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