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Nicoletti: «Le plusvalenze stanno creando una bolla nel calcio italiano»

Su Repubblica l’ex subcommissario della Lega Serie A: «I club sono sempre più indebitati. Oggi il calciatore è una voce di bilancio, ma i bilanci non fanno gol»

Nicoletti: «Le plusvalenze stanno creando una bolla nel calcio italiano»

Conta più il giocatore della squadra

I nostalgici si lamentano che i calciatori non si immedesimano più nei club per i quali giocano e che non ci sono più le bandiere. Gli innovatori, talvolta presunti, osservano che è una inevitabile evoluzione del mondo dello sport. Le analisi sociologiche dicono che le nuove generazioni si sentono spesso più legate a un singolo giocatore che ai colori di una squadra.

Paolo Nicoletti – avvocato, subcommissario Figc nel 2006 e da 2017 al 2018 vice commissario della Lega Serie A – ha scritto oggi un articolo per Repubblica in cui analizza i nuovi fenomeni legati ai calciatori e al senso di appartenenza ai club e alle maglie. Ben venga Conte, ex Juve, se può far rinascere l’Inter

gli interessi finanziari hanno un impatto sempre maggiore e finanche il fantacalcio presuppone conoscenze economiche pari a quelle sportive. Con un paradosso: nel fantacalcio il valore dei giocatori è legato alla prestazione sportiva più di quanto accada nel mercato reale dove il rapporto fra il valore del giocatore e la sua performance sembra talvolta perdersi.

Più importanti i bilanci e le plusvalenze dunque che il reale valore espresso sul campo nella valutazione delle società per gli eventuali acquisti. Cosa che è emersa anche per la trattativa portata a termine dal Napoli per Manolas che ha approfittato della necessità della Roma di vendere entro il 30 giugno.

Un gioco che, secondo Nicoletti fa riflettere sul fatto che «vi sia una bolla che maschera il reale stato di “benessere finanziario” del nostro calcio»

A conferma di ciò, è sufficiente osservare che in parallelo all’incremento delle plusvalenze si assiste ad un incremento dell’indebitamento. Il dato evidenzia un aspetto delicato della contabilità legata ai calciatori: quando il valore di un giocatore è determinato attraverso lo scambio con un altro giocatore si ha un aumento “formale” dei ricavi, senza che tale aumento generi liquidità.

Ne è un esempio lampante De Ligt trattato dalla Juventus come Messi e Neymar. È prassi oramai per i club scegliere quale giocatore comprare, o vendere, anche in base alla politica degli ammortamenti e al rapporto costi-ricavi, dimenticando troppe volte di valutare l’effettiva utilità dell’atleta rispetto al progetto. Tanto che, ricorda Nicoletti

persino i tifosi esultano alla realizzazione di una plusvalenza tanto quanto alla realizzazione di un gol.

Si distorce il calcio, lo scopo del gioco che è quello di vincere e fare spettacolo, mettendo in prima linea gli interessi economici e le battaglie di mercato, trasformando i giocatori da bandiere di una squadra a poste contabili. Il rischio è quello di dimenticare che come diceva Cruyff alla domanda su come si batte una squadra più ricca

“I’ve never seen a bag of money score a goal”, non ho mai visto un sacco di soldi segnare un gol.

“Dovremmo tutti convincerci – conclude Nicoletti – c he è ancora più improbabile che a segnare un gol possa essere una posta di bilancio».

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