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Ali eguaglia Mennea: «Sono stato fermo un anno, se non gareggio dopo un po’ impazzisco»

Nei 100 metri, 10 secondi e 01. Al Messaggero: «Non riuscivo a trovare continuità. Tra i giganti, mi sento quello nuovo. Europei di Roma? Saprò cosa fare, sono sereno».

Ali eguaglia Mennea: «Sono stato fermo un anno, se non gareggio dopo un po’ impazzisco»
Screenshot da YouTube

Chituru Ali ha eguagliato il tempo di Pietro Mennea nei 100 metri di 10”01 durante la prima tappa del World Continental Tour. L’intervista al Messaggero dell’atleta classe 99 di Como.

Ali: «Ho ancora tanto da dimostrare. Agli Europei saprò cosa fare, sono sereno»

Si aspettava una prestazione del genere?

«La prima cosa che mi è venuta in mente è stata: grazie a Dio non erano 60 metri. Sono partito molto piano ma poi ho cambiato passo».

Cosa prova nell’aver eguagliato il tempo di Mennea?

«Tra i giganti, mi sento quello nuovo, che ha ancora tanto da dimostrare. Sono stato fermo un anno [lesione al tendine] e ho avuto poco tempo per dimostrare la mia velocità. I 100 metri mi piacciono tanto, più dei 60. Vorrei in futuro fare qualche uscita nei 200, ma adesso penso ai 100. Gareggerò d’ora in avanti con più frequenza: mancano 90 giorni alle Olimpiadi e non ho ancora il minimo richiesto».

Cosa le è successo l’anno scorso?

«Ricominciare ad allenarmi dopo l’infortunio è stato un casino. Tra alti e bassi non riuscivo mai ad avere continuità. Se non gareggio, dopo un po’ impazzisco. La gara per un atleta è vita: non ci si può allenare senza competere. Una cosa difficilissima è non avere fretta. Bisogna procedere step by step, secondo i tempi che ti dà il corpo. Mi ci è voluto un anno, avrei preferito di meno».

Come vive l’attesa agli Europei di Roma? [7-12 giugno]

«Con serenità e soprattutto con consapevolezza. So esattamente come muovermi; non è la prima volta che faccio gli Europei, ci arrivo con un’altra testa».

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A Sportweek aveva dichiarato:

«La scelta di trasferirmi, di lasciare Roma e l’Italia, di cambiare allenatore, era stata dettata in primis da motivazioni di carattere sportivo. Ma è ovvio che le incognite fossero tante in generale. Il tempo, però, è volato, mi sembra di essere arrivato ieri. Ho potuto fare solo quel che più mi piace, senza dividermi in tanti rivoli. Sono tornato in contatto con me stesso, con il vero Marcell, non con quello che si convince che vada sempre tutto bene, ma con quello che sa dirsi la verità».

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