Al 90esimo il gol di Facchetti che nessuno vide, nemmeno l’avvocato Prisco, e l’allusione di Juliano. L’anno dopo, perdemmo ancora: 3-2
I Napoli di Vinicio e Pesaola
Ciak, si gira. “A Milano quando c’è la nebbia i milanesi non vedono” dice Mario Castellani, la storica spalla del Principe De Curtis. E Totò risponde “Ma come si fa a vedere a Milano se c’è la nebbia?”. Peppino De Filippo, di rimando, aggiunge “Quella non è una cosa che si può toccare”. E poi altre dissertazioni sul clima che i fratelli Caponi troveranno a Milano in uno dei film che non ci stancheremo mai di vedere, “Totò, Peppino e la malafemmina”. Questa è la premessa di due gare che il Napoli giocò con l’Inter in due campionati consecutivi, alla vigilia di Natale. La nebbia c’era, eccome se c’era ma il panettone lo mangiarono solo gli interisti, faticando non poco in entrambi i casi. Oggi si chiamano “aiutini”, chissà come si chiamavano all’epoca.
21 dicembre 1975, Inter-Napoli 2-1
Il Napoli ha appena conquistato la vetta della classifica dopo la storica vittoria di Roma con la Lazio ma è reduce da un inatteso pari interno con l’Ascoli, partita terminata a reti inviolate con dieci giocatori ascolani a proteggere il portiere Grassi. Incidente di percorso, la squadra è in forma, gioca bene, il calcio di Vinicio è stato mandato giù a memoria ma gli azzurri si presentano a Milano senza le due punte titolari: Braglia e Savoldi, assenti per infortunio. Il tecnico brasiliano deve, così, varare una formazione con un trio d’attacco formato da Massa, Sperotto e Boccolini. Chi va a pungere la difesa nerazzurra sono, però, i primi due poiché l’ex brindisino funge da raccordo col centrocampo e ha il potere di svariare tra le linee avversarie con la sua buona tecnica.
C’è aria di festa (il campionato riprenderà solo il 4 gennaio), il Napoli scende in campo col piglio giusto, si sente una “grande” e vuole mantenere la testa della classifica. La gara inizia in un pomeriggio di freddo pungente e per tutto il primo tempo la visibilità è discreta, l’arbitro Menegali non pensa che ci possano essere problemi a portarla a termine. È una di quelle partite che oggi, nel primo pomeriggio, iniziano già con i riflettori accesi, tanto per gradire. Attacchi da una parte e dall’altra, la gara si gioca a viso aperto. Sperotto non è Savoldi ma fa del suo meglio, attacca la profondità, si lancia sui palloni come un forsennato e va anche vicino al gol. Anche gli attacchi interisti sono incessanti ma il Napoli risponde colpo su colpo alle iniziative degli avversari. Si ha la sensazione che la gara possa essere sbloccata da un momento all’altro.
E chi poteva farlo, se non due fuoriclasse, due vecchi marpioni, come Mazzola e Boninsegna? Il primo entra in area, si libera in modo molto sospetto di Orlandini ed effettua un cross sul quale si avventa, con i suoi artigli da rapace, “Bonimba” che in girata beffa da pochi passi l’incolpevole Carmignani. La gara non cambia il suo andamento nella ripresa, anzi gli azzurri, in maglia bianca da trasferta, attaccano e chiudono l’Inter nella sua area sfiorando il gol con un colpo di testa di Juliano. Poco dopo è lo stesso capitano a costringere al fallo Facchetti appena fuori dai 16 metri. Sulla punizione di Esposito “Totonno” colpisce in rete e pareggia con una visibilità che sta diminuendo già a vista d’occhio.
La sostanza del match non cambia quando un Bruscolotti particolarmente affaticato lascia il campo a Vavassori che rientra dopo il brutto incidente di Genova che lo ha tenuto lontano dai campi di gioco per più di un anno. Quando tutti sembrano accontentarsi del pareggio e l’arbitro cerca di intravedere i giocatori tra la foschia, col fischietto in bocca pronto a decretare la fine, ecco la beffa finale. Dal nebbione sbuca Facchetti che spara una bordata in stile oratorio vanamente contrastato da Vavassori. Carmignani è battuto, Inter in vantaggio.
Dai racconti fatti dopo questo gol fantasma si è aperta poi una vera e propria “letteratura sportiva”, un episodio ripreso recentemente anche nel libro di Gianfelice Facchetti il figlio dell’autore di quella rete al ’90. La maggior parte degli spettatori non vide niente, si sentì solo un boato, qualcuno vide la rete muoversi ed esultò. Peppino Prisco, storico dirigente nerazzurro, riferì poi che, secondo lui, il boato poteva essere anche stato quello dei numerosi napoletani presenti allo stadio. Lui non aveva assolutamente visto né Facchetti tirare, né il pallone partire e né quando la sfera entrò in rete. La beffa fu oltremodo atroce quel giorno quando un fotografo riuscì ad immortalare un netto fallo di mano di Giubertoni in area interista con Massa pronto ad intervenire. In quella occasione l’arbitro Menegali chiuse gli occhi e forse anche la sua coscienza. E Juliano chiosò, in sala stampa: «Abbiamo fatto un bel regalo di Natale all’Inter. E non fatemi dire altro…».
19 dicembre 1976, Inter-Napoli 3-2
Un anno dopo il calendario ripropone, sempre alla decima giornata, il match di San Siro. “La nebbia agli irti colli piovigginando sale e sotto San Siro urla e biancheggia il ciel….” la poesia, la parodia, come un refrain, ti entra in testa anche in quest’occasione quando per radio ci raccontano che la partita inizia ma c’è il rischio che possa ripetersi il finale dell’anno precedente. In realtà il campo è fradicio d’acqua con tantissime pozzanghere, piove e la nebbia fa capolino qua e là. Ci facciamo il segno della croce e speriamo soprattutto in un risultato diverso perché la Fede è Fede e intossicarsi il Natale significa dover attendere l’anno nuovo per la riabilitazione. Da una parte non ci sono più Boninsegna, dato alla Juve perché considerato a fine carriera, e Giubertoni, andato in “pensione” a Verona. Sulla panchina c’è sempre lui, Beppe Chiappella, che quando vede il Napoli è combattuto tra il ricordo degli anni belli trascorsi sotto le pendici del Vesuvio e la voglia di riscatto.
Dalle nostre parti non c’è più Vinicio ma “Petisso” Pesaola ed in campo ci sono i neo acquisti Vinazzani e Chiarugi per il quale questo con l’Inter diventa una sorta di derby, lui che ne ha giocati tanti con la maglia del Milan. In 18 minuti i nerazzurri annichiliscono il Napoli con una partenza sprint, prima Muraro e poi Oriali, due bestie nere di Partenope, vanno a segno e portano i padroni di casa sul doppio vantaggio approfittando anche di due errori della retroguardia napoletana. Molto dubbio il secondo gol: Oriali era di almeno un metro in fuorigioco. Lo giurano in coro tutti i giocatori napoletani nel dopo partita. Due minuti dopo, però, agli azzurri viene concesso un rigore che Savoldi non sbaglia. La gara si riapre e le azioni si susseguono da una parte e dall’altra in cerca del definitivo KO per l’Inter o del pari della speranza per il Napoli.
Nulla cambia, però, fino a dieci minuti dalla fine quando la partita vive di un’altra fiammata. Segna prima Muraro e dopo due minuti Vinazzani, con un potente bolide di destro, la riapre. Vani i tentativi di pareggiarla e di non intossicare struffoli e capitone ai tifosi azzurri. Finisce 3 a 2 per l’Inter e la maledizione di San Siro diventa un incubo da tregenda. Ed allora ci piace pensare che tutte le preghiere dei tifosi iniziarono con un “Madonna mia, l’anno prossimo, prima di Natale, non ci mandare un altro Inter-Napoli!”