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Inter-Napoli amarcord: il duello feroce tra Boninsegna e Panzanato

Il ricordo di un tempo lontano, di un gioco duro e indimenticabile. La sfida tra Boninsegna e Panzanato si sublimò a Milano, era Inter-Napoli 1970/71.

Inter-Napoli amarcord: il duello feroce tra Boninsegna e Panzanato

Record delle squalifiche

Si sarebbero giocata la leadership sul filo di lana ma nessuno avrebbe vinto alla fine. Perfetta parità, nove per parte, nessun vincitore, nessun vinto. Dino Panzanato da Venezia e Roberto Boninsegna da Mantova sono i due giocatori italiani che comandano ancora una classifica strana e particolare, quella delle giornate di squalifica ricevute dopo comportamenti scorretti in campo. Una classifica che non viene aggiornata da 50 anni, sono loro che, con la loro condotta, restano i primatisti assoluti di un record e difficilmente saranno scalzati. Primato eterno, primato eterno mio, come farebbe il calcio d’oggi a rinverdire i “fasti and furious” anni ’60 e ’70? Anni in cui i giocatori erano selvaggi e sentimentali, si picchiavano in tutte le zone del campo, si dicevano paroline cari e dolci ( ? ) nelle orecchie e non stavano a guardare il fallo in più o la spinta poco fuori dell’area.

Accorgimenti che oggi si fanno ancora ma, in virtù della presenza di televisioni e telecamere ovunque, squadra di arbitri e Var compreso, in misura minore. Vuoi mettere quando non c’erano decine di occhi a guardare e a riprendere? Brutti, sporchi e cattivi, sembra un film di Sergio Leone. Sì, erano così, quei giocatori e ci mettevano l’anima e sbroccavano, talvolta andavano fuori di testa come se giocassero nelle serie minori invece che nel massimo campionato italiano.

Roberto e Dino

Roberto Boninsegna, detto “Bonimba” perchè sotto porta era esplosivo e preciso, uno che in carriera ha segnato 280 gol, ha fatto due Mondiali, vinto tre campionati, capocannoniere con 24 reti in un torneo a 16 squadre, è stato un’icona dell’Inter ma la maxi squalifica la beccò quando era ancora nel Cagliari, due anni prima che passasse al Biscione nerazzurro. Era il 31 dicembre del 1967 ed il Cagliari, la squadra dove giocava all’epoca in coppia con un certo Gigi Riva, andò a giocare a Varese.

Un difensore deviò di pugno un suo colpo di testa ma l’arbitro Bernardis assegnò un semplice calcio d’angolo. Allora a Boninsegna caddero tutti i freni inibitori e iniziò a dirne di tutti i colori alla giacchetta nera, spintonandolo a più riprese. Insultò, dunque, pesantemente prima il direttore di gara e poi il guardalinee e fu logicamente espulso. Risultato? 11 giornate di squalifica, poi ridotte a 9.

Dino Panzanato, detto “Titta” per la balbuzie che lo contraddistingueva e che lo faceva apparire come un timido giocatore quando parlava coi compagni ed in pubblico. Invece era un leone in campo, uno che martellava forte il centravanti avversario, uno che si trasformava come un personaggio dei fumetti. Stagione 1968-69, 1 dicembre, fuori monta la bufera, gli studenti sono in rivolta, la società sta cambiando. Il pallone racconta che sarà l’ultima di Sivori da giocatore in Italia.

La rabbia fa brutti scherzi

È Napoli- Juventus al San Paolo e ‘El Cabezon’ viene continuamente insultato e provocato dai suoi ex compagni bianconeri. Ad un certo punto si scatena una maxi rissa e Panzanato, a cui i ‘marron glaces’ erano girati parecchio per il comportamento dei bianconeri in campo, si butta dentro a capofitto e inizia a colpire l’avversario Favalli che sta simulando a terra da almeno un paio di minuti. Quando gli avversari stanno provando ad alzare le mani lui ha già sferrato i primi colpi. Cazzotti in campo ma non finisce qui. “Titta” aspetta Sandro Salvadore, il libero della Juve, sulla scaletta che porta agli spogliatoi e gli molla un altro cazzotto in pieno viso. Un uragano, ecco cosa fu Dino Panzanato in quella partita. Risultato? 9 giornate di squalifica.

La cosa curiosa è che il difensore veneto non era nuovo a queste cose. Si racconta che una volta, durante un Vicenza-Padova, lui giocava coi biancorossi ‘mangiagatti’, Crippa gli mette le mani in faccia. Lui reagisce, lo morde e l’avversario deve andare all’ospedale di Vicenza per farsi medicare la mano sanguinante. Un’altra volta, col Napoli, durante un’amichevole in Germania, fu espulso e uscendo dal campo prese a calci un cavallo della polizia tedesca. Eppure Dino non era un selvaggio ma, se perdeva le staffe, era un animale feroce. Tutti i suoi compagni hanno raccontato che, come la coperta di Linus, lui viaggiava solo con un cuscino personale senza il quale non riusciva a dormire. Si sentiva al sicuro solo col ‘suo’ guanciale, lì, nel buio della notte. Perché, fatto giorno, ci pensava lui a rendere dura la vita agli avversari.

La sconfitta di Milano

Questi due giocatori sono stati l’emblema di certo calcio maschio, virile e vero. Combattenti Dino e Roberto, la vostra forza ed il coraggio, l’atletismo e la fisicità, la tecnica e l’astuzia, è tutta concentrata in una foto storica, quella che ritrae il centravanti nerazzurro colpire di testa e Panzanato che allunga la gamba cercando di deviarne la traiettoria. E’ il famoso Inter- Napoli del 21 marzo del 1971. La cena delle beffe, scherzi e burle del destino. Gli azzurri vincevano alla fine del primo tempo con gol di Altafini. Intervallo, una ‘delegazione’ di interisti, capitanati da Mazzola, va negli spogliatoi dell’arbitro Gonella. Parlano, intimano qualcosa, i giornalisti in tribuna, primo fra tutti Peppino Pacileo, senza sapere di questa ‘incursione’, profetizzano: “Alla prima azione in area del Napoli l’arbitro darà un rigore”.

E così fu. Gonella si inventò un penalty che non aveva visto nemmeno il più accanito tifoso dell’Inter. Batte Boninsegna e fa pareggio. Poi ancora lui, il nano che saltava più in alto di tutti, segna di testa e Zoff fa una mezza papera. Due a uno per l’Inter. È qui, nel raddoppio interista, che Panzanato tentò di contrastare in tutti i modi l’avversario. Non lo toccò, sebbene le foto della partita sembrano mostrare tutt’altro. La verità è che Boninsegna segnò un gol impossibile, si buttò di testa nonostante Panzanato entrasse a gamba alta, anticipandolo di un soffio. Lì il Napoli perse davvero l’occasione del suo primo scudetto.

Oggi Dino Panzanato ha 80 anni e quando gli ricordano Napoli inizia a lacrimare come una Madonnina. Alla città sul Golfo è legato da bellissimi ricordi, in primis il matrimonio. Si sposò nella chiesa di Santo Antonio a Posillipo e nella nostra città ha avuto i due gemelli, Elena e Cristiano che gli impegnano un pò la vita coi nipoti. Nonno Dino ora può dormire sonni tranquilli sul suo cuscino personale.

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