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Il progetto di Renzo Piano: 43 lanterne in ricordo delle vittime del Morandi

In pole due progetti, l’altro è quello di Calatrava. Oggi l’ad di Autostrade Castellucci sarà sentito dai pubblici ministeri di Genova

Il progetto di Renzo Piano: 43 lanterne in ricordo delle vittime del Morandi
Il modello di Renzo Piano

Circa quaranta i progetti presentati ieri al commissario Bucci, lo abbiamo scritto. Due di essi in pole position: quello della cordata Fincantieri – Salini Impregilo – Italferr, ispirato al disegno di Renzo Piano, e quello del gruppo Cimolai, che ha chiamato in causa l’architetto Santiago Calatrava. Sui due progetti vige un riserbo quasi totale, ma alcuni elementi comuni filtrano: il materiale che entrambi propongono di utilizzare è l’acciaio, il tempo di costruzione stimato è di circa un anno, il costo di poco superiore ai 200 milioni di euro, con delle variazioni a seconda dei progetti.

I due progetti in pole position

La Repubblica e Il Secolo XIX si soffermano su entrambi i progetti con dettagli ulteriori.

La cordata che si ispira al disegno di Piano ha ideato un ponte con una struttura essenziale, che ricorda una nave: fondazioni in calcestruzzo e tutto il resto in acciaio; 43 lanterne in ricordo delle 43 vittime del crollo ad illuminare il ponte; 22 campate e 18 pilastri che quasi formano la chiglia di una nave; sotto, grandi spazi verdi, con percorsi pedonali e giardini.

A differenza della Cimolai, per cui è già acquisita la firma dello studio Calatrava, in questo caso non c’è ancora nulla di scritto: non è escluso che Renzo Piano possa essere coinvolto in una fase successiva, se la cordata si aggiudicasse l’incarico.

Il Secolo XIX spiega che invece Cimolai, che ha chiamato in causa Calatrava, ha consegnato quattro progetti. La versione base prevede una classica struttura in appoggio. La seconda versione, un po’ più complessa, segue questo canovaccio ma lo arricchisce con ulteriori elementi. La terza è più impegnativa: un ponte strallato, ossia con una struttura superiore di sostegno, fatta di cavi in acciaio, con gli stralli che ricordano grandi reti da pesca. Il quarto ponte è più ardito e impegnativo: un’infrastruttura ad arco per lasciare, al di sotto dell’impalcato su cui poggia la carreggiata, il maggior spazio libero possibile.

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Uno dei progetti Cimolai

I tempi di realizzazione, per Cimolai, risentono della complessità. Si parte da un minimo di 11mesi per la versione elementare fino ai 19 di quella più impegnativa. I costi seguono la stessa logica, partendo da poco più di 200 milioni, per arrivare sopra i 250. La società si è comunque impegnata a limare tempi e costi, concordando con il commissario ogni dettaglio.

Entrambi i colossi si candidano anche per la demolizione. Cimolai ha indicato tempi diversi a seconda della scelta del ponte che farà il commissario.

Il progetto elaborato dal Codacons

Tra i progetti per la ricostruzione del Ponte Morandi inviati a Bucci – scrive Genova24.it – c’è anche quello elaborato dall’associazione di consumatori Codacons, che prevede l’utilizzo delle parti del viadotto rimaste in piedi dopo il crollo.

L’idea è di recuperare i monconi est e ovest ricostruendo unicamente la parte di viadotto crollata, mediante un ponte strallato, con impalcato a sezione mista, formato da due travi di acciaio tralicciate e soletta in cemento armato collaborante.

Lo schema statico dell’impalcato del ponte strallato è quello di trave continua su appoggi elasticamente cedevoli, costituiti dagli stralli. L’impalcato è inoltre appoggiato su una stilata a V (che divide il ponte strallato in due parti), incastrato su spalla e appoggiato alle estremità opposte esistenti.

Un ponte che – spiegano dal Codacons – sarebbe in grado di garantire piena sicurezza ai cittadini e che, adeguando i circa 700 metri di struttura ancora intatta, potrebbe essere realizzato in tempi brevi, “con risorse economiche inferiori per lo Stato e senza le difficoltà tecniche che presenta una demolizione totale del viadotto”.

Attraverso un sondaggio effettuato online dall’associazione, il 66% dei residenti che hanno risposto alla richiesta di partecipare ha espresso parere favorevole.

La commissione di esperti

Il Secolo XIX e La Repubblica Genova si soffermano sulla composizione della commissione di esperti che valuterà le proposte arrivate ieri per la ricostruzione e demolizione del Morandi.

Ecco i nomi. Enrico Bona, architetto ed ex docente di Progettazione architettonica dell’Università di Genova. Stefano Pinasco, dirigente del Comune, direttore del settore infrastrutture e difesa del suolo. Pietro Croce, pugliese, docente di Tecnica delle Costruzioni all’università di Pisa, esperto nella costruzione di ponti, già membro dell’equipe di periti che ha coadiuvato il Comune subito dopo il crollo. Gianni Bartoli, ingegnere e docente di Tecnica delle Costruzioni all’Università di Firenze. Diego Carlo Lo Presti, associato di Geotecnica a Pisa. Mario Manassero, docente del Politecnico di Torino esperto di geotecnica. Sergio Scanavino, segretario generale dell’Istituto italiano della saldatura che ha sede a Genova.

I membri del collegio svolgeranno il loro lavoro a titolo gratuito, salvo rimborso spese – spiega l’edizione genovese della Repubblica – alle riunioni potranno assistere in qualità di testimoni i due subcommissari o persone da loro delegate.

Il giorno di Castellucci

Questa mattina, al nono piano di palazzo di giustizia, Giovanni Castellucci, ad di Autostrade indagato per il crollo del 14 agosto, sarà sentito dai pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno.

Nei giorni scorsi il suo avvocato difensore Paola Severino aveva chiesto che fosse interrogato in una sede“protetta”, lontano dai clamori mediatici. La richiesta, però, non è stata accolta dai magistrati: “Castellucci entrerà ed uscirà dalla Procura passando per l’ingresso principale, come hanno fatto tutti gli altri indagati”, fanno sapere da ambienti vicini ad Autostrade.

Prima di Castellucci sono state sentite 15 persone, su 21 indagati. La maggior parte di loro ha fatto scena muta davanti ai pm.

Gli unici a parlare sono stati il direttore della prima divisione generale del ministero delle Infrastrutture, Bruno Santoro, il dirigente della quarta divisione, Giovanni Proietti e Mario Bergamo, ex direttore delle manutenzioni di Aspi.
Uno degli ingegneri di Spea, la società che si occupa dei monitoraggi e delle manutenzioni, Massimiliano Giacobbi, aveva fatto scena muta all’interrogatorio, ma nei giorni successivi, dopo avere visto le contestazioni, ha chiesto di ripresentarsi dai magistrati per parlare.

Dopo Castellucci, verranno convocati l’ex capo della direzione generale del Mit, Mauro Coletta, il suo successore Vincenzo Cinelli, e poi il provveditore alle opere pubbliche di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Roberto Ferrazza, e il capo ufficio ispettivo territoriale Carmine Testa. Per loro non sono state ancora fissate le date.

Sfollati, il rebus dei rimborsi

Gli sfollati guidati da Franco Ravera hanno finalmente ottenuto un appuntamento, per lunedì prossimo, per sapere in che modo saranno ripartiti gli indennizzi previsti dalla legge tra inquilini residenti e proprietari non residenti (previsti dall’articolo 1 bis comma 2 del decreto Genova).

Il Comune ha chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato che comunicherà il responso nel corso di un’assemblea generale in programma, sembra, al teatro della Gioventù. Lo riporta Il Secolo XIX.

Lunedì si cominceranno a sciogliere anche altri nodi, come quelli relativi alle operazioni per la cessione degli immobili degli sfollati.

Naufraga la raccolta firme di Grazia Torrielli

Sembrerebbe già naufragata la raccolta firme per chiedere che la ricostruzione del ponte sia affidata ad Autostrade lanciata da Grazia Torrielli, bersagliata per tutto il giorno su Facebook da un fuoco incrociato di critiche e attacchi di ogni tipo. “In molti hanno già cancellato la loro firma dalla petizione – spiega il presidente del Civ di Certosa, Greco – anche perché avevano aderito sulla fiducia senza neanche sapere di cosa si trattasse”.

“Mai ricevute le scuse di Autostrade”

A Genova nel cuore ha parlato, ieri, il comitato dei familiari delle vittime del crollo, tramite Egle Possetti, che il 14 agosto ha perso la sorella e i due nipoti di 16 e 12 anni: “Vogliamo che nessuno mai più provi un dolore del genere. Questa è una ferita aperta, una ferita immensa”, riporta Primocanale.

Ciò che fa più male ai familiari delle vittime, è l’assenza di comunicazioni da parte di chi doveva gestire e monitorare quel tratto di strada: “Da Autostrade per l’Italia né io né gli altri parenti delle vittime abbiamo mai ricevuto una lettera di scuse o altro – afferma la Possetti – Nessuno ci ha mai contattato. In questi mesi abbiamo vissuto momenti di rabbia e disperazione. Una lettera non ci avrebbe di certo aiutato però non si può non considerare il fatto che chi ha perso la vita stava viaggiando su un ponte gestito da Autostrade”.

In questi oltre tre mesi dalla tragedia sono nate decine di iniziative in ricorso e a favore dei parenti delle vittime, spesso, però, all’insaputa degli stessi: “Vorremmo che ci fosse rispetto nei nostri confronti. Troppo spesso i nomi dei nostri cari che non ci sono più è stato abusato. Di molte raccolte fondi noi non siamo stati nemmeno avvertiti – continua la Possetti – Chi ha perso una casa ha perso tantissimo, lo capiamo, ma noi abbiamo perso per sempre la possibilità di vedere, parlare e vivere al fianco di un parente”.

Il presepe con i monconi del Morandi

Una capanna fatta con i pezzi di cemento, sulla quale incombono i monconi del ponte Morandi. Ci sono anche i palazzi di via Porro, destinati ad essere demoliti. È il presepe allestito da don Valentino Porcile, parroco di Sturla. L’edizione genovese de La Repubblica racconta che ha anche un nome: “Un presepe da demolire il prima possibile”.

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Sulla sua pagina Facebook, il sacerdote annuncia che, quando comincerà la demolizione, anche il suo presepe sarà smontato in modo identico: “Sarebbe stupendo demolire il presepe prima di Natale”.

Il braccio di ferro Calabresi/Di Maio

A “Di Martedì”, su La7, è andato in onda un braccio di ferro sulla libertà di stampa tra il direttore di Repubblica, Mario Calabresi, e Luigi Di Maio.

Il vicepremier aveva attaccato i giornalisti definendoli “infimi sciacalli”, e soprattutto aveva accusato il giornale diretto da Calabresi di prendere soldi pubblici. Accuse che Calabresi definisce false come inventate sarebbero le uscite di Toninelli sulla “storia della proprietà Benetton dentro il gruppo Gedi che edita Repubblica”.

È lo stesso quotidiano a raccontarlo, oggi.

Ci soffermiamo naturalmente sulle accuse inerenti il crollo del Ponte Morandi. Il ministro afferma che Repubblica ha taciuto sul ruolo dei Benetton in Autostrade dopo la tragedia del 14 agosto: “Non è vero – ribatte il direttore – A due giorni dalla tragedia, avevamo sette pagine sui Benetton e la foto di Gilberto”.

Foto da Il Secolo XIX e La Repubblica Genova (online)

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