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Commossi dalla delicatezza della stampa italiana nei confronti di Ronaldo disertore

Non una parola di condanna per il portoghese. Giornalismo da libro Cuore. E noi vittimisti napoletani immaginiamo cosa sarebbe successe se fosse successo a Maradona

Commossi dalla delicatezza della stampa italiana nei confronti di Ronaldo disertore

Se fosse stato Maradona

Ci ha commossi la lettura dei quotidiani italiani. Che per una volta comprendono il dramma interiore vissuto dal povero Cristiano Ronaldo, e di conseguenza della sua Juventus (che tenerezza le parole di Marotta), e comprensibilmente adottano – tutti – una linea morbida nei confronti del comportamento del portoghese che ha disertato la premiazione Uefa dopo aver saputo che sarebbe stato Modric a ricevere il premio come miglior giocatore della passata Champions.

Ora a qualche tifoso del Napoli potrebbe venire in mente cosa si sarebbe scatenato se al posto di Cristiano Ronaldo ci fosse stato un certo Diego Armando Maradona (interviste postume a Mario Merola, denunce degli eredi di monsignor della Casa, richieste di mesi di squalifica), ma sarebbe soltanto l’ennesima riedizione del vittimismo napoletano. Suvvia, la buona stampa ha sempre la schiena dritta. Ci mancherebbe. Ci perdonino i lettori per queste tre righe. E anche Diego per l’accostamento.

La Gazzetta

La Gazzetta addirittura in un editorialino ci tiene a fare sapere che loro hanno votato Ronaldo (e noi che non lo avevamo immaginato eh). Il giurato Alberto Cerruti confessa di “aver preferito Ronaldo a Modric e Salah, perché il neo juventino era stato più decisivo di loro in Champions, visto che questo premio targato Uefa non dovrebbe essere influenzato dal Mondiale”. Passaggi da libro Cuore, “peccato per la Juventus, rappresentata da Marotta e Nedved, che avrebbe applaudito volentieri Ronaldo sotto gli occhi di Florentino Perez”. E per il portoghese un lieve rimbrotto seguita immediatamente dalla giustificazione che anche in altri in passato si sono comportati così: “ma peccato anche che Ronaldo non si sia presentato alla cerimonia, come in passato avevano fatti altri, Messi compreso, che sapevano di non aver vinto”.

Più duro il cronista Piefrancesco Archetti – cui va la nostra solidarietà – che ha concluso così il suo articolo:

Alla fine, tra arrabbiature e polemiche, ci hanno rimesso i tifosi, fra cui molti bambini, che hanno atteso Ronaldo invano per tutto il pomeriggio davanti al Grimaldi Forum. Nella passerella sul tappeto rosso s’innalzava una riproduzione della coppa alta quasi un uomo e mezzo. I tifosi della Juve si erano fermati incantati a toccarla e fotografarla sognanti. Tante le divise bianconere. Già due ore e mezzo prima della sfilata, molti ragazzi e ragazze, insensibili a calura e riflesso, avevano appeso sulle transenne le maglie numero sette. Rimaste senza autografo.

Speriamo per lui che non ci siano conseguenze professionali.

Niente bulloni per Crosetti

Repubblica affida la cronaca a Maurizio Crosetti di solito arguto, finanche abrasivo. Ci saremmo aspettati richiami all’avvitamento di bulloni, invettive per lo schiaffo in pieno volto subito dalla laboriosa e puntuale Torino (chessò un corsivo in omaggio del nobile Piemonte: “Mai un minuto di ritardo in vita nostra”). E invece nulla di tutto questo. Una cronaca senza sbalzi, accorta, molto accorta. Col bilancino. Di quelle che l’indomani l’autore può sempre dire: «Eh ma c’è tutto». Eh sì, c’è tutto. Un virgolettato dietro l’altro. Nemmeno uno slancio. Non una parola sul gesto in sé. Quanto equilibrio. Commovente. Non c’è stato nemmeno il tempo per un passaggio fugace sulla differenza di peso politico tra Real e Juventus. Sarebbe stato francamente irrispettoso di un momento delicato. Eccovi un passaggio.

Di solito il sorteggio di Champions è una lunghissima e noiosa cerimonia, stavolta invece è stata frizzante e acida. Se la Juve si è esposta nel difendere il suo gioiello per un mancato riconoscimento di relativo spessore (mica si sta parlando del Pallone d’oro: a proposito, a questo punto Modric diventa favorito), un motivo ci sarà. Certo, non è come quando Andrea Agnelli attaccò il designatore Collina dopo l’eliminazione al Bernabeu, ma si tratta pur sempre di un direttore generale che esprime amarezza nei confronti del massino organismo calcistico europeo. Se ne riparlerà, forse è solo un modo per far sentire protetto Ronaldo anche se non ha più lo scudo del Real, e comunque CR7 ha appena avuto i riconoscimenti per il gol più bello e come migliore attaccante.

Il Corriere della Sera ha tagliato la testa al toro: ha relegato la vicenda a una breve.

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