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Grazie a De Laurentiis il Napoli non vive più agonie sportive come quella di Totti

Roma mi è parsa secoli dietro di noi. Meglio un presidente che allontana i fantasmi del passato e ostenta il buon andamento del bilancio

Grazie a De Laurentiis il Napoli non vive più agonie sportive come quella di Totti
Aurelio De Laurentiis

La sconfitta dei complottisti

Al termine della stagione calcistica c’è qualche giusto ringraziamento da tributare.

Grazie al campionato che, tutto considerato, pur negli ordinari inciampi di ogni cosa fallibile ed umana, non è mai stato irregolare. Ci ha concesso un match finale vero all’Olimpico e un po’ di inevitabile amaro in bocca da smaltire. Gli arbitri continueranno a sbagliare e i complottisti a gridare alle mani nere dei burattinai. Il calcio seguiterà a vivere nella zona grigia e migliorabile in cui ogni cosa, grosso modo, esiste. Nulla di nuovo, fortunatamente.

Non indulgere nella liste dei record

Grazie al Napoli, ai suoi giocatori e al suo allenatore. Hanno combattuto in una stagione buona, non ancora eccezionale, le cui pregne prime righe aprono alla possibilità di un romanzo articolato in futuro. Si è seminato con dedizione e pervicacia, specie nei tratti difficili in cui la trama sembrava spezzata. Ora tocca a noi non indulgere nella lista dei record – che sono i personaggi dimenticabili di qualunque trama che si rispetti. Prepariamoci a una estate di puro edonismo calcistico, sulla scia del calcio gustato nelle ultime settimane, senza strascichi vittimisti e lutti al braccio. La bellezza paga e arricchisce, come deve, cuori e portafogli.

Viva la sguaiatezza dei fogli contabili sventolati sotto il naso dei tifosi

In ultimo, grazie al presidente Aurelio De Laurentiis, scaltro capitano di fregata. Non lo si deve amare – e come si potrebbe un presidente? Ma ha avuto ragione nella scelta del suo staff, risicato ma valido; di una campagna acquisti, come detto dal primo giorno, quasi perfetta. Ai suoi meriti oggi aggiungo, con un certo personale sollievo, quello di aver ostinatamente allontanato da sé e dalla squadra – a meno di qualche astuta manovra di convenienza – qualunque fantasma del passato, anche a costo di sventolare con qualche sguaiatezza i fogli dei vecchi libri contabili sotto il naso di noi tifosi.

Lo ringrazio perché tramite la sua opera (non certo benevola ma d’interesse) ci ha evitato altre lunghe agonie sportive e di cuore come quelle viste domenica a Roma, città ostaggio da mesi e forse anni del più grande campione italiano della storia.

Le triste festa di Roma

Neppure un allenatore capace, col suo lavoro paziente di autoanalisi, è riuscito a scalfire l’impero del Totti tiranno, il quale – l’ha coraggiosamente confessato – per paura ha rimandato fin dove possibile, e con ogni arma convenzionale o meno, il suo ritiro. È stata la festa delle mamme piangenti, delle famiglie e delle belle mamme italiane e del loro pupo, al centro di una città dal cuore – non solo sportivo – derelitto, che negli anni ha accettato solo chi è stato disposto a piegarsi alla severa e desertificante autorità della storia.

Oggi, di fronte a quella festa triste per un talento puro e padrone, quasi gioisco di questo Napoli adespota, realmente di nessuno. Col passato reciso dai tribunali e i presenti senza autori definitivi, fuggitivi come le magliette azzurre scomparse per una splendida casacca con la fascia. C’è forse da sentirsi fortunati anche delle estati trascorse sui treni amari dei tradimenti, vissuti masticati e trasformati in nuovi talenti, in nuova carne e nuovo sangue. Roma mi è parsa secoli dietro di noi. Almeno per ora.

Buona estate a tutti e forza Napoli sempre.

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