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La Gazzetta: «Caro Viminale, è vero che la polizia non si azzarda a entrare nelle curve?»

La Gazzetta: «Caro Viminale, è vero che la polizia non si azzarda a entrare nelle curve?»

Pubblichiamo una lettera a Franco Arturi sulla Gazzetta dello Sport di oggi. 

Leggo il suo articolo «Gogna davanti ai tifosi: Medioevo allo stadio» poche ore dopo essermi regalato un ottavo di Champions al Camp Nou, dove ho portato uno dei miei figli ad assistere a uno Spettacolo. Non le nego la passione assoluta di tutti noi (da tre generazioni) per il calcio e per una squadra di Milano. Ma il giocattolo, da noi, non funziona più! E allora meglio «giocare» meno, ma con il gioco giusto. Lo Spettacolo dicevo: in campo, di livello assoluto, sugli spalti ancora meglio: centomila tifosi del Barca e del City che incitavano, cantavano, fischiavano e vibravano per la nostra passione. Non un insulto, una tensione, uno sputo, una rissa, men che meno droga, coltelli, bombe carta, lancio di oggetti, bestemmie e gavettoni di urina! Conosco molto bene le curve che occupano gli stadi italiani, sono il motivo primo per cui molta gente come me rinuncia a frequentarli.
M. Sacchi

E stralci della risposta di Arturi

Prima di riprendere il tema, due premesse: 1) nelle curve, oltre che criminali patentati, abitano anche buoni cittadini; 2) i poliziotti che rischiano la loro incolumità per evitare disordini gravi, con uno stipendio ai limiti della dignità, hanno da parte nostra sostegno e convinta ammirazione. Ho ricevuto moltissime reazioni all’articolo cui lei si riferisce. Ne traggo la convinzione di aver colto nel segno, anche se non ci voleva molto: la misura è colma da troppo tempo. 

Ho ricevuto anche reazioni sottotraccia, telefonate informali, all’insegna dello scaricabarile: il dirigente che addossa le responsabilità dell’esposizione alla gogna ai giocatori; il giocatore che rappresenta il pericolo fisico, in mancanza di gesti di genuflessione, di girare per la città, magari con mogli e figli piccoli; l’addetto ai lavori dell’ordine pubblico che ricorda i rischi di un approccio più duro al problema, cioe? vere e proprie guerriglie urbane e vittime potenziali.

Apprendiamo, nelle cronache di questi giorni, che il Ministero s’è innervosito dopo l’ultima gogna: non ne vuole più, guai. Ah, sì? Dopo averle suggerite, di fatto imposte per anni, come qualcuno ha opportunamente ricordato, «per evitare guai peggiori»? Una domanda, gentile Ministro dell’Interno: è vero o non è vero che la sua (e nostra) Polizia non si azzarda a entrare nelle curve che sono di fatto aree di extraterritorialità, abbandonate a un distorto autogoverno? Chi deve assicurare la certezza del posto in uno stadio? C’è forse una implicita trattativa Stato-ultrà, che riecheggia altre ignobili rapporti
(Franco Arturi) 

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