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Bonan e la sua battaglia contro la lingua italianese nel calcio: “giocatore di gamba” e altri orrori

Aldo Grasso sul Corsera si complimenta per la lavagna degli orrori. E aggiunge “clean sheet”: una mostruosità contemporanea

Bonan e la sua battaglia contro la lingua italianese nel calcio: “giocatore di gamba” e altri orrori
Db Milano 12/12/2019 - red carpet trasmissione Tv 'X-Factor' finale / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Alessandro Bonan

Bonan e la sua battaglia contro la lingua italianese nel calcio: “giocatore di gamba” e altre mostruosità

Aldo Grasso (non è la prima volta che lo fa) elogia Alessandro Bonan che i complimenti se li merita, effettivamente è una voce diversa nel panorama televisivo italiano che si occupa di calcio. Fosse meno patinato (o mollichiano, fate voi) e meno schierato a difendere il solito circoletto, sarebbe ancora meglio ma non si può avere tutto nella vita. Siamo pur sempre in Italia. Da un po’, Bonan porta avanti una personale battaglia contro il gergo calcistico attuale che noi definiamo italianese, ossia una storpiatura della lingua italiana: da “giocatore di gamba” a scendere. Aldo Grasso addirittura scomoda Arbasino per la lavagna degli orrori che Bonan mostra la domenica.

Ecco cosa scrive Aldo Grasso nella sua rubrica sul Corriere della Sera:

In attesa che i telecronisti si decidano a parlare di meno (con i bordocampisti, cinque persone per commentare una partita!), a smetterla con le statistiche (c’è Internet, grazie!), a convincersi della verità e dello stupore del silenzio, segnalo un’ottima iniziativa di «Sky Calcio l’Originale», il programma domenicale dedicato alla Serie A, condotto da Alessandro Bonan.

Su una grossa lavagna elettronica, viene segnalato il «vocabolario proibito», quelle parole pigre, gergali, settoriali, criptiche, quelle espressioni piene di frasi fatte, di banalità scambiate per moda, di ubbie scadenti, di fragorose disaffezioni dal godimento semantico. Eccone alcune: «braccetti», «tanta roba», «i quinti», «densità», «orobici», «piattone», «schedulare», «il piede invertito», «un giocatore di gamba», «ragionativo», «touche» (se reiterato) e altre ancora.

Sembra uno di quegli elenchi che Alberto Arbasino stilava come termometro del nostro stato mentale: «La vita bassa, il tanga, l’infradito, le sneakers, il leopardato, il loft, il cool, il web, il mansardato, il Democrat, la Governance, l’Enforcement, il Welfare, la Privacy, il Red, Competition is Competition, oh yes, we can…». Resta il mistero della frase più usata nelle telecronache: «cambia l’inerzia della partita».

Ma se l’inerzia, secondo dizionario, è «stato di inattività, di inoperosità» come fa a cambiare? Forse si fa riferimento alla «forza d’inerzia»? Mistero. Per non parlare di clean sheet? Anni fa (2016), mi era capitato di scrivere un articolo sul «covercianese» (la supposta lingua che si parla a Coverciano nei corsi per allenatore) annotando come i telecronisti e le seconde voci si riempissero la bocca di espressioni tipo «rotazione del tridente di centrocampo», «una scolastica distribuzione», «piede educato», «facilitatore di gioco», «occupare la linea di passaggio», «attaccare lo spazio», «si accontenta del fallo laterale», «a rimorchio» (dicevo: ci vorrebbe Achille Campanile per sventrare queste frasi e traghettarle nel regno del fraintendimento, cioè dell’assurdo).

Giusta la lavagna, tenendo presente però che nella lingua l’uso la fa sempre da padrone. Ancora oggi si usa «bagnasciuga» per «battigia».

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