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Arnaldi: «Non nasco ricco, sono stato obbligato già dai 14 anni a cavarmela da solo»

Al Messaggero: «Vincere a Roma? Certo, tutto è possibile, altrimenti non sarei qui. Io e Sinner abbiamo un gioco completamente differente»

Arnaldi: «Non nasco ricco, sono stato obbligato già dai 14 anni a cavarmela da solo»
Italy's Matteo Arnaldi reacts after the match point against Britain's Cameron Norrie their US Open tennis tournament men's singles third round match at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York City, on September 2, 2023. (Photo by TIMOTHY A. CLARY / AFP)

Il Messaggero intervista Matteo Arnaldi, giovane tennista italiano che vuole alzare l’asticella e vincere gli Internazionali di Roma.

Arnaldi: «Io e Sinner siamo sempre stati magrolini ma con un gioco completamente differente»

«Io sin da piccolo sono sempre stato testardo, convinto su tante cose, in alcune poteva sbagliare ma sono sempre andato per la mia strada, con tanta dedizione al lavoro per migliorarmi».

Se somiglio a Sinner?
«Siamo sempre stati tutti e due magrolini ma con un gioco completamente differente: lui tirava e io “remavo”. Siamo cresciuti insieme perché lui è stato a Bordighera dai 13 anni, abbiamo giocato tanti tornei, lui è arrivato prima, per un periodo ci siamo staccati».

Vincere a Roma?
«Certo, tutto è possibile. altrimenti non sarei qui. In tutti i tornei penso che posso vincere. Sarebbe il primo Atp, riuscirci qui sarebbe veramente speciale. Come firmare tutti questi autografi: è la prima volta, è anche impegnativo, ma cerco di accontentare tutti. Sin dal primo allenamento ho trovato tanti tifosi che mi trasmettono tanta energia. Sarà così anche in partita».

Un tennista dalla personalità forte. È naturale o viene dall’esperienza?
«Non nasco ricco, all’inizio ho girato spesso da solo: fare da me mi ha aiutato a formarmi tanto nel crescere. Un po’ è anche merito dei genitori, del primo maestro e della Federtennis che mi ha sostenuto economicamente a pagare i viaggi insieme ai miei genitori che hanno fatto più del dovuto. Poi ho cominciato a vincere le prime partite, i primi tornei, ma la voglia di vincere e di migliorarmi mi è venuta dal fatto che sono stato obbligato già dai 14 anni a cavearmela da solo, anche senza parlare all’inizio inglese. A 16 ho preso l’aereo per la Georgia: sono cose che si fanno per la prima volta accompagnati».

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