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La Arcuri torna con “Domina”, una donna che di professione picchia gli uomini

L’attrice si racconta al Corsera: «A 23 anni gli uomini mi sentivano inarrivabile. A un fidanzato dissi: ti concedo una seconda chance»

La Arcuri torna con “Domina”, una donna che di professione picchia gli uomini
Mc Roma 25/03/2023 - cocktail party Amen gioielli / foto Mario Cartelli/Image nella foto: Manuela Arcuri

Il Corriere della Sera intervista Manuela Arcuri che dopo diversi anni torna sulla scena con un cortometraggio “Domina” di Devid D’Amico per ci riceverà il Ciak d’Oro al Torino Film Festival 

Di che si tratta?

«È una donna che di professione picchia gli uomini. Era una casalinga con due figli e un marito che la picchiava. E penso ai femminicidi, sono uomini che non sopportano di non tenerci sotto. Nel film sono sottomessa, mi trasformo fino a dominare gli uomini. Mi vesto di latex e frustino, vado nei luoghi dove i masochisti pagano per farsi frustare. Ho un caschetto nero tra Louise Brooks e la Valentina di Crepet. Non c’è niente di sessuale».

Un tema di attualità dunque considerando la morte di Giulia avvenuta pochi giorni fa per mano del suo fidanzato. La Arcuri scherza sempre sulla sua fisicità  «Per tanto tempo mi chiamavano per fare la bella statuona». Nel 2002 fu inserita da People nella classifica delle dieci donne più belle del mondo. Aveva 23 anni.

I ragazzi avevano paura di corteggiarla?

«Eccome, mi sentivano inarrivabile. A un fidanzato dissi: ti concedo una seconda chance. Lo adottai come metodo. Poi c’era chi dovevo tenere a bada, mai situazioni pesanti, tranne un ragazzo che partiva dalla Sicilia e stazionava davanti casa a Latina. Gli diedi il telefono: errore, dovetti cambiarlo. Non lo denunciai, all’epoca non si usava. Mi è capitato anche di corteggiare uomini, ridevo, scherzavo, il meglio di me».

Poi racconta la sua storia con un arabo

«Famiglia di petrolieri. Mi aveva visto su una rivista».

La scelse da un catalogo?

«In estrema sintesi, sì. Mi fece cercare dagli scagnozzi che lo aiutavano per hotel e spostamenti. Ci incontrammo a Saint Tropez. Era carino, simpatico, iniziò piano la storia, io mi presentai con un’amica. Era un bell’uomo sui 35, in Italia vestiva all’europea, quando andammo a Dubai era un arabo. Sarei dovuta diventare la sua terza moglie. Non poteva durare. Aprii gli occhi, la favola finì».

Almeno le avrà fatto regali strepitosi.

«Anelli, bracciali, non più belli di quelli che mi fa mio marito. Ricordo il gran lusso, nel deserto in Ferrari. Ma c’erano auto anche più belle».

 

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